Considerazioni sparse su “Schumacher”, il nuovo film sul campione tedesco
Grazie a questo docufilm, si ripercorre la favolosa carriera dello storico campione tedesco di Ferrari e Benetton. Dal tragico incidente del 2013, è praticamente la prima uscita pubblica dell’intera famiglia.
- Spa Francoshamps, 23 Agosto 1991: è questa la fatidica data di inizio della carriera folgorante di Michael Schumacher. Inizia così il docufilm di Netflix sull’ex pilota Ferrari, proprio come iniziò la sua carriera in F1. L’improvvisa chiamata di Eddie Jordan, una qualifica che lasciò tutti a bocca aperta (dette 6 decimi al suo compagno di squadra), in quella che ancora oggi è considerato il tempio della Formula 1. Tutti incantati, Ayrton Senna compreso...;
- Ed è beffardo il modo in cui le carriere di Schumacher e Senna si siano incrociate. Il primo, un pericoloso rookie impegnato nella scalata al vertice, senza voler però apparire troppo sotto i riflettori. Il secondo, quello che all’epoca (e per tanti ancora oggi) era LA Formula 1, un pilota incredibile, oltre che un uomo carismatico che riusciva ad attirare su di sé tutte le attenzioni. Imola, il 1 maggio del 1994, è solo un beffardo scherzo del destino. Schumacher, secondo, incollato ad Ayrton. Poi 7 giro, Tamburello. Schumacher diventa leader della corsa, del Mondiale e dell’intero Circus. Il resto è triste storia;
- Il canovaccio di ogni romanzo che si rispetti prevede che il protagonista nasconda un lato oscuro. Pur non trattandosi di un romanzo, anche la carriera di Schumacher ha mostrato momenti di grande debolezza e fragilità del grande campione. Dopo essere passato alla corte di Flavio Briatore in Benetton, aver frantumato ogni record di precocità e vinto due Mondiali piloti, Schumi si fa attirare dall’idea di riportare a Maranello il titolo mondiale dopo 21 anni. Nell’estate del 1996 firma per la Ferrari sentendosi invincibile. L’inizio con il cavallino, però, è tutt’altro che agevole. La macchina non va, lo staff è demotivato e Schumacher comincia a mostrare le prime crepe. E’ il momento, anche per il regista, di forzare ma mano sul lato “debole” del tedesco. Il culmine arriva durante l’ultima gara del 1997, primo anno ferrarista in cui Schumacher avrebbe davvero potuto vincere il titolo mondiale, nonostante l’avversario, Jacques Villeneuve viaggi su una Williams molto più competitiva. Schumacher parte meglio, si porta subito in testa con il suo principale rivale all’inseguimento. Al giro 22, Villeneuve prende l’interno della curva, riuscendo quasi a completare il sorpasso. Improvvisamente Schumacher, colpito da un inspiegabile raptus, entra sul canadese, speronandolo sulla sinistra. Lo scontro consentirà comunque alla Williams di proseguire la gara, decretando Villeneuve campione del mondo, mentre Schumacher sarà costretto al ritiro per la rottura delle sospensioni. La condotta del tedesco genererà il caos nei giorni successivi. La decisione definitiva della FIA sarà quella di togliere a Schumacher tutti i punti conquistati durante il mondiale, squalificandolo, di fatto dalla competizione. E’ il momento peggiore della carriera di Schumacher e Corinna ci svelerà che, durante la pausa, avrebbe pensato anche di smettere;
- La famiglia ed il calore della squadra Ferrari lo aiuteranno a sentirsi ulteriormente motivato nella stagioni successive. Nonostante le delusioni del 1998 (soprattutto) e 1999 (fermato dal bruttissimo incidente a Silverstone che lo costringerà a saltare metà campionato), dove la McLaren di Mika Hakkinen si rivela un avversario troppo forte, Schumacher continua a martellare ed a stimolare continuamente la squadra. Finalmente, nel 2000, arriva il meritatissimo primo titolo con la Ferrari e, per 5 anni, saranno solo grandi vittorie e record infranti. C’è spazio anche per il suo rientro in F1 con Mercedes al fianco di Rosberg, per quella che è stata la seconda stagione da pilota del pluricampione, ormai appagato e desideroso solo di riuscire a portare la squadra tedesca a poter competere per il titolo;
- In generale, il film si presenta come revival della carriera del tedesco ma, nonostante le immagini e le gesta eroiche, riesce tutto a passare in secondo piano. La presenza al completo della famiglia a raccontare la carriera di Michael non può riportare tutti, appassionati e non, a quel tragico 29 Dicembre di 8 anni fa. E lasciarci col magone ogni volta che di Schumi si parla al passato. Corinna è l’ “attrice non protagonista”, è stata la bussola ed è l’ancora di Michael, la figlia Gina Maria, mai stata sotto i riflettori, è sempre molto lucida nel raccontare il papà. E poi c’è Mick. Spesso ci si dimentica del peso che questo ragazzo porta con sé. Avrebbe voluto passare qualche serata in più con il suo idolo parlando di F1, si è trovato improvvisamente responsabile della propria vita e della propria carriera. Non ce ne voglia nessuno ma il nostro tifo verso di lui sarà sempre un po’ più sentito.
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