Considerazioni sparse post Galatasaray-Lazio (1-0)
Le amare rive del Bosforo portano una seconda sconfitta per la Lazio in pochi giorni, diversa ma uguale.
- Nell'inferno dell'Ali Sami Yen, in quel di Istanbul, la Lazio esce sì sconfitta, sì ferita nell'orgoglio ma in maniera totalmente differente rispetto a quanto accaduto a San Siro qualche giorno fa. Sprazzi di gioco sono stati visibili, nei primi 15 minuti, ad esempio, e per ampie parti del secondo tempo. Certo il tutto condito da alcune pause, soprattutto nel pensiero dei giocatori biancocelesti, che hanno reso molto pericolosa la squadra allenata dall'imperatore Fatih Terim, vecchia conoscenza del calcio nostrano;
- Manca il tempo. Ma non come percezione e rappresentazione della modalità di successione degli eventi ma in senso musicale. Il ritmo, in poche parole. Ovvero la successione di impulsi intervallati da uno spazio di tempo regolare. Ciò, inevitabilmente, comporta che le forze dei giocatori vadano affievolendosi nel corso della partita più velocemente. Da cosa sia causato ciò? Evidentemente dal nuovo modulo, dal nuovo pensiero che Sarri sta cercando di instillare nei calciatori. Arriverà, ma per ora occorre pazienza e calma. Perché queste sconfitte costruiscono e non demoliscono;
- Questa partita s'è decisa nel più beffardo dei modi, con una "papera" di Strakosha che sbaglia e provoca la sconfitta, ma buona parte dell'errore è di Lazzari che, da solo, svirgola maldestramente alzando un campanile insidioso. Savic sbaglia sotto porta qualcosa che non avrebbe mai sbagliato in altri momenti. Pedro e Luis Alberto ci provano, Zaccagni si danna l'anima. Immobile è stanco ma prova a pungere. Tutti fanno il proprio compito ma senza un tempo definito. Il metronomo non detta il tempo giusto e l'orchestra stecca;
- Il Galatasaray gioca bene, soffre dietro, specie in fase di costruzione: Muslera è un pallido ricordo di quel goffo ragazzino che approdò a Roma anni fa e che, all'esordio, con ben quattro sviste provocò una sonante sconfitta contro il Milan (i corsi e ricorsi). Terim dimostra ancora di essere un ottimo allenatore e si agita in panchina, fun fact, come un noto comico pugliese in un film divenuto culto di qualche anno fa. L'allenatore è conscio che la sua squadra non è favorita ma l'impatto del muro di suono dello stadio di certo li aiuterà;
- Si diceva, una sconfitta diversa per Sarri che non muta il percorso fatto fino ad oggi. Lo disse lui stesso in fase di presentazione: ci vorrà tempo. Non è ancora ora di vedere fluidità. Troppo presto. Vero, il tifoso ha fretta. Vuole vincere. Hic et nunc. Ma non deve essere così. Calma, sangue freddo e razionalità. Si fumi una sigaretta, si beva una birra ma non si critichi. Non ora. No.
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