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- di Marco Bellinazzo

Considerazioni sparse sul mercato dell'Udinese


Moneyball - L'arte di vendere.


- Dopo averne fatto a lungo il marchio di fabbrica del proprio mercato, l'Udinese lucida a puntino i suoi pezzi pregiati e torna a sentire il sapore della plusvalenza, riscoprendo l'antica arte della cessione remunerativa: la bottega di casa Pozzo, che negli anni ha sfornato i vari Handanovic, Cuadrado, Sanchez, Benatia e via discorrendo, quest'estate piazza Juan Musso all'Atalanta per 20 milioni di euro e Rodrigo de Paul all'Atletico Madrid in cambio di 35 milioni di euro. Un incasso totale, agevolmente calcolabile anche per i meno avvezzi all'aritmetica, di 55 milioni per due calciatori che, sommati, erano costati ai friulani meno di 15 (4 Musso dal Racing e 10 de Paul dal Valencia). Comprendere quanto sia importante mettere a segno operazioni di questo tipo, soprattutto in un periodo di globali ristrettezze economiche, è un semplice esercizio lasciato al lettore: in questa sessione l'Udinese ha incassato più di 60 milioni di euro. Non ci sono mica riusciti in tanti;

- Ok, belli i conti, bravi tutti, ma adesso chi ci va in campo? Il DS Marino si dimostra oculato anche nella scelta dei sostituti, rimpiazzando Musso con Marco Silvestri, uno dei portieri dal rendimento più costante nelle scorse stagioni, che arriva dal Verona per 2,5 milioni più uno di bonus. Silvestri non è Musso, ma la porta dell'Udinese resta comunque in mani affidabili. Cambia anche il numero 12, con il ritorno a Udine di Padelli a dare il cambio a Scuffet, che prosegue la sua odissea a Nicosia. Apparentemente non arriva invece un vero e proprio sostituto di de Paul, con il giovane Samardzic in arrivo dal Lipsia a rappresentare più una promessa intrigante che un effettivo rimpiazzo per l'argentino. Sarà dunque Roberto Pereyra a sobbarcarsi la pesante eredità del suo connazionale e in effetti l'ex Juve è solo arrivato un anno in anticipo per questo ruolo, quando già de Paul sembrava in odore di cessione durante la scorsa estate. L'Udinese non resta orfana: il Tucu è già il leader tecnico di questa squadra;

- Per poter rivendere a prezzi alti serve prima acquistare a prezzi bassi: quando Musso e de Paul sono arrivati in Friuli in pochi ne conoscevano le qualità, ed è quello che Marino spera che accada per alcuni profili sicuramente interessanti appena approdati ad Udine un po' sottotraccia. Abbiamo già nominato Lazar Samardzic, trequartista diciannovenne dal talento adamantino che potrebbe sbocciare durante la stagione, ma l'ambiente nutre grandi speranze soprattutto sull'esterno dal nome decisamente evocativo Destiny Udogie. Per Marino il mancino in arrivo dall'Hellas è un predestinato e Gotti lo sta già impiegando sulla sinistra, alternandolo al veterano Stryger Larsen: la carta d'identità dice 2002 e il tempo è sicuramente dalla sua. Seguiamolo;

- Classe 2002 anche per Brandon Soppy, che arriva dal Rennes e, insieme al prestito di Nehuén Pérez, completano un reparto difensivo le cui rotazioni hanno perso Kevin Bonifazi, ora titolare al Bologna. In attacco il classico tetris di casa Pozzo ha spostato da Watford a Udine Isaac Success, attaccante nigeriano che non ha esattamente la fama del bomber implacabile e che rimpiazzerà lo svincolato Llorente, mentre arriva in bianconero anche il presunto talento portoghese Beto, che ha un nome simpatico ed un po' esotico ma del quale non saprei dirvi molto altro. Con in mano il gruzzolo delle cessioni, Marino ha scelto la strada dell'omeostasi, conservando l'ecosistema della squadra e dando continuità a sistema di gioco e titolari, senza farsi prendere da smanie di rivoluzione. Pur perdendo due pedine fondamentali nel suo scacchiere, gran parte dell'undici è rimasto invariato ed evidentemente il grosso degli acquisti di questa sessione di mercato partono da dietro nelle gerarchie e sono per lo più prestiti per puntellare la rosa o giovani potenzialmente interessanti. L'Udinese continua ad assomigliare a se stessa;

- Per fare questa scelta ne è stata necessaria un'altra, forse la più importante di tutta l'estate bianconera. In una serie A che ha cambiato più della metà delle sue panchine, la decisione di mantenere Luca Gotti, allenatore dal profilo basso e drammaticamente sottovalutato, pone i friulani già un passo avanti rispetto a molte realtà costrette a ripartire da zero. Il tecnico veneto, pur sempre con quel fare riluttante e quello sguardo un po' sommesso e malinconico, quasi gli avessero fatto un dispetto a dargli una squadra da allenare, nelle ultime stagioni ha dimostrato di padroneggiare con sorprendente sicurezza l'arte di arrangiarsi. Tramite le armi della solidità e del pragmatismo, che raramente gli portano gli effimeri incensi dell'opinione di massa, Gotti ha salvato senza mai un patema un gruppo non esattamente traboccante di qualità, facendolo rendere molto spesso al di sopra delle sue possibilità. Se in campo le partenze pesano, la conferma più importante è sulla panchina.

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Nato a Biella il 30/07/93, laureato in Matematica per motivi che non riesco a ricordare. Juventino di nascita, vivo malissimo anche guardando le partite dell’Arsenal, di Roger Federer e di qualunque squadra io scelga a Football Manager (unico sport che ho realmente praticato). Fanciullescamente infatuato di Thierry Henry, sedotto in età consapevole da Massimiliano Allegri, sempiternamente devoto a Noel Gallagher.

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