Considerazioni sparse sul mercato del Venezia
Venezia è una delle città più pittoresche e uniche al mondo, ma mai quanto il mercato della "hipster" formazione lagunare.
- Confusionario, in aggiunta con un fascino di stampo esotico. Potrebbe compendiarsi così la sessione estiva di mercato del Venezia, tornato in A dopo 19 anni. La dirigenza lagunare, guidata dal ds Mattia Collauto, ha rimescolato notevolmente la rosa arancioneroverde, smembrando la formazione che ha condotto i veneti nella massima categoria e farcendo il roster di una sorta di accozzaglia multietnica da ogni parte del mondo. Il risultato al momento appare un calderone di giocatori di diverse lingue, calcistiche ma anche e soprattutto di differenti idiomi, che il giovane mister Paolo Zanetti dovrà rimodulare velocemente tramite la sua bacchetta tattica per tentare di salvare il Venezia; una missione tostissima;
- La compagine neopromossa ha acquisito durante l'estate 14 calciatori, di 11 nazionalità diverse. Il talento islandese Sigurdsson, il centrocampista israeliano Dor Peretz, l'anglo-gallese Ampadu dal Chelsea, il terzino nigeriano proveniente dal Benfica B Ebuehi, il trio statunitense composto da Busio, Tessmann e De Vries, il terzino mancino austriaco Schnegg, la mezzala belga Heymans, il nigeriano Okereke ex Cosenza, il fluidificante surinamese Haps direttamente dal Feyenoord, il centravanti Henry che nemmeno troppo scaramanticamente si è preso la numero 14, il filiforme Kiyine in mezzo al campo e il redivivo Caldara per la difesa. Francamente capirci qualcosa da tutti questi movimenti in entrata è come sciogliere la matassa di un gomitolo di lana enorme;
- D'accordo che già l'anno scorso Zanetti riuscì a trovare la quadra tecnica di una formazione che già contava molti nordici, tra cui il portiere finlandese Maenpaa e l'attaccante dribblomane norvegese Johnsen, ma qui sembra di fare l'appello di una manifestazione mondiale che racchiude vari rappresentanti sparsi per i continenti. Infatti dopo queste prime giornate di campionato, a cui si aggiunge la disastrosa sconfitta per 4-0 in amichevole col Brescia dello scorso weekend, ci si accorge di come il Venezia prima di tutto sia una squadra senz'anima motrice, non risalta quel core, quella spina dorsale necessaria a cui affidarsi quando mancano certezze di gioco. Lo ha notato pure il mister dei lagunari, che è forse l'unica vera scialuppa per i tifosi della magnifica città d'arte, in quanto Paolo Zanetti è un allenatore che potrebbe tracciare il percorso, irto di salite e atto a raggiungere la chimera della permanenza, rendendo questo plotone di calciatori una squadra vera;
- Del nucleo storico salito in A nell'undici titolare, - indottrinato nel 4-3-3 ma chissà se ci sarà una variazione verso il 3-4-2-1 visti gli innesti estivi - è rimasto solamente l'estremo difensore, probabilmente uno tra Ceccaroni o Mazzocchi in difesa, magari Crnigoj a centrocampo e uno fra Aramu e Johnsen in attacco. Poi Caldara e Ampadu dovrebbero cementificare la retroguardia, Haps la fascia mancina, Busio, Peretz o Heymans dirigere il centrocampo, Okereke e Henry far decollare il reparto offensivo. Onestamente non notiamo elementi che possano far svoltare l'annata veneziana - ancora a secco di reti prodotte - in questa nuova dimensione, forse troppo maestosa e complicata da affrontare per una squadra che un anno fa doveva salvarsi tranquillamente in B;
- Manca dannatamente il rimpiazzo di Maleh, vero motorino della mediana lagunare la scorsa stagione e ora alla Fiorentina, tuttavia per gli amanti dei giocatori estrosi, dei giovani che su Football Manager diventano campioni e dal nome stuzzicante, il Venezia regala appellativi prelibati. Sigurdsson, Ampadu, Henry, solamente per citarne alcuni, danno quell'idea di hipsterismo che a tanti amanti del calcio potrebbe pungolare una sorta di feticcio verso di loro. Però per rendere il ritorno in Serie A un'annata memorabile, serve a poco avere affissa l'etichetta di squadra fashion abbinata all'incantevole binomio con la magnifica Venezia che rappresenta. Si abbisognano gol e una difesa meno permeabile, magari basandosi su un gioco veloce e arioso, marchio di fabbrica di Zanetti, però per sistemare tutti questi cardini c'è necessità di tempo, e si sa che l'attesa per una neopromossa in A è sempre una cattiva consigliera.
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