Considerazioni sparse post Salernitana-Roma (0-4)
Mourinho ha già avuto un grande impatto sulla Roma.
- La Salernitana torna a giocare in A all’Arechi dopo ben 23 anni. A livello di principi la squadra di Castori è la perfetta nemesi dell’Empoli, ieri vittorioso allo Juventus Stadium: era stata stata l’ultima squadra per possesso palla della scorsa Serie B (38,2%, oltre 5 punti percentuali meno della penultima), e in A sta estremizzando ancora di più il suo calcio diretto e reattivo, che si traduce in un rifiuto quasi scientifico a controllare il gioco. I dati a fine gara sono emblematici: 22% di possesso palla, 90 passaggi completati contro i 636 (!) della Roma e 0 tiri in porta a 10;
- Per la Roma è un bel banco di prova, dato che nelle 3 gare ufficiali sin qui aveva sempre optato per lasciare il possesso palla agli avversari, e si trova forzata a dover cambiar copione si dal 1’. Mourinho conferma nuovamente lo stesso 11, con Carles Perez al posto di Zaniolo, ma nel primo tempo i suoi faticano a trovare varchi verso la porta di Belec. La Salernitana occupa benissimo tutti i corridoi con il suo 5-4-1, imperniato sulla difesa strenua di ogni spazio e sui lanci lunghi verso l’isolatissimo Bonazzoli, chiamato a cantare e portare la croce nella metà campo avversaria;
- La ripresa è un soliloquio giallorosso: Pellegrini la sblocca dopo 3’ e da quel momento in poi gli uomini di Mourinho vanno in totale scioltezza, divertendosi e mettendo a referto altre 3 marcature, tra cui quella di Veretout (sono già 3 nelle prime 2 giornate) frutto di una meravigliosa azione quasi da calcio a 5. I segnali più positivi sono i continui ripiegamenti difensivi degli esterni e la voglia di tutti gli 11 di lottare senza lasciar nulla agli avversari, anche sullo 0-4;
- Dopo 2 pali e un ottimo impatto sugli spartiti della Roma, si sblocca Tammy Abraham, che trova una rete di prima da vero rapace dell’area di rigore dopo un’altra gara di sacrificio e movimenti funzionali alla squadra. I migliori sono di nuovo Veretout e Pellegrini (doppietta), che potrebbero vivere la stagione della definitiva consacrazione: soprattutto per il neocapitano giallorosso, la sensazione è quella di aver acquisito un’influenza sul gioco e una leadership sui compagni che solo i piani biechi haters possono ancora non riconoscergli;
- Questa Salernitana è una delle squadre più povere tecnicamente che si siano mai affacciate in Serie A. Non è nemmeno bella da vedere, ma viene difficile poter muovere qualche critica a Castori, artefice della storica promozione, perché con questo organico forse è difficile proporre qualcosa di diverso dal suo calcio quasi “reazionario”. Dietro urge qualcuno di più affidabile, ma Bonazzoli dà comunque importanti segnali di vita e Simy può essere un buon innesto: da loro passano le (poche) chance di giocarsi una difficile salvezza.
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