Considerazioni sparse sullo spettacolo di Valerio Lundini, “Il mansplaining spiegato a mia figlia”
Siamo stati allo spettacolo di Valerio Lundini e abbiamo riso forte. No, non è un articolo di Vice.
- Come avevamo anticipato dopo l'ultima puntata della Pezza, siamo stati all'unica tappa romagnola del tour estivo di Valerio Lundini a Cesena, evento appartenente alla rassegna culturale "A cielo aperto", inserita nella suggestiva Rocca Malatestiana. Lo spettacolo, intitolato "Il mainsplaining spiegato a mia figlia", non vuole ovviamente trattare la tematica citata nell'headline, ma solo dimostrare, ancora una volta, come Lundini riesca a vedere comicità dove gli altri non riuscirebbero mai a spingersi;
- Lo show inizia senza che il pubblico effettivamente se ne accorga, direttamente con gli annunci iniziali sulle normative anti-covid, e incatena lo spettatore al seggiolino per circa due ore, ipnotizzandolo a furia di sketch, gag, monologhi, intermezzi musicali e tanta interazione con materiale multimediale pre-prodotto. Infatti, come ricordavamo nelle precedenti considerazioni sparse, il cavallo di battaglia di Lundini, e soprattutto l'unicità del comico romano, è l'abilità nel creare scenari comici e sketch interfacciandosi con più versioni di se stesso, trascinando, come al solito, chi guarda in una spirale di surrealismo, e portando a coprire il suono dei propri pensieri con il rumore delle risate e applausi;
- Nessuno di noi è rimasto sorpreso nel constatare che la struttura dello spettacolo non ricordasse in alcun modo quella del programma in onda su Rai 2, e i motivi fondamentalmente sono due. Il primo è dovuto al semplice fatto che Lundini è solo sul palco, quindi non ci sono ospiti da intervistare o con cui interagire e, secondo, non essendo lo show trasmesso in televisione, lo spettacolo necessariamente analizza e prende di mira componenti e interpreti di un ecosistema di intrattenimento diverso. Infatti, la critica si sposta sui colleghi di settore, quindi cabarettisti, comici con velleità teatrali e i più moderni stand-up comedian: in questo modo, di fatto, risulta ancora più chiaro come Valerio Lundini sia, sì, un comico moderno, ma totalmente diverso e non paragonabile agli altri appartenenti alla scena contemporanea, come Ravenna, Ferrario o Rapone. Basti pensare che non lo si vedrà mai su un palco seduto sullo sgabello, aggrappato all'asta del microfono e con il bicchiere di birra ai suoi piedi, ma solo e sempre vicino al suo fedele pianoforte;
- Proprio a proposito di musica e confrontandoci con gli amici presenti allo spettacolo, ci sentiamo di azzardare un paragone esagerato per Lundini, volendolo definire un po' come il "Bo Burnham italiano". Chiaro che l'iperbole è evidente, considerato anche che il comico statunitense è pure regista, attore e poeta, però le due personalità hanno diversi punti di contatto, soprattutto legati al fare comicità tramite la musica: Bo Burnham ha infatti pubblicato 5 album, l'ultimo dei quali raccoglie la magnifica colonna sonora del suo speciale Netflix "Inside" (per chi non l'avesse visto è fortemente consigliata la visione, oltre l'abbondante spargimento di cenere sul capo). Inoltre, un'altra vicinanza di stile tra i due che ci sentiamo di portare all'attenzione è la pungentissima critica, seppur spesso velata, che i due comici rivolgono a soggetti, dinamiche o condizioni della vita moderna che non reputano a loro affini. Infatti, quello che traspare dallo spettacolo di Lundini a Cesena è che il comico romano non voglia mai "mandarle a dire", anzi rappresenta proprio la quintessenza del politicamente scorretto, un aspetto questo che viene esasperato nel suo show live, non dovendosi confrontare con nessun tipo di censura televisiva. Quindi ben vengano le critiche a chi "crede in Dio a modo suo", ai napoletani, agli hater e all'uso, come direbbero quelli bravi, della f-word, n-word o s-word (questa la inventiamo noi per riferirci simpaticamente alla produzione seminale maschile);
- "Il mansplaining spiegato a mia figlia" è quindi l'ultimo tassello necessario per definire e perimetrare puntualmente la personalità straripante e geniale del comico surreale romano a noi tanto caro: ci fornisce dunque l'opportunità di alimentare quell'impressione che già ci eravamo fatti lungo le due stagioni della Pezza, però anche chiarendo come Lundini rappresenti tutto quello che vorremmo dire nella nostra quotidianità, ma che non ci è permesso fare, dovendo scendere a compromessi con la vita ed evitare di farci terra bruciata attorno. Al termine dello spettacolo, infine, il pubblico vorrebbe che tutto ciò non finisse mai e che le canzoni continuassero all'infinito, perché Lundini è un gigante che riesce a catalizzare l'attenzione per 2 ore, senza far mai distogliere lo sguardo da sé e, soprattutto, non dovendo in nessuna occasione interagire con la platea.
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