Considerazioni sparse sull'Olimpiade di Volley Tokyo 2020
Il genio di Earvin Ngapeth sul gradino più alto, la leggenda di Karch Kiraly al suo quarto oro, il flop delle nostre nazionali, l'inchino all'eterna Jenny Lang Ping, il triste addio di Osmany Juantorena: tutte le considerazioni su queste Olimpiadi del volley.
– A Tokyo 2020 l'Italia è stata eliminata, con entrambe le sue selezioni, ai quarti di finale: un risultato deludente, dal momento che entrambe erano pronosticate “a medaglia”. La nazionale maschile era reduce da un argento a Rio e portava un gruppo decisamente esperto, chiamato ad una “last-dance” con il condottiero Blengini già certo di essere alle sue ultime panchine in azzurro: il futuro sarà da costruire con Fefè De Giorgi, ma dovrà esserci necessariamente un cambio generazionale. Diverso il discorso per il femminile, che aveva sì molte aspettative sul groppone, ma anche una carta di identità che permetterà di rifarsi in futuro: se Mazzanti e le sue atlete sapranno valorizzare questo passo falso, il futuro è aperto;
- La Francia è campione olimpica maschile: i transalpini non avevano mai ottenuto una medaglia olimpica, e tornano a casa con quella d’oro al collo dopo una finale bellissima e combattutissima con la Russia (ROC). Sul gradino più basso del podio la vera sorpresa di questa olimpiade, ossia l’Argentina, che conquista un bronzo epico grazie ad una “garra” leggendaria ed al talento di De Cecco e Conte. Delusioni? Oltre alla nostra Italia, sicuramente gli USA eliminati ai gironi, ma anche il Brasile campione in carica, che deve accontentarsi della medaglia meno ambita, quella di legno;
- L’oro femminile va invece agli Stati Uniti, che stroncano il Brasile in finale: il grande rammarico per noi italiani sta nel fatto di essersela giocata alla pari con le campionesse stars & stripes, che però hanno sempre dimostrato di aver quel famoso “qualcosa in più” quando contava. La Serbia della talentuosissima Boskovic, campione mondiale ed europea, si deve accontentare del bronzo, e la vera sorpresa di questa Olimpiade è la Korea di Stefano Lavarini: partita con gli sfavori del pronostico, ha addirittura sfiorato la medaglia. Le deluse, oltre alle azzurre, sono la Turchia e soprattutto la Cina, campionessa in carica ed eliminata nella fase ai gironi: un triste epilogo per l’allenatrice-leggenda Jenny Lang Ping, a cui le sue atlete hanno dedicato un toccante inchino finale;
- Tra i singoli, gli MVP del maschile e del femminile sono probabilmente i giocatori più differenti che esistano: a trascinare la Francia è stato “Monsieur Magique” Earvin Ngapeth, genio e sregolatezza del volley, celebre per il suo estro, la sua personalità fuori dagli schemi, le sue giocate impossibili e le sue magìe, mentre la nazionale americana ha consacrato definitivamente Jordan Larsson, probabilmente la giocatrice meno roboante ma più equilibrata dell’intero panorama pallavolistico, che ha condotto le sue compagne con classe ed esperienza. Non esiste una sola ricetta per vincere, e questa ne è la più netta dimostrazione. La vera leggenda di questa olimpiade si chiama però Karch Kiraly, il tecnico USA che ha conquistato il suo quarto oro olimpico ed è diventato così il primo nella storia del volley ad aver conquistato il metallo più pregiato sia da atleta indoor, sia da atleta di beach volley sia da allenatore: per il Re, come è soprannominato, un’ulteriore definitiva incoronazione;
- Se cerchiamo atleti che hanno deluso le aspettative, purtroppo dobbiamo guardare proprio in casa nostra , dove i protagonisti tanto attesi Zaytsev ed Egonu non hanno brillato come ci si augurava. Lo Zar è stato condizionato non poco da un infortunio piuttosto sfortunato, mentre su Egonu sarebbe pretestuoso cercare le cause nelle peso delle responsabilità e nelle polemiche pre-olimpiche sul “portabandiera”: in quanto icone sicuramente sono i bersagli più facili, ma colpirli oggi equivarrebbe a dimenticare che la pallavolo è lo sport più di squadra che esista, nel bene e nel male. Un pensiero finale lo dedichiamo a Osmany Juantorena, un atleta immenso, che dopo anni di impegno con la nostra nazionale ed un argento olimpico a Rio, meritava di scriver un finale più felice: a noi resta il piacere di averlo visto scegliere ed onorare la maglia azzurra con la sua classe cristallina.
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