Quella volta che… Nasazzi divenne “El Caudillo”
Nuovo appuntamento con la rubrica curata dai ragazzi di Esperanto Sportivo. Scriviamo del primo Caudillo della storia uruguagia: José Nasazzi.
Jose Nasazzi è una delle figure più importanti della storia, non solo calcistica, dell’Uruguay. Il Caudillo per antonomasia guidò emotivamente la Celeste alla vittoria di due Olimpiadi e della prima edizione dei Mondiali di calcio, giocati in casa nel 1930.
Niccolò Mello, l’autore dello splendido libro ‘Quando il Calcio era Celeste’ (Bradipolibri) ci racconta le origini del Caudillo per eccellenza: «Nasazzi è la personificazione di quello che è il classico giocatore uruguagio, grande personalità e capace di ribaltare con la forza del pensiero e con il carattere situazioni sfavorevoli. Il suo grande erede sarà Obdulio Varela, capitano dell’Uruguay che nel 1950 trionfò in Brasile nella celebre gara del Maracanazo. Nasazzi è il leader mentale di quella generazione, ha origini in Italia, nella provincia di Lecco.
È il giocatore chiave del successo del 1930 perché, nell’intervallo della sfida decisiva contro l’Argentina le sue urla e i pugni al muro dello spogliatoio, con le impronte che ancora oggi sono ben visibili nello stadio del Nacional, sprona i compagni e dà il via alla rimonta. Un giocatore che oggi può assomigliargli, in parte, è sempre uruguagio: Diego Godin, un difensore che ha perso qualcosa nell’ultimo periodo, ma che rimane il giocatore che personifica nel migliore dei modi il concetto di Garra Charrua, lo spirito dei nativi, una forza mentale e un carisma che ti porta a gettare il cuore oltre all’ostacolo».
Una figura molto spesso non celebrata come dovrebbe, quella di Nasazzi, il primo Caudillo della storia del calcio.
Stefano Villa
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