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, 2 Agosto 2021

Un giorno, Godot arrivò


Alessandro Del Piero, un fuoriclasse capace di risalire la china dopo momenti decisamente oscuri della propria vita. Quando in pochi credevano in lui, Godot emerse dall'oscurità.


"C'è un ragazzo a Padova che segna come sogna, corri a vederlo."

Conversazione lampo tra Piero Aggradi e Giampiero Boniperti, anno 1992. La Juventus è una buona squadra, ma ai minimi storici in territorio nazionale. L'Italia calcistica si sta riprendendo dalle psichedeliche notti magiche, il paese attraversa un periodo difficile come troppo spesso accade nella storia repubblicana. Luca Cordero di Montezemolo è volato verso altri lidi, così tocca al Presidentissimo ricostruire una squadra degna di quel nome. Convinto dalle parole del direttore sportivo del Padova, manda Franco Causio a scrutare questo giovane promettente, che scalpita, ma gioca solo sporadicamente in prima squadra, utilizzando le assenze dei titolari per farsi notare. Fa presenza fissa in Primavera.

Il banco di prova è un nebbioso Padova - Udinese.

Causio deve affrettarsi, Boniperti teme l'interessamento del Milan: bisogna scoprire prima degli emissari di Galliani se il ragazzo di Conegliano possa diventare o meno un campione. Il Barone lo osserva, studia i suoi movimenti, le sue giocate, o meglio la sua giornata no: quel che diventerà il più importante giocatore della storia della Juventus non incide, non riesce ad impressionare Causio, il quale va via a metà secondo tempo. In quella restante porzione di ripresa ha inizio la prima parte della carriera di Godot, che realizza una doppietta. Aggradi chiama il Barone al cellulare, lontano ancora dal diventare oggetto indispensabile nelle nostre vite, uscito da pochi anni su larga scala. Chissà quanti giocatori hanno avuto un destino inverso.

Non Del Piero.

Causio viene convinto.

Il giovane Alessandro nell'estate del 1993 passa alla corte della Signora: non la lascerà più fino al maggio di diciannove anni dopo, passando poi per Australia e India, terre tanto lontane quanto affascinanti. Quel talentuoso ragazzo che segna come sogna inciderà per sempre il suo nome nella storia bianconera e del Calcio, vincendo praticamente tutto, realizzando gol che rappresentano un autentico manifesto d'estasi, come con il River Plate, a Tokio, città che lo ha consacrato agli occhi del mondo con una giocata da godimento puro: corner da sinistra, Zinedine Zidane troneggia di testa servendo Del Piero, il quale si trova spalle alle porta, solo in piena area di rigore. Un primo tocco con il destro ad accarezzare il pallone, il secondo per la pennellata d'autore e il gesto è indimenticabile, arte al servizio del Football, la Juventus è campione del mondo.

La risposta italiana a Ronaldo e Zidane, però, conoscerà presto momenti di profondo dolore: 8 novembre 1998, Udinese-Juventus, i bianconeri di Torino sono primi in classifica dopo sette giornate, Inzaghi è in stato di grazia e il risultato, quando manca poco al triplice fischio, è fermo sul due a uno per i ragazzi di mister Lippi, quando Alessandro calcia di sinistro da posizione difficile, con la conclusione che si perde sul fondo: il ripiegamento del difensore non è stato impeccabile, peggio ancora la caduta di Del Piero. Un urlo cieco divampa nel freddo di Udine, movimento innaturale del ginocchio sinistro, lesione del legamento crociato anteriore e posteriore e nove mesi di stop, una mazzata.

La vita fortunatamente regala momenti di riscatto efficaci quasi quanto un cross di Zizou: Bari, 18 febbraio 2001, i bianconeri contendono lo scudetto alla Roma, la trasferta al San Nicola si dimostra più difficile del previsto. Alex entra a partita in corsa, ma ha l'anima lacerata dal dolore per la perdita del padre. Lo sguardo è deciso, i suoi piedi trasudano fantasia, il gol arriva ed è tutto da raccontare: Godot sale palla al piede sulla sinistra con passo determinato verso il malcapitato difensore, rallenta, è una frazione di secondo: doppio passo, dribbling secco, accelerazione, pallonetto di sinistro a beffare il portiere in uscita, Goooool! L'urlo fuoriesce dalla sua bocca come un tuono nella notte, spacca l'aria.

Corri Alex, corri.


Alessio Tacchinardi e Gianluca Pessotto lo abbracciano, lo stringono affettuosamente, ma possono solo lontanamente immaginare i sentimenti di quel ragazzo ormai divenuto uomo. La Juventus vince uno a zero grazie al suo numero Dieci. Pillole di educazione sentimentale racchiuse in scarpini.

Quanta vita è passata, quanta ancora dovrà essere vissuta. La Juventus e Del Piero, un legame inscindibile.

  • Classe 1996, laureato in Lettere, semina pareri e metafore su un pallone che rotola, aspettando il grande momento.

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