Considerazioni sparse post Svezia-Ucraina (1-2 d.t.s.)
L'Ucraina stacca il pass per i quarti eliminando la Svezia allo scadere dei supplementari: una qualificazione storica, figlia di accortezza tattica, cinismo e qualche intuizione del buon Sheva.
– Era l’ottavo meno affascinante, per blasone e perché le contendenti non sono certo note per il gioco frizzante: in realtà Svezia ed Ucraina questa sera fanno passare agli spettatori 70’ tutto sommato gradevoli, con una partita aperta che al 90’ era ferma al pareggio. Dopo supplementari decisamente meno divertenti la spunta l’Ucraina, che stacca un pass storico per i quarti di finale ed elimina definitivamente la squadra di Andersson;
- Nell’arco dei 90’ il copione del match è piuttosto definito: il possesso palla è di marca svedese, ma l’Ucraina quando riparte riesce a rendersi spesso pericolosa. Proprio così nasce il gol del vantaggio siglato da Zinchenko, che zittisce tutte le critiche (anche con l’esultanza decisamente rabbiosa) di cui era stato bersaglio nei giorni scorsi: messo in una posizione più simile a quella ricoperta nel City, effettivamente è stato per la prima volta decisivo (è stato anche autore dell'assist per il gol vincente). La Svezia pareggia sul finire del primo tempo, e, a parte un legno per parte, il ritmo nel secondo parziale crolla vertiginosamente. Si va ai supplementari, e qui la musica cambia: complice un rosso tra le fila svedesi, l’Ucraina prova l’assalto finale, e trova la zampata finale all’ultimo secondo utile;
- L’Ucraina ha messo in luce due doti fondamentali nel calcio e tipicamente nostrane: accortezza tattica e cinismo. Lo staff italiano di Shevchenko ha sicuramente preparato la gara in modo meticoloso, costringendo la squadra di Andersson a fare ciò che non è nelle sue corde: tenere il pallone tra i piedi. La difesa non ha accusato grandi sbavature, e nei supplementari, complice la superiorità numerica e con la freschezza di Malinovsky, gli ucraini hanno tentato un forcing che in fin dei conti si è rivelato produttivo. Sheva guida la sua nazionale ai quarti, e riporta Mauro Tassotti, suo vice, a Roma: ad aspettarli c’è l’Inghilterra, e la sensazione è che per affrontarla servirà qualcosa in più di quanto fatto veder sinora;
- I due uomini partita sono Forsberg e Dovbik. L’esterno del Lipsia è stato autore di un Europeo pazzesco, e lo ha confermato stasera: è andato a segno ancora una volta (4 gol in 4 gare, numeri pazzeschi), ha colpito due pali e ed è stato fonte di ogni azione pericolosa di marca scandinava, ben più dell’atteso Kulusevsky, spento al suo rientro post-covid. Dovbik è l’autore del gol decisivo al fotofinish, una rete storica per la storia calcistica ucraina: dopo una convocazione discussa, Sheva ha azzeccato la mossa vincente con il suo ingresso in campo, risultato più decisivo che mai;
- La Svezia aveva messo finalmente in mostra qualcosa di più della consueta solidità difensiva: questa sera aveva provato a fare la partita e per lunghi tratti l’aveva fatto piuttosto bene, almeno nei tempi regolamentari. La prima volta che ha recitato un copione diverso da quello a cui aveva abituato, la squadra di Andersson ne è uscita con le ossa rotte: una beffa amarissima, figlia però di una conclamata sterilità offensiva e di un crollo inatteso e verticale nei tempi supplementari. Resta il rimpianto di come sarebbe andata con Kulusevsky in forma e, soprattutto, con Ibra: ma con i se ed i ma la storia non si fa, nemmeno nello sport.
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