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, 11 Giugno 2021

L'armata turca alla missione Euro2020


Volete arrivare alla partita di stasera stupendo tutti gli amici con la vostra conoscenza dei nostri avversari? Volete essere tra coloro che non rimarranno stupiti quando a fine torneo Yilmaz e compagni saranno riconosciuti come la squadra rivelazione? Immaginiamo di si e quindi vi regaliamo questa preview della Turchia.


Quando il calcio è una questione di Stato

Prima di scendere nei tecnicismi e nell'analisi qualitativa degli uomini a disposizione del C.T Şenol Güneş, per capire le reali speranze della nazionale turca a questa competizione continentale, dobbiamo necessariamente fare un passo indietro. Con uno step back, degno del miglior Steph Curry, proviamo infatti ad immergerci nello scenario turco per comprendere fino in fondo il vero ruolo del calcio in Turchia e quale siano i motivi per cui la golden generation del calcio ottomano arriva a questo appuntamento con tanta pressione e tanta necessità di ritornare in patria con un risultato di prestigio.

Il calcio a queste latitudini è passione viscerale, stadi caldissimi, match che sono tutto fuor che solamente una partita. In turchia il calcio è politica e la politica sfrutta il calcio per combattere le proprie battaglie, curare le proprie carriere e indirizzare l'opinione della società. Il calcio, lo capirete a breve, per la popolazione turca è molto più che un gioco. Sarà per questa sua connotazione, e per questo sentore sudamericano, che il calcio ha, negli anni, assunto una spiccata matrice propagandistica per quello che è l'uomo forte della Turchia, il presidente Erdogan, il quale ha da sempre compreso la forza del pallone e dei suoi campioni come strumento di affermazione e rivendicazione politica.

Alcuni dei grandi calciatori turchi o di origini turche alla corte di Erdogan

La strumentalizzazione dei calciatori di grande fama ed appeal, a favore dell'immagine pubblica dell'uomo forte, è sicuramente qualcosa di non nuovo ai regimi e a quei governi che, come quello turco, vivono borderline rispetto alla democrazia. In questo caso però quanto messo in atto dal presidente turco attraversa i confini nazionali, cercando lo sfruttamento dell'immagine degli atleti turco-tedeschi in duplice chiave di sostegno sia da parte della popolazione interna sia dalla numerosissima (circa 3 milioni) "colonia" turca in Germania così da creare un sostegno ben distribuito sia internamente sia nei paesi occidentali di maggior peso.

Ma come ha fatto il presidente turco? Semplice, entrando in "famiglia" con questi giovani calciatori che, un po' per mancanza di cultura storico-politica e un po' per quieto vivere, hanno più volte ceduto alle pressioni di Erdogan che è così riuscito ad invaderne oltre che la sfera sportiva anche quella personale. Il presidente è infatti testimone di nozze di Özil e Turan e mantiene stretti legami di "amicizia" anche con Tosun e Gundogan. Non ci si può poi dimenticare di Arda Turan, per anni vero e proprio simbolo del calcio turco e volto "pop" del regime, che fu uno dei primi calciatori ad avere un rapporto privilegiato con il Presidente. Questi top player conosciuti in tutto il mondo, sostenendo pubblicamente con frasi foto e gesti il proprio presidente, rappresentano il giusto ingranaggio della strategia del sultano atta a mantenere alto il consenso sulla propria persona, anche in caso di azioni discutibile, da parte della popolazione turca sparsa in tutto il globo, con un occhio di riguardo a quella risiedente nel vecchio continente.

Non solo Erdogan: tutti i gruppi ultras e le tifoserie organizzate sono strumento di affermazione politica e mezzo tramite cui cercare il consolidamento o il cambio di potere. Un esempio? Besiktas, 2015, inaugurazione della nuovissima e futuristica Vodafone Arena. Il presidente turco, Tayyip Recep Erdogan, si presenta allo stadio per tenere a battesimo la nuova casa del club bianconero. In questa occasione si assiste a scontri tra i tifosi della squadra locale, gli ospiti e la polizia turca.

Nulla di nuovo sotto questo cielo, direte voi trovandomi tristemente d'accordo ma, quanto conta, è la motivazione che portò ai tafferugli di quel giorno. La frangia estremista degli ultras del Besiktas contesta il sultano invitandolo a cedere a Efrem Imamoglu, sindaco di Istanbul, il potere. Niente di calcistico o di campanilistico, bensì un vero e proprio scontro aperto tra due posizioni politiche ed ideologiche contrastanti. Nota a margine la partita vedeva i bianconeri opposti all'Istanbul Basaksehir, formazione senza alcuna storia nel calcio turco che, da lì a poco, sarebbe diventata campione di Turchia grazie alla nuova presidenza, vicina all'AKP partito di Erdogan, e ai tantissimi campioni attratti dal budget degli arancioni e dall'importanza del loro primo tifoso: il presidente.

Erdogan e il calcio: tra passione, propaganda e affari

Tanti altri sarebbero gli episodi legati al calcio e alla politica interna turca ma quanto conta, anche in vista dell'europeo e delle relazioni tese con Italia ed Europa dopo lo scandalo della sedia mancante, è il rapporto tra la nazionale di calcio, il governo turco e l'affermazione di forza sullo scenario estero, anche e soprattutto nei confronti di quei paesi occidentali (Italia in primis dopo lo scontro verbale tra Draghi ed Erdogan) che da tempo chiedono a chi detiene il potere in Turchia una svolta democratica e un forte ridimensionamento della capacità bellica

Il saluto militare mostrato dai calciatori turchi è un esempio che aiuta a comprendere, anche in questo caso, quanto sia forte il legame tra la popolazione e l'attività militare e di come, attraverso il calcio, il governo e i suoi sostenitori non manchino occasione di ribadire la propria forza e il proprio sostegno alle campagne militari in atto. Tutti, in merito a questo tema, abbiamo in mente il saluto militare dei calciatori turchi dopo il goal in Turchia vs Albania, valida proprio per qualificarsi a questa competizione continentale, con cui gli atleti manifestarono il loro aperto sostegno alla campagna turca in Siria del Nord.

A voler leggere la situazione con un cono di visibilità più ampio ci si accorge che già da prima e ancora di più da quel momento, cui seguirono forti polemiche internazionali e indagini da parte della Uefa, i calciatori turchi non mancano occasione di festeggiare un goal in questa maniera, alcuni anche quando segnano con i propri club europei. Esempi ne sono l'ex romanista Under o il difensore della Juventus Demiral che, proprio nel nostro campionato, hanno sfoggiato questo gesto passato in "sordina" rispetto al suo reale significato. Quello che dunque ci chiediamo è: se una partita di qualificazioni o un qualsiasi goal segnato hanno una connotazione esplicitamente politica e di contrasto verso la maggior parte dell'opinione pubblica europea, quale può essere il reale sentimento con cui questa nazionale si avvicina al torneo continentale? Quale migliore occasione per affermare la propria forza? Di certo, per loro, non sarà solo calcio.

Il sostegno ai propri militari, la sfida all'Europa che disapprova

La rosa: difesa di ferro, fantasia e bomber

D'altronde non poteva che essere così. Dopo tutto quello che ci siamo raccontati, come mai ce la saremmo potuta aspettare questa nazionale? Solo così: difesa di ferro e attacco potente, con qualche nota di classe. Ma andiamo nel dettaglio del 4231 o 4141 turco cercando di scoprire qualcosa di più di chi scenderà in campo nella gara d'apertura a Roma contro gli azzurri di Mancini.

Partiamo dal reparto che appare come quello più attrezzato, la retroguardia. Qui però ci dobbiamo fermare subito e segnalare il primo potenziale punto di debolezza, la nota che stona in una sinfonia quasi perfetta, il portiere. Se le gerarchie dovessero essere rispettate sarà Mert Günok, trentunenne estremo difensore del Basaksheir, a prendere posto in mezzo ai pali con i gradi di titolare. Parliamo di gerarchie da rispettare e che tutt'ora non appaiono chiarissime con le quotazioni del portiere del Trabzonspor, Cakir, in netto rialzo. A dimostrazione di ciò ci sono le tre gare di qualificazioni in cui l'estremo difensore della squadra di Trebisonda ha avuto i galloni di primo portiere con il più esperto compagno a fargli da vice. Gioventù ed esplosività vs esperienza, chiunque la dovesse spuntare non sarà di certo un crack.

Dalla linea di porta in poi i turchi appaiono però tra le nazionali più attrezzate, forti di un gruppo di ragazzi molto giovani, per la maggior parte under 26 con innesti d'esperienza come nel caso dell'ex Inter Erkin, forti del proprio ruolo di rilievo in club di alto livello in giro per l'Europa dove vengono impiegati da squadre come Juventus, Liverpool, Lille e Leicester, nonché dalla rivelazione Sassuolo. Un pacchetto di tutto rispetto che ci fa pensare che gli uomini di Güneş si difenderanno sia con quantità sia con qualità, sfruttando a pieno le diverse attitudini degli uomini in rosa.

Tanta Italia, soprattutto dietro

D'altronde i nomi, come detto, sono di grandissimo livello: Demiral, Kabak e Söyüncü come primissime scelte ma anche Ayhan ed Erkin come validi sostituti che, verosimilmente, verranno impegnati più sulla mediana che in posizione arretrata, costituiscono un pool di difensori da cui attingere che non sfigura se posto a confronto con alcune delle favorite alla vittoria finale. Difesa tosta, dotata di uomini di carattere e di buona esperienza internazionale, nonostante la carta d'identità, che non si limita alla linea centrale ma che annovera anche terzini di grande spinta e ottimo piede come Çelik e Müldür ma anche uomini più votati all'aspetto difensivo come Meras o il jolly Ayahn. Un reparto profondo, vario e di qualità che può ben affrontare le diverse situazioni della partita. Non sarà facile affrontarli.

Se la vera chiave della nazionale turca sembra la difesa anche il reparto offensivo appare in grado di poter fare male con un mix di potenza e qualità a cui va fatta estrema attenzione. I bomber saranno Yilmaz, a dare peso ed esperienza, o Unal, con caratteristiche opposte. Burak che pare aver trovato una seconda giovinezza grazie alla stagione monstre nel Lille, si candida come punta di riferimento del gruppo con fascia di capitano saldamente al braccio anche se le alternative per interpretare diversamente il ruolo non mancheranno.

Qualità e goal che arriveranno verosimilmente sempre dal Lille dove gioca anche Yousuf Yazici, che gli amici milanisti ricorderanno bene. Seconda punta che parte da sinistra dotata di grande fisicità e qualità. Qualità che in quella zona di campo non mancherà soprattutto grazie all'apporto del 10 rossonero Çalhanoğlu, vera linfa del gioco della squadra turca. Nota di colore: per capire la forza di questo reparto offensivo basti pensare che Under, talento ex Roma, ha rischiato fino alla fine di non trovare spazio tra i convocati e che la punta dell'Everton Tosun è stata lasciata a casa. Esclusioni di lusso per un attacco che promette tanto, sia in termini di goal che di giocate.

Lille e Turchia, sarà doppio miracolo?

I punti deboli appaiono essenzialmente due: portiere e mediana. Del primo abbiamo già discusso, con un pool di estremi difensori non all'altezza dei difensori che vi si schiereranno davanti, mentre sul centrocampo i dubbi sono per lo più legati allo schieramento che agli uomini. In linea teorica in caso di scelta del 4231 l'uomo deputato a fare gioco sarebbe Tufan, non propriamente un play di riconosciuto valore, al cui fianco si potrebbero alternare giocatori di rottura, come Ayahn o Yokuslu, per garantire maggiore copertura ma con un apporto in termini di fluidità del gioco ridotto.

In caso di spostamento di Tufan sulla trequarti insieme a Chalanoglu, con passaggio al 4141 mostrato anche in fase di qualificazioni allora sarebbe uno dei due uomini di rottura a prendere quel ruolo con sensibile impoverimento della fonte del gioco e la necessità di portare velocemente la palla da difesa a trequarti. E' qui che si può lavorare per fermare la nazionale turca e colpirla, spezzando in due le due linee forti degli uomini di Güneş.

Nota a parte per l'età media che potrebbe aggirarsi intorno ai 25 anni con anche giovanissimi classe 2000 e 2001 che potrebbero trovare posto tra i convocati. Sarà un punto di slancio o un fattore negativo per via della poca esperienza? Saranno capaci i senatori del gruppo e gli uomini d'esperienza che fanno parte di top club a togliere pressione ai più giovani colleghi alla loro prima esperienza in un torneo del genere?

L'uomo del miracolo coreano: Güneş bis per tentare l'impresa

In panchina siederà un uomo che in Turchia ha vissuto di tutto passando dall'idolatria legata ai terzi posti in Confederation Cup e al mondiale Coreano del 2002 alla colpevolizzazione e contestazione per la mancata qualificazione agli europei 2004. Şenol Güneş prova a fare l'impresa con un gruppo giovane, forte e con tanta carica (sportiva e non solo), riuscirà in un'altra impresa?

Quel mondiale che nè noi nè la Turchia scorderemo mai

Ex portiere che rimase imbattuto per quattro anni con la maglia della nazionale, che forse oggi farebbe comodo più in campo che in panchina, Güneş ricoprirà un ruolo doppiamente delicato. Per lui non ci sarà da incidere solamente a livello tattico e di scelta degli interpreti in campo bensì sarà fondamentale la sua gestione della grande carica e aspettativa con cui arriva alla competizione la selezione turca. La buona gestione dello spogliatoio, della furia agonistica e della comunicazione potrebbero essere il fattore dirimente per le sorti della nazionale turca: soccombere alla pressione o sfruttare a pieno la carica di un popolo che sogna l'exploit?

Per capire meglio l'equilibrio dell'uomo riportiamo le sue parole nella conferenza stampa prima del match valido per le qualificazioni all'europeo contro la Francia che seguirono ai fatti del 2019, legati al sostegno militare espresso dai suoi giocatori in campo. “Mi aspetto un ambiente tranquillo, a volte ci sono delle provocazioni in tribuna, ma io mi rivolgo ai tifosi turchi: se vengono a vedere una partita è per il piacere di vedere calcio. Voglio che applaudano le due squadre, anche la Francia. Il calcio è fratellanza (...) Non voglio parlare di politica, ma i nostri ragazzi potrebbero essere quei soldati. Non vorrei ci fosse nessun morto. Noi sosteniamo i nostri soldati, ma io sono contro ogni tipo di violenza”

Abbiamo parlato di una squadra in missione per via dell'importanza, non solo sportiva, che lega questa nazionale alla competizione che si disputerà in estate, in questo scenario che sa più di una preparazione bellica che calcistica il ruolo di un comandante misurato e saggio come il CT della nazionale turca potrebbe essere la vera arma vincente, sia per disinnescare l'impeto eccessivo di qualcuno dei suoi sia per cercare di non caricare di ulteriori pressioni un gruppo che avrà puntati addosso occhi con un peso specifico difficilmente quantificabile.

La stella: Çağlar Söyüncü

Lo ammetto è stata durissima, ragionata, cambiata e più volte discussa (tra me e il sottoscritto, immaginate che scontro intestino da non dormirci la notte per il pensiero). La scelta della stella di una formazione a volte è semplice: Portogallo-Ronaldo, Francia-Mbappè e così via. In questo caso è stata una scelta sofferta in quanto la vera stella della Turchia è il gruppo, il solido blocco che il selezionatore sceglierà per rappresentare il paese. Si sarebbe potuto scegliere Chala, il dieci e uomo di qualità, fortissima anche le candidatura del capitano e bomber Yilmaz così come quella del giovanissimo Kabak scelto dal Liverpool per rimpiazzare l'infortunato Van Dijk, non l'ultimo dei difensori. Alla fine ha prevalso la passione di chi scrive per Çağlar Söyüncü, colonna difensiva del Leicester e di questa nazionale, perché se si va in missione con l'elmetto non si può prescindere dal proprio miglior difensore.

Ma conosciamo meglio un ragazzo che vanta già più di 60 presenze nel Leicester, una FA Cup e 33 cap con la nazionale maggiore turca. Nasce e cresce, sia umanamente che sportivamente, a Smirne sulla costa centrale della penisola anatolica, per poi lanciarsi al grande calcio grazie all'occasione tedesca con il Friburgo. Fin qui dunque abbiamo una storia classica, con il trasferimento di un talento turco in Bundesliga, con uno spruzzo di diversità rispetto a tanti altri calciatori suoi connazionali.

La stella

Il giovane Söyüncü, infatti, non passa per uno dei numerosi top club di Instanbul, città da sempre dominatrice della Super Lig, ma gioca per le due squadre della su città il Bucaspor e l'Altinordu. Anche per questo motivo, in un paese in cui il tifo per il Besiktas o per il Galatasary può dividere persino in nazionale, un ragazzo nato e cresciuto lontano dagli attriti calcistico-sociali della prima città turca potrebbe essere la figura giusta per convogliare le simpatie e la passione smodata di tutti i tifosi.

Compattare e non dividere così come con il tifo anche in campo, perché è qui che dovrà brillare la stella del centrale del Leicester. Capacità di leggere tatticamente il gioco sia in avanti che all'indietro, potenza fisica, velocità e un piede discreto per il ruolo fanno di lui l'asset fondamentale della difesa di Gunes attorno al quale ruoteranno gli altri due giovani di grande temperamento, Demiral e Kabak, che proprio Çağlar dovrà essere bravo a comandare con la leadership che il ct gli riconosce, visto che quando sta bene dal campo è tra i pochissimi a non uscire mai. Speriamo solo per l'Italia, avversaria della Turchia, che il ragazzo sia colpito dall'atmosfera o dal momento, anche se dubitiamo possa succedere. Ci aspettiamo tanto dal un centrale come lui, completo e moderno, e non solo agli europei.

Il giocatore da tenere d'occhio: Orkun Kökçü

Cosa avevamo detto potrebbe mancare alla Turchia? Visione di gioco, equilibrio e capacità di legare i reparti da parte del mediano (o dei due mediani in caso di abbassamento di Tufan). Chi può colmare questo gap è uno dei ragazzi più giovani del gruppo, Orkun Kökçü, centrocampista classe 2000 del Feyenord che vanta già più di 70 presenze con il prestigioso club olandese, nonché una militanza nelle selezioni giovanili Orange.

Nato in Olanda da famiglia turca Orkun è il prototipo del centrocampista cresciuto all'interno di uno dei prestigiosi settori giovanili olandesi con una forte propensione al gioco con la palle al piede, una grande visione del campo a 360 gradi e nessuna paura di osare, nonostante la giovanissima età. Le caratteristiche per diventare qualcuno ci sono tutte, colpisce soprattutto la qualità nel gestire le situazioni di gioco, sempre ricordando l'età, nonché un ottimo tiro dalla distanza che lo rende un'arma preziosa quando le partite, magari negli ultimi minuti, dovessero vedere gli uomini di Gunes faticare a scardinare le difese avversarie.

In una squadra che quindi si prospetta compatta e che probabilmente vedrà come fonti di qualità del proprio gioco i due uomini dietro alla punta, Tofan e Chala, avere un ragazzo che può garantire questo tipo di gioco partendo dalla panchina potrebbe diventare un vero e proprio fattore a cui i selezionatori avversari, a partire da Mancini, dovranno essere pronti.

Il potenziale crack

D'altronde è nota a tutti la discontinuità che attanaglia il 10 rossonero, fattore che ad essere sinceri è ampiamente condiviso anche dagli altri uomini di qualità della nazionale turca, e che ci fa credere che Kökçü potrebbe avere una chance per dare il proprio contributo alla causa della Turchia e, perchè no, mettere in crisi le scelte del CT. Ma anche se ciò non dovesse avvenire, se anche Gunes decidesse di non concedere minuti al ventunenne di Haarlem voi non fatevi trarre in inganno, segnate questo nome in rosso, siate pazienti e aspettate il momento in cui si parlerà di lui in palcoscenici importanti. Noi ci crediamo e i rumors che lo accosterebbero a Milan e Arsenal ci confortano.

Il pronostico: passagio del turno obbligatorio e poi non porsi limiti

Fare pronostici prima di una competizione riservata alle nazionali ha di solito il pregio di essere attività meno aleatoria rispetto a competizioni come la Champions League o il campionato. Ai mondiali così come agli Europei è infatti noto, ex ante, il potenziale cammino di tutte le squadre sulla base di quello che è il piazzamento nel girone e, incrociando le possibili favorite dei vari gironi con le outsider si può quasi definire un "probabile" scenario per gli ottavi o i quarti di finale.

Purtroppo la formula allargata di questa competizione, con le migliori terze a qualificarsi alla fase ad eliminazione diretta, complica terribilmente il nostro lavoro richiedendoci uno sforzo enorme d'immaginazione. Proviamoci comunque.

Chi scrive è convinto, senza troppi dubbi, che la nazionale turca passerà "bene" il girone eliminatorio. Prima o seconda posizione dipenderà forse dallo scontro con la nazionale azzurra e dai risultati che entrambe otterranno con una Svizzera che non pare attrezzata come in altre situazioni. Per spirito patriottico diamo ai turchi un secondo posto che chiamerebbe ad un ottavo di finale con la seconda del gruppo B, quello del Belgio, verosimilmente con una tra Russia e Danimarca. Partite non impossibili che questa Turchia può e deve vincere.

I quarti dunque appaiono il risultato target della nazionale di Gunes, da qui in poi tanto dipenderà dagli accoppiamenti. Se ai quarti in quel lato di tabellone dovessero rispettarsi i pronostici si potrebbe assistere ad un potenziale incontro con Olanda, Portogallo o Polonia. Sfide difficili, equilibrate e non impossibili.

Se i quarti di finali costituiscono un obiettivo sfidante ma raggiungibile, immaginiamo la semifinale come l'approdo che consentirebbe a Yilmaz e compagni di rientrare in patria con la soddisfazione di aver centrato l'obiettivo della missione per cui, da qui a qualche giorno, partiranno. Se poi dovesse accadere qualcosa di epocale, come solo ai campionati europei può succedere (Grecia e Portogallo sono lì a raccontarcelo) non osiamo immaginare cosa potrebbe accadere per le strade della meravigliosa Istanbul.


  • Rimini 10/11/1996. Laureando magistrale in Gestione d'Impresa in LUISS, l'unica cosa gestita fino ad ora è il budget da allocare tra i vari Sky, Dazn, Eleven Sport, stadi, scarpe da running, skipass, campi da tennis e calcetto per soddisfare una fame ancestrale ed insaziabile di Sport. Ex arbitro, sogna un calcio dove il direttore di gara non sia l'oggetto di sfogo di una società frustrata.

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