Considerazioni sparse post Berrettini-Djokovic (3-6 2-6 7-6 5-7)
É stato un Djokovic versione deluxe quello visto stasera a Parigi, ma Berrettini è stato all’altezza.
- Nei primi due set il livello di gioco tenuto dal numero 1 del mondo è quasi scoraggiante per Berrettini. Il romano non parte bene, ma è comunque l'unico a crederci. L'atteggiamento è da giocatore vero. Alla terza ondata d'assalto di Djokovic, "Berretto" si aggrappa alle fucilate, regge la pressione e strappa al serbo un tie-break famelico, di pura volontà;
- Come era successo a Roma, vedere uscire gli spettatori sul più bello per il coprifuoco è qualcosa di deludente e illogico. Una deroga per gli spettatori paganti di eventi di questa importanza sarebbe auspicabile. Senza contare il danno per i giocatori, con la partita che si deve fermare. In questo caso sfavorisce l'inerzia cavalcata da Berrettini;
- Rovescio lungolinea, il grande assente per Berrettini: avevamo visto Sonego e Musetti tagliare il campo e fare molto male a Djokovic con questo fondamentale. La variante di Berrettini è il back incrociato, utile ma attendista. La smorzata non deve diventare solo una via di fuga;
- Lo sforzo di Berrettini, che tiene duro e non "scioglie" la partita dopo i primi due set, è utile per due motivi: 1) gli permette di stare in campo a questo livello il maggior tempo possibile (grande scuola d'esperienza) 2) ci fa capire che anche i giocatori "imbattibili" se reggi il loro agonismo, prima o poi aprono una crepa e magari offrono la chance. Berrettini se la prende con personalità. E anche lo sfogo finale di un Djokovic nervosetto ci fa capire quanto Berrettini sia andato vicino a portarlo al quinto. Nel game finale escono quegli errori gratuiti e fastidiosi, disseminati quà e là da Matteo per tutto il match. Peccato, una volta approdati al quinto sarebbe potuto succedere di tutto;
- Finisce la campagna parigina dei nostri azzurri: il bilancio è più che positivo. Tre italiani in ottavi di finale (non succedeva dal 1962) con Berrettini che esce ai quarti. L'impressione è proprio quella di giovani ragazzi in costruzione, ogni minuto in campo fa bene e l'atteggiamento è quello di chi vuole provare a vincere le partite e non solo a fare bella figura. Avanti tutta verso i prati di Wimbledon.
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