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Italia Europei
, 7 Giugno 2021

Le 5 peggiori sconfitte dell'Italia agli Europei


Le debacle più fragorose degli azzurri agli Europei, sperando che dopo Euro 2020 la top 5 resti immacolata.

“…Dov’è la vittoria? […]”. Forse, nel novembre 1847, Goffredo Mameli ci aveva visto lungo. Eccome se lo aveva fatto. Da quando nel 1960, il dirigente sportivo francese Henri Delaunay ebbe l’idea di istituire il massimo torneo calcistico europeo per squadre nazionali maschili, l'Italia ha conquistato il trofeo solo nel 1968, nella sua terza edizione. La formazione italiana allenata da Ferruccio Valcareggi batte in finale la Jugoslavia con le reti di Riva e Anastasi al 12’ e 31’. Gioco, partita, incontro.

Da quel lontano ‘68 in poi, buio pesto. Tra alti e bassi, tra fugaci momenti di gloria e Caporetto calcistiche. Le statistiche parlano chiaro. L’Italia è devastante nelle fasi di qualificazione ma si trasforma completamente nelle fasi finali. Il ruolino di marcia degli Azzurri nelle qualificazioni agli Europei è storicamente positivo: 74 vittorie, 34 pareggi, solo 14 sconfitte dal 1962 ad oggi.

La percentuale di vittorie nelle fasi finali, tuttavia, si abbassa drasticamente fino a un misero 42%. Le vittorie, calcolate su 38 partite, sono solo 16. Si potrebbe citare Fabio Noaro, radiocronista negli anni ‘90 delle partite del Vicenza, diventato leggenda grazie alla Gialappa’s: “Adesso, non voglio dire che l’Italia stia giocando male, ma sicuramente la nazionale sta giocando il contrario di bene”.

L’Italia, nel corso della sua storia calcistica europea e mondiale, è stata protagonista di un cospicuo numero di figure di m-. Tra tutte, quali sono le 5 sconfitte più clamorose tra tutte quelle patite dagli Azzurri agli Europei? Alcune più fresche ancora scottano, altre sono (forse) cadute nel dimenticatoio, un po’ per pudore e un po’ per non continuare a girare il dito nella piaga per anni. Reggiamoci forte.

15 ottobre 1983, San Paolo: Italia-Svezia 0-3

Doppietta nel primo tempo di Glenn Strömberg - ancora al Benfica, non già all'Atalanta - e partita chiusa nel secondo dal gol di Sunesson. Di questo primo fallimento nessuno sembra avere memoria, ma è uno dei peggiori. Non solo della storia calcistica italiana, bensì mondiale: l'Italia di Bearzot ha appena vinto Spagna 1982, abbonda di calciatori forti (Baresi, Conti, Ancelotti, Bergomi, Vierchowod, Rossi) e anche di presunzione. Nel girone di qualificazione per Euro 1984 in Francia, la Nazionale viene sorteggiata con Cecoslovacchia, Svezia, Romania e Cipro. La qualità delle squadre, tolti i discreti cecoslovacchi, non è esattamente delle migliori; vincere il girone è un obbligo.

La squadra del tecnico friulano debutta contro la Cecoslovacchia, pareggiando a San Siro dopo essere stata in vantaggio per due volte. A Firenze, contro la Romania finisce a reti inviolate. L'Italia vola poi a Limassol per affrontare Cipro, la cenerentola del gruppo. La partita termina con una disfatta epocale: solo Graziani risponde al vantaggio di Omirou, firmando un disastroso e umiliante 1-1.

Inizia un'interminabile spirale distruttiva: la Nazionale perde le 4 gare successive senza segnare nemmeno un gol. Ciliegina sulla torta? Lo 0-3 napoletano con gli scandinàvi, che avevano già vinto all'andata per 2-0. Gli Azzurri batteranno inutilmente per 3-1 il piccolo Cipro, chiudendo al penultimo posto, e con 5 soli punti (1 vittoria, 3 pareggi e 4 sconfitte), il girone di qualificazione più ripugnante della sua storia. A Euro 1984 in Francia ci va la Romania, che terminerà il torneo all'ultimo posto del suo girone.

22 giugno 1988, Neckarstadion: Italia-URSS 0-2

L’inizio di un film sullo spionaggio ambientato durante la guerra fredda? No: una partita di pallone: 0-2 e tutti a casa, tanti saluti all’Italia.

Azeglio Vicini affronta l’Armata Rossa del Colonnello Lobanosvky, 3 anni prima del definitivo scioglimento dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. L’Italia perde, nel giro di 120 secondi, la possibilità di disputare la finale europea contro i Paesi Bassi di Van Basten. Due schiaffoni firmati Litovchenko e Protasov non fanno sconti alla giovane nazionale azzurra capitanata da Beppe Bergomi.

“Andiamo a Berlino Beppe, andiamo a prenderci la Coppa”: 18 anni più tardi sarà cosa, ma nell'88 no.

2 luglio 2000, Stadion Feijenoord: Francia-Italia 2-1

Due squadre fantastiche. Scendono contemporaneamente in campo campioni come Zidane, Cannavaro, Deschamps, Totti, Henry, Maldini, chi più ne ha più ne metta. La Francia diventa la prima squadra a vincere il Campionato Europeo da campione del mondo, grazie al golden gol di Trezeguet.

Ma cos’è? Pro Evolution Soccer 2000? Deseleziona opzione “golden gol”. Aspetta, riavvio la PlayStation e riproviamo.

Tutto vero: solo agli azzurri poteva capitare un episodio simile? L'Italia di Dino Zoff arriva a pochi secondi dal trionfo nei tempi regolamentari, con la rete nel secondo tempo del romanista Marco Delvecchio, su cross di Pessotto dopo un tacco al bacio di Francesco Totti. La Nazionale spreca varie occasioni per chiudere la partita, una su tutte Del Piero che si fa ipnotizzare da Barthez. Il destino, crudele e spietato, presenta il conto agli Azzurri: tiro rasoterra di Sylvain Wiltord che allo scadere batte Toldo e prolunga la sfida ai supplementari. Al 103’, la catastrofe: cross di Pirès per Trezeguet, gran tiro - il primo della partita - e pallone che s'infila sotto la traversa. La frittata è servita. Deschamps alza il trofeo davanti ai tifosi francesi in visibilio.

Il gol decisivo di Trezeguet

9 giugno 2008, Stadion Wankdorf: Paesi Bassi-Italia 3-0

Pensare che due anni prima l’Italia conquistava il suo 4° mondiale. Invece questa è la partita del disastro, col CT Donadoni messo alla gogna a fine match. Nella partita d’esordio dell’Europeo 2008 i campioni del mondo in carica escono annichiliti dalla formazione oranje allenata dal grande Marco Van Basten. Brusco risveglio da sogni di gloria per l’Italia, che inizia con un risultato umiliante. Svegliarsi presi a colpi di zoccolo in faccia avrebbe fatto meno male.

La Nazionale non perdeva coi Paesi Bassi da 30 anni, non aveva mai subito un passivo simile. Ci pensa Donadoni, con la gestione nel segno della continuità, ad aggiornare le statistiche. Chi ha il (dis)piacere di vedere la partita, nota una squadra totalmente impotente al gioco nederlandese. Gli Azzurri restano in partita per i primi 15' scarsi, poi prendono una bella lezione di calcio e agonismo, di quelle che non ti scordi, con i Paesi Bassi padroni del campo, abili nel pressare in maniera asfissiante il centrocampo italiano e fantasiosa nelle giocate. Van Nistelrooy, Sneijder e Van Bronckhorst fanno a pezzi la difesa italiana che rischia anche di prendere il quarto: il tiro di Afellay sul finale di partita sfiora la traversa ed esce. Ciao ciao Italia, prendi questi tre “tulipani” e tante care cose.

1 Luglio 2012, NSK Olimpijs’kyj: Italia-Spagna 0 a 4

Siamo in quel di Kiev, Ucraina. Fa caldo lo stesso, si boccheggia. Finale di Euro 2012. Proprio sul più bello, senza nemmeno accorgersene, l’Italia ne prende 4 uno dietro l’altro dalla Spagna campione del Mondo. Due per tempo, prima David Silva e Jordi Alba, poi El Niño Torres e Mata. Tanta, troppa Spagna. La Roja entra nella leggenda a spese dell’Italia di Prandelli: terzo trofeo di fila dopo l’Europeo del 2008 ed il Mondiale 2010.

Un favoloso triplete, per loro. Una bruciante sconfitta, per noi.

Gli spagnoli ci annientano nell’arco dei 90’, con una forza d’urto tale da ricordare i cannoni dei galeoni dell'Invencible Armada di Filippo II. Per l’Italia la favola è presto divenuta un incubo. Come spesso accade nel sport vince la squadra migliore, ma gli Azzurri toppano completamente la partita. La Spagna dilaga nel secondo tempo, spietata, a tratti crudele. Sente l’odore del sangue fresco e colpisce. È vero, è mancata anche la fortuna: la formazione di Prandelli è pure costretta a finire in 10 l’ultima mezz’ora a causa dei cambi esauriti e dell’infortunio di natura muscolare di Thiago Motta. Ma non ci sono attenuanti: l'Italia sconfitta e con le ossa rotte da medicare sull’aereo di ritorno.

Spain's Juan Mata (2R) celebrates with Fernando Torres (C) and Pedro Rodriguez (7) after he scored the winning goal against Italy's Gianluigi Buffon (R) during their Euro 2012 final soccer match at the Olympic Stadium in Kiev, July 1, 2012. REUTERS/Juan Medina (UKRAINE - Tags: SPORT SOCCER)

Euro 2020 si avvicina. Dopo una pandemia, che ha stretto come una morsa il mondo intero. Mesi in cui ci siamo rattristati per stadi deserti e partite rinviate causa Covid; Euro 2020 stesso è stato posticipato di un anno. Abbiamo vissuto mesi di un calcio “strano”, anestetizzato, vuoto. Ora, a voce bassa e con cautela, possiamo dire che si può intravedere all’orizzonte uno spiraglio di normalità.

L'Italia di Mancini sembra pronta ad affrontare con forza e consapevolezza di sé e delle proprie qualità. Che questo elenco di sciagure calcistiche e di sconfitte abbia un effetto “apotropaico”, scaramantico. Che sia in grado di scacciare paure e cattivi pensieri.

  • Valerio Tosoni, classe 1992, romano d’adozione col sogno del giornalismo sportivo nel cassetto. Magro e famelico come i legionari di Marco Aurelio. Laureato in Editoria e Scrittura all’Università La Sapienza di Roma si destreggia tra tatuaggi, romanzi storici e viaggi. Ex frequentatore di curva, la sua fede giallorossa lo porta a girare per l’Europa, con un motto che risuona sempre nella testa: che importa soffrire se c’è stata nella nostra vita qualche ora immortale?

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