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, 1 Giugno 2021

Da Pelé a CR7: per sconfiggere il Dragone ci vogliono i più forti


Con un allenatore ad interim e le sue stelle più luminose in crisi d'identità, ripetere l'impresa della semifinale di Chris Coleman sembra una sfida impossibile per il Galles. Eppure i Dragoni, quando partecipano, non lo fanno mai per caso.


Cymru: Il paese del rugby (e degli Stereophonics)

Grazie alla vittoria in febbraio nell'ultima edizione del Sei Nazioni, la nazionale di rugby del Galles detiene ora il record di titoli nella storia della competizione (comprendendo Home Championship e Cinque Nazioni) toccando l'impressionante cifra di 40 successi e lasciando al secondo posto i vicini di casa inglesi a quota 39. Dal 1987, inoltre, il Galles prende parte a tutte le edizioni della Coppa del Mondo di rugby e, proprio durante la prima, riuscì a raggiungere un terzo posto che costituisce ancora il miglior risultato della selezione gallese nella storia della competizione. Insomma, non è un cattivo biglietto da visita.

"Per la coscienza popolare, il rugby è gallese quanto le miniere di carbone, i cori maschili, How Green Was My Valley, Dylan Thomas e Tom Jones". Chi scrive questo articolo potrebbe anche star qui ad annoiare coloro che hanno avuto la buona volontà di mettersi a leggerlo con un pistolotto didascalico sulla storia e le tradizioni del Galles, ma la verità è che questa frase (forse attribuita a David Andrews, ma se poi non è vero non arrabbiatevi con me) non solo riassume con invidiabile pragmatismo più o meno tutto quello in cui si identifica il popolo del Galles (o Cymru, nel loro particolare dialetto che, tra parentesi, dell'inglese è solo un parente remoto) ma descrive anche l'importanza capitale che riveste questo sport per il paese intero.

La nazionale gallese di rugby celebra la conquista dell'ultimo Sei Nazioni

Dunque il rugby, un film del '41, un poeta del Novecento, un cantante. Altro? Sicuramente un paio di grandi gruppi musicali, come Manic Street Preachers e soprattutto Stereophonics (per chi scrive, la band forse più drammaticamente sottovalutata di tutto il globo terracqueo, ma niente più di questo), il cui approfondimento è una specie di dovere, e poi principalmente un gran mucchio di porri: in Galles sembra che praticamente non mangino altro (ma crudi! Ad ogni modo, non staremo qui a discutere i loro gusti). Ok, ma il calcio? Non dovremmo parlare di calcio? Naturalmente, ma per poterlo fare adeguatamente, è doveroso premettere una domanda di cui il lettore conosce già la risposta: da un paese che conta appena 3 milioni di abitanti, possiamo forse aspettarci che possa eccellere in più di uno sport di squadra? Francamente sarebbe esagerato chiedere tanto e infatti, mentre la selezione rugbistica continua ad inanellare primati fin dai suoi albori, la Nazionale di calcio è sempre stata la sorella povera, che poco lustro porta alla famiglia di Cambria ma cui tutti, comunque, vogliono un bene incondizionato. Perché ai gallesi non manca certo quello spirito anglosassone di attaccamento passionale, ruspante, quasi molesto che trascende il successo e l'insuccesso e poi, si sa, il rugby è il fiore all'occhiello del paese, ma a quelle latitudini non è certo un mistero che il football prenda sempre le sembianze di una religione (e, dopotutto, dove non lo è?).

Kelly Jones, che mi permetto di inserire tra le istituzioni gallesi pur senza essere Dylan Thomas o una miniera di carbone, racconta come ai Mondiali lui si sia abituato a tifare per il Brasile, sostanzialmente per due ragioni: la prima è che il Galles normalmente non si qualifica e la seconda è che nel 1958, in Svezia, Pelé segnò la prima rete in Coppa del Mondo nella sua non disprezzabile carriera verdeoro, proprio contro la nazionale di John Charles. Un onore più che una delusione, secondo il leader dei già citati Stereophonics (l'avete capito o no che vanno ascoltati?). Quella fu l'unica partecipazione ai Mondiali nella storia del Galles e terminò ai quarti di finale, eliminato dal primo passo di O Rei nella leggenda di questa competizione. Meglio ancora andò l'unica partecipazione agli Europei quando, nell'estate del 2016, gli uomini di Coleman da outsider assoluti tennero vivi i sogni proibiti di un paese intero fino ad un'insperata semifinale, persa contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo. Un altro dal curriculum non proprio malvagio.

Pur essendo la terza nazionale più antica della storia del calcio, il Galles ha partecipato finora soltanto ad un Mondiale e ad un Europeo eppure, quando si è qualificato, ha regalato risultati memorabili per i propri tifosi e per eliminarlo ci sono voluti due dei più forti interpreti nella storia di questo sport. Per questo, quando Aaron Ramsey ha segnato la doppietta all'Ungheria che ha qualificato i Dragoni per questi europei, probabilmente in Galles è diventato inevitabile pensare che stesse di nuovo accadendo qualcosa di storico, perché il Galles partecipa poco, ma non corre mai il rischio di farlo in modo anonimo.

E poi forse l'ultimo decennio ha segnato una svolta per il calcio cambriano, una svolta che parte dalla breve ma intensa gestione di Gary Speed, sotto la quale i Dragoni scalarono più di 70 posizioni del ranking FIFA, proprio prima della tragica scomparsa del manager. Ma il destino, così crudele con Speed, ha fatto di Chris Coleman l'uomo giusto per far sbocciare quel germoglio piantato proprio dall'ex allenatore dello Sheffield United. Coleman, che ha guadagnato la notorietà principalmente per lo sciagurato ruolo da protagonista nel drammatico capolavoro netflixiano Sunderland 'til I die, ha scritto dal 2012 al 2017 una pagina rilevante per la storia del football gallese. Ora, per continuare a scriverla ancora, la penna sarebbe dovuta finire nella mani della leggenda gallese Ryan Giggs che però, a causa delle pesanti accuse che recentemente sono piombate su di lui, ha dovuto abbandonare l'incarico, lasciando la nazionale nelle mani del suo vice Robert Page, tra tutte le incognite che questo comporta.

Uno dei migliori prodotti di esportazione gallese (poi giuro che la smetto)

La rosa: dalla Juventus al Doncaster Rovers

Come si può immaginare, il CT non può certo andare a pescare chissà dove per comporre la sua rosa e, come anche era accaduto a Euro 2016, la selezione gallese girerà ancora attorno a pochi nomi di spicco: i soliti Gareth Bale, Aaron Ramsey e Joe Allen il quale, seppur finito a calcare i campi della Champioship con il suo Stoke, rappresenta ancora un punto di riferimento per personalità ed esperienza nella squadra.

A contorno di quelli che sono i leader carismatici del gruppo gallese, si è creata una cerchia di giocatori stabilmente in Premier League, che costituiscono una base un po' più solida di quella selezione di serie minori che spesso negli anni scorsi andava a formare lo zoccolo duro della nazionale. Nessuna superstar, ma calciatori come Joe Rodon, Ben Davies e Daniel James sono già ben inseriti nelle rotazioni rispettivamente di Tottenham i primi due e Manchester United il terzo, mentre Neco Williams e Ethan Ampadu sono ancora giovani promesse per Liverpool e Chelsea, anche se quest'ultimo ha assaggiato la sua prima stagione da titolare a Sheffield. Dalla massima serie inglese arrivano anche i portieri: Danny Ward, è attualmente il vice Schmeichel al Leicester, ma è stato lui a difendere i pali del Galles nelle ultime uscite e sarà quindi il titolare all'Europeo, alle sue spalle l'esperto Wayne Hennessey, vicino alle 100 presenze con i Dragoni, è al Crystal Palace dal 2014 anche se ormai non ricopre più il ruolo di titolare del club di Londra.

A completare la rosa troviamo una pletora di rappresentanti delle categorie inferiori inglesi (ad eccezione del centrocampista Dylan Levitt, in prestito all'Istria in Croazia): il grosso arriva logicamente dalla Championship, con Cardiff e Swansea tra le squadre che non a caso forniscono più calciatori, tra cui gli attaccanti Moore e Wilson, ma anche Jonny Williams (altro sventurato protagonista della sere sui Black Cats, e se non l'avete ancora vista avete il dovere morale di recuperarla) o il terzino Connor Roberts. Tra gli assenti di spicco provenienti dalla seconda serie inglese c'è Rabbi Matondo, giovane ala destra dello Schalke 04, che in Germania aveva lasciato sperare in un futuro radioso, ma che è reduce da una stagione non esaltante allo Stoke City. Qualche tassello però arriva anche da più in basso, come per esempio il difensore Chris Gunter, numero uno per presenze in nazionale (a quota 100) che attualmente milita nel Charlton in League One, ma nelle ultime uscite non sono mancate rappresentanze di Doncaster, Newport o Lincoln (e Matt Smith, in prestito ai Rovers dal Man City, sarà presente anche in estate, essendo nella lista dei 26).

I 26 scelti da Page per Euro 2020 (Tom Lockyer ha sostituito l'infortunato James Lawrence).

Con una rosa di queste fattezze sembra complicato fare un discorso diviso per ruoli, individuando un reparto più forte di un altro. Le sorti della nazionale gallese dipenderanno dallo stato forma di quei pochi giocatori di livello superiore e dal grado di compattezza di squadra che gli altri riusciranno a raggiungere intorno a loro, proprio come quando Bale e Ramsey trascinarono i Dragoni tra le migliori quattro nell'ultima edizione: dare una forma a questo collettivo sarà il duro compito che avrà Page in quella che sarà l'estate più importante della sua carriera.

L'allenatore: Ryan Giggs? No, Robert Page

Presentare Robert Page non è un affare semplice, dal momento che il CT (ad interim?) che guiderà il Galles a Euro 2020 è in carica solo da poche settimane. La scelta della federazione gallese per la successione di Coleman era infatti ricaduta su Ryan Giggs, autentica leggenda per il paese e personaggio dal carisma indiscutibile: una scelta coraggiosa e ambiziosa ma, al termine del 2020, la bandiera dei Red Devils è rimasta invischiata in un caso giudiziario molto delicato e francamente, per più di una ragione, non è questa l'occasione per approfondirlo. Già a novembre dello scorso anno, per questo motivo, era stato l'allenatore in seconda Page a guidare il Galles al posto di Giggs durante l'amichevole contro gli USA e le due partite di Nations League contro Finlandia e Irlanda, ma è stato solo il 23 aprile 2021 che la FAW ha deciso di sollevare l'ex Manchester United dall'incarico e affidare al suo vice la guida della squadra durante gli Europei, con l'intenzione di dare stabilità ai calciatori a poche settimane dall'inizio della competizione.

Ma chi è Robert Page? Gallese di nascita, Page ha trascorso la sua intera carriera da difensore in Inghilterra, cresciuto nelle giovanili del Watford e passato poi allo Sheffield United, prima di cominciare a peregrinare per le serie minori inglesi tra Cardiff, Coventry, Huddersfield e Chesterfield. Conta anche 41 presenze in Nazionale, di cui una da capitano, nel 2005 contro l'Ungheria. Se la carriera del Page calciatore non è rimasta scolpita nella nostra memoria, quella del Page allenatore, per la verità, presenta un curriculum ancora più scarno: sono infatti solo tre le sue stagioni come capo allenatore di una prima squadra e tutte in League One, la terza divisione del calcio inglese. Dopo due salvezze tranquille con il Port Vale, Page per la stagione 2016/17 passa al Northampton, dove sarà esonerato prima della fine del campionato e non allenerà più alcun club: non proprio il pedigree del predestinato, insomma. Dopo 11 partite da vice di Brazil al Nottingham Forest, nel 2017 entra a far parte del Galles come allenatore delle selezioni giovanili (allenerà prima U17, poi U19 e infine U21) per poi essere promosso a secondo di Ryan Giggs nel 2019.

Ad Euro 2020 Rob Page sarà affiancato dall'olandese Albert Stuivenberg, che svolge anche il ruolo di vice di Mikel Arteta nell'Arsenal, e da Kit Symons, 36 presenze con la maglia del Galles da calciatore e già nello staff di Coleman prima di Euro 2016. C

apire come deciderà di giocare Page non è semplice, non avendo molto materiale sui suoi trascorsi da allenatore, ma è probabile che il CT voglia fare la scelta logica di dare continuità al lavoro iniziato da Ryan Giggs. Ipotizzare un undici titolare lascia un po' il tempo che trova, soprattutto per una competizione del genere, ma quello che traspare anche delle poche partite che Page ha gestito sulla panchina gallese, è che probabilmente vedremo il Galles schierarsi a 3 dietro, con un modulo che potrebbe variare tra un 3-5-2 e un 3-4-3. Vista la rosa non stratosferica, la scarsa esperienza alle sue spalle e il poco tempo in carica come allenatore della prima squadra, per Page guidare il Galles in questo Europeo sarà una sfida davvero complicata ma proprio per questo potrebbe anche essere la grossa occasione per rilanciare la sua carriera da manager.

La stella: aggrappati a Gareth Bale, tra passato e priorità

"Wales. Golf. Madrid. In that order". Impossibile dimenticare lo striscione con il quale nel 2019, al termine della vittoria che sancì la qualificazione del Galles a questi Europei, Bale decise di ricordare a tutti le sue priorità, facendo indispettire più di qualcuno al suo vecchio club e mettendo di fatto la parola fine alla sua avventura spagnola. Se è vero che il Galles è la priorità di Gareth Bale, è sicuramente vero anche il viceversa, e non è difficile comprendere che, nella selezione gallese, non ci siano altri giocatori con le qualità del ragazzo di Cardiff.

Per conoscere Gareth Bale non c'è sicuramente bisogno di leggere queste righe, basta aver seguito un po' di football nell'ultimo decennio per avere presenti le sue caratteristiche come calciatore, nonché i motivi che hanno spinto il Real Madrid nel 2013 a fare di lui l'acquisto più costoso della storia del club. Tuttavia, quanto vale la pena sottolineare, è che il Bale del 2016, che trascinò quasi da solo il Galles alla semifinale contro il Portogallo, viveva forse il miglior momento della sua carriera, reduce dalla vittoria della Champions League da protagonista e da un campionato con quasi 20 gol segnati. Non è un mistero che il Bale di oggi viva invece un momento diametralmente opposto e, purtroppo per il Galles, lo stesso si può dire anche di Aaron Ramsey, l'altra stella e trascinatore di questa nazionale, passato in breve tempo da leader dei Gunners a spaesata riserva alla Juventus.

I due leader gallesi a Euro 2016

Lo striscione non esattamente diplomatico di Bale è stato solo il culmine di un rapporto ormai trascinato tra lui e le Merengues, che ha portato la sua stella ad offuscarsi lentamente nel giro di due stagioni decisamente non brillanti. Il ritorno al Tottenham, di per sé, non segna di certo un salto in avanti per la sua carriera, pur ammettendo che cambiare aria sia stato necessario per lui e, se poi consideriamo il fatto che si sia trasferito in prestito secco e per andare a fare l'alternativa in una stagione non certo trionfale per gli Spurs, possiamo quasi concludere che Gareth Bale stia vivendo il peggior momento della sua carriera calcistica, o giù di lì.

Ma oltre a provocare la sua vecchia squadra, lo striscione di Bale ci dice anche molto sul suo attaccamento al Galles e alla sua nazionale, di cui è attualmente il capitano, al quarto posto per presenze all time e al primo per gol segnati (33 in 90 partite). Bale sa che gran parte delle sorti dei Dragoni dipendono da lui e, anche se non segna con il Galles dall'ottobre del 2019, sa anche che questo Europeo può essere anche un'occasione per rilanciarsi tra i top del calcio mondiale, e potrebbe arrivare proprio al momento giusto. Se tornare al Tottenham lo ha rimesso nella sua comfort zone in un momento difficile della sua carriera, cosa c'è di meglio di una vetrina del genere, in un contesto dove è amato incondizionatamente, per tornare ad esprimersi ai suoi livelli?

Se il Galles ha bisogno di Gareth Bale, forse anche Gareth Bale oggi ha un gran bisogno del Galles.

E' il momento di Ethan Ampadu

Se Daniel James e Joe Rodon sono di fatto ormai quasi delle certezze per la nazionale gallese, grazie alle svariate presenze con i loro top club, la sensazione è che ora sia proprio arrivato il momento di consacrare il ragazzo che tutti stanno davvero aspettando e questo Europeo potrebbe essere la grande chance di Ethan Ampadu che, da sempre, è considerato una specie di predestinato. Nato il 14 settembre del 2000 ad Exeter, in Inghilterra, Ampadu esordisce a soli 15 anni con la squadra della sua città, l'Exeter City, stracciando così il record di precocità del club. Nasce difensore, da padre centrocampista (Kwame conta poche presenze anche nell'Arsenal), ma ama iniziare l'azione grazie al buon piede destro a sua disposizione, ed impressiona per la duttilità tattica che mette in mostra così giovane, che fa si che venga schierato in tutti i ruoli della difesa a tre, ma spesso anche come mediano, proprio per la sua attitudine ad impostare.

E' Antonio Conte a lanciarlo nel calcio dei grandi, quando nel 2017 lo fa esordire con la prima squadra del Chelsea, parlando di lui come "il futuro del club" e lasciando grandi speranze al ragazzo di poter diventare presto un tassello prezioso nella rosa dei Blues, a dispetto della sua giovanissima età. Tuttavia, le due stagioni trascorse a Stamford Bridge tra il 2017 e il 2019 regalano al "nuovo David Luiz", chiamato così per il suo ruolo in campo ma probabilmente anche per la sua pittoresca capigliatura (ormai sparita), soltanto 12 presenze, per lo più distribuite tra le varie coppe.

Un giovanissimo Ethan Ampadu sfoggia un impeccabile travestimento da David Luiz

Scartato dall'Inghilterra dopo una sola presenza in Under 16, poiché ai Tre Leoni sostenevano di avere di meglio (e, a dirla proprio tutta, non si può certo dire che siano messi male in fatto di ragazzi promettenti) il giovane Ethan sceglie il Galles per le origini della madre e, a 21 anni ancora da compiere, conta già la bellezza di 21 presenze con la Nazionale dei Dragoni, essendone parte integrante dal 2017, quando fa il suo esordio a 17 anni appena compiuti in un'amichevole contro la Francia.

Tuttavia, dopo un prestito al Lipsia sempre poco fruttuoso dal punto di vista del minutaggio (solo 7 presenze stagionali agli ordini di Nagelsmann), è solo Chris Wilder allo Sheffield United a dargli continuità ad alti livelli, con la sua prima stagione da titolare in Premier League. Nonostante l'amara retrocessione delle Blades (e conseguente addio di Wilder, l'artefice del miracolo della doppia promozione) Ampadu sta chiudendo oggi una stagione che finalmente lo ha visto regolarmente in campo, a fronteggiare i migliori attaccanti della Premier League.

Ethan è un giocatore maturo, dall'invidiabile personalità rapportata alla sua carta d'identità, ha fatto sparire la zazzera alla David Luiz (che forse è un bene più per il non esaltante paragone, che per ragioni strettamente estetiche) e ora sfoggia un taglio sobrio, ma soprattutto mette in mostra senso della posizione e grande capacità di lettura, oltre ad una discreta tecnica di base, che fanno di lui una delle promesse più intriganti del prestigioso campionato d'oltremanica. Mentre il Chelsea valuterà se riportarlo all'ovile e dargli una chance a disposizione di Tuchel o se proseguire la sua odissea di prestiti, per il Galles è già una certezza e questo potrebbe davvero essere il suo Europeo: in estate teniamolo d'occhio.

Il pronostico: chi crede nel bis?

Non è mai un'idea geniale, anche solo per scaramanzia, sbilanciarsi su una squadra inserita nel girone dell'Italia perché, soprattutto in questo tipo di tornei, è facile dire qualcosa e trovarsi presto a pentirsene. Oltre agli Azzurri, il Galles affronterà Svizzera e Turchia nel girone A e onestamente, per livello di qualità della rosa, sembrerebbe la squadra meno attrezzata del raggruppamento ed è difficile non metterla sul gradino più basso, almeno ai blocchi di partenza.

La bufera Giggs e i momenti non idilliaci vissuti dalle due star Bale e Ramsey non sono poi esattamente di buon auspicio per sperare di poter replicare l'impresa del 2016, che oggi sembra più un exploit sporadico che un obiettivo da ripetere.

Tuttavia, facciamo attenzione a liquidare così la nazionale dei Dragoni che anche 5 anni fa, quando arrivò tra le prime 4, non era minimamente considerata: il calcio in Galles è in crescita e non è un dettaglio da trascurare il fatto che quasi tutti i calciatori a disposizione di Page militano in squadre inglesi. Se c'è una cosa che questa stagione sportiva ci ha insegnato, soprattutto nelle coppe europee, nelle quali 3 finaliste su 4 militano in Premier, è che i ritmi anglosassoni sono ancora superiori a tutti gli altri e le squadre inglesi mettono sotto tutte le altre spesso proprio da questo punto di vista. Così anche il Galles, che pure cede qualcosa dal punto di vista della cifra tecnica, potrebbe davvero avvalersi di questo fattore, determinante in un torneo di poche partite, per sorprendere le sue avversarie( tra cui anche noi se non saremo attenti).

Daniel James festeggia il gol vittoria contro la Repubblica Ceca, nel match di qualificazioni ai Mondiali giocato a marzo

Ma alla fine, dove arriverà il Galles? La nuova formula, in atto già dalla scorsa edizione, prevede che oltre alle prime due classificate di ogni girone, si qualifichino anche le quattro migliori terze dei sei raggruppamenti: i Dragoni possono quindi ambire a passare magari come terza forza del girone A e, con un po' di ottimismo, si può pronosticare un loro approdo negli ottavi di finale, il che sarebbe comunque un grande risultato con cui tornare in Cambria. Da lì, come abbiamo imparato in Francia, molto dipende dall'imprevedibile tabellone che questa formula è capace di generare (il Portogallo ancora ringrazia), ma in ogni caso sembra quanto mai improbabile vedere il Galles tra le prime 8 d'Europa, anche per il più fiducioso dei tifosi. Ma questa Nazionale ci ha abituato a non essere mai banale nelle grandi competizioni per cui, se poi dovesse succedere, non siatene troppo stupiti.


  • Nato a Biella il 30/07/93, laureato in Matematica per motivi che non riesco a ricordare. Juventino di nascita, vivo malissimo anche guardando le partite dell’Arsenal, di Roger Federer e di qualunque squadra io scelga a Football Manager (unico sport che ho realmente praticato). Fanciullescamente infatuato di Thierry Henry, sedotto in età consapevole da Massimiliano Allegri, sempiternamente devoto a Noel Gallagher.

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