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, 27 Maggio 2021

Considerazioni sparse su “Il Divin Codino”


Il “Divin Codino” è una soap opera scialba, incolore e buonista che ci ha profondamente deluso.


- Inutile negarlo: le attese erano alte, altissime, forse le più alte di sempre per un contenuto sportivo. Vuoi per la produzione unificata Netflix-Mediaset. Vuoi perchè Baggio è tutt’ora il più amato tra i calciatori nostrani sia in patria che nel mondo. Ne esce una soap opera scialba e buonista che crepa le vene degli spettatori e causa vorticose rotazioni di pall...oni;

- Andrea Arcangeli (Baggio) è meraviglioso per aderenza al ruolo (fisico, parlato e comunicazione non verbale) e Valentina Bellè offre l’ennesima prestazione solida di una splendida carriera (è già stata Dori Ghezzi in “Principe libero” e consiglio di ritrovarla in “Catch 22” di e con George Clooney). Ottimo anche Pennacchi nel ruolo di Baggio senior. Gravissime invece le rese di Sacchi che sembra Bearzot con una parlata da montanaro trentino e Mazzone che sembra la continuazione romana di nonno Libero;

- Il problema è strutturale e risiede nella sceneggiatura e nella conoscenza della materia trattata. Chiaro fin da subito che si voglia raccontare il Baggio uomo mostrando il calciatore come mera estensione. Tuttavia è inaccetabile relegare Vicenza e Firenze a due scene. Tacere totalmente i capitoli Juventus, Milan, Inter e Bologna (senza la quale per ammissione di Baggio stesso avrebbe smesso di giocare prima), Francia 98’ per risvegliarsi a Brescia e chiudere il tutto alla volemose bene e senza un minimo di analisi introspettiva;

- L’altro problema, ben collegato al primo, è che chi ha scritto e chi ha diretto il film, di Baggio non ha studiato, osservato e capito un beneamato niente. Scelte stilistiche assurde come Pizzul che racconta Usa 94’ per poi essere ridoppiato a metà. Goal e azioni ricostruite senza accuratezza e immagini storiche usate poco e male in favore di comparse che non centrano niente;

- Insomma: un disastro. Tutto quello che di buono sembrava trasparire dai promo alberga nelle interpretazioni di Arcangeli, Bellè e Pennacchi. Il resto è una scenggiatura scritta coi piedi, filmata col fondo della schiena e postprodotta da un appassionato di freccette. Che vergogna. Non è un Paese per la qualità. Aprite youtube e rifatevi gli occhi. Voto: rimborso dell’abbonamento.

  • Nato il 6 aprile del 1988 a Milano figlio orgoglioso di una città che ama con odio. Nelle vene sangue misto che ne fanno un figlio del mondo senza fissa dimora. Tra un gin tonic e un whiskey ben concepito ha consacrato la propria esistenza all’arte della buona musica con De Andrè, Shane McGowan e Chat Baker a strapparsi pezzetti di anima. Il cinema come confessione condivisa. L’amore per la beat generation e per quel mostro di James Dean. Interista con aplomb anglosassone per il gioco più bello del mondo. Crede che verranno tanti giocatori meravigliosi ma più nessuno con la corsa di Nicolino Berti.

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