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, 23 Maggio 2021

Considerazioni sparse post Torino-Benevento (1-1)


Torino-Benevento poteva esser un drammatico spareggio salvezza, ma è diventato una inutile e bruttina passerella tra deluse: per entrambe tira aria di chiusura di un ciclo e necessarie rifondazioni.


- Poteva essere un drammatico spareggio salvezza, ed invece è un inutile match di fine stagione: il Torino è già salvo, il Benevento è già retrocesso, e la carica emotiva della gara è stata azzerata dal punto conquistato dai granata in settimana, che ha sancito tutti i verdetti stagionali per entrambe le contendenti. Ne esce un pareggio con una rete a testa in una partita bruttina, che in fin dei conti rappresenta la fotografia perfetta della stagione delle due squadre;

- A dire il vero, le due squadre provano pure a produrre qualcosa di buono in questi ultimi 90’, ma tra scarse motivazioni e bassa qualità del gioco (ci sarà un motivo se occupano queste posizioni in classifica) non riescono ad impensierirsi più di tanto, e l'1-1 finale è tutto sommato un risultato giusto. Tra i singoli, una nota di merito per il difensore brasiliano Bremer, che corona con il gol una stagione decisamente positiva, in cui è stato una delle poche note liete in casa granata;

- Nel Torino l’assenza dall’undici di partenza di Sirigu, Nkolou e Belotti sanno tanto di fine di un ciclo: se i primi due si sono rilanciati proprio tra le fila granata diventando pedine cruciali per la squadra, per il terzo il discorso è decisamente più profondo. Il Gallo è arrivato 6 anni fa a Torino come una giovane speranza, e qui si è affermato fino a conquistarsi la nazionale ed a trascinare la squadra da vero leader, incarnando lo spirito-Toro in ogni minuto giocato ed andando in doppia cifra in ogni stagione: la tifoseria ha ancora qualche flebile speranza di rivederlo in granata, ma è forse corretto che, a 27 anni, vada a cercarsi una chance di coronare la carriera in una cornice più blasonata;

- Il Benevento ha viaggiato 12 ore in pullman per punizione: al di là della nota di colore (che sembra tanto un occhiolino ad una tifoseria delusa da parte di una società non certo incolpevole), le modalità di viaggio sono davvero l’ultimo dei problemi della Strega. Il girone di ritorno della squadra di Pippo Inzaghi è stato disastroso, con solo 11 punti e 1 vittoria. Fa strano pensare che i campani fossero la squadra-rivelazione del girone di andata, quando sfiorarono la parte sinistra della classifica giocando un calcio offensivo ed entusiasmante, quello che d’altro canto li aveva portati alla promozione: per qualche strana ragione, la scelta di arretrare il baricentro è coincisa con un arretramento anche nelle posizioni di classifica, sino ad un finale davvero drammatico.

In realtà il cammino delle due squadre nella stagione è stato decisamente inverso: di fronte ad un Benevento che man mano crollava, c’era un Torino che risaliva la china, totalizzando 23 punti nel girone di ritorno con l'arrivo di Nicola, specialista in situazioni spinose di bassa classifica. Al cambio in panchina, la salvezza granata sembrava un miraggio (anche se qui scommettevo sul fatto che la scelta fosse azzeccata):  il fatto che sia stata raggiunta con qualche difficoltà finale e senza impressionare per la qualità di gioco non deve però togliere nulla alla rimonta effettuata. Ora la palla passa al presidente Cairo, che dovrà decidere a chi affidarsi per una necessaria rifondazione: scommettere su un ennesimo ribaltone in panchina o investire ancora su un tecnico che ha accettato di sposar la causa in un momento difficile ed ha raggiunto l’obiettivo per cui era stato chiamato con serietà ed entusiasmo? Se la riconoscenza non arriverà dalle scelte dirigenziali, la sensazione è che certamente ci sarà da parte della tifoseria.

  • Torinese e granata dal 1984, dopo una laurea in Filosofia, opto per diventare allenatore professionista di pallavolo, giusto per assicurarmi una condizione di permanente precarietà emotiva e sociale. Questa scelta, influenzata non poco dalla Generazione di Fenomeni che vinse tutto a cavallo degli anni 90', mi porta da anni a girovagare per l'Europa inseguendo sogni e palloni, ma anche a rinunciare spesso a tutto il resto di cose che amo fare nella vita: nei momenti di sconforto per fortuna esistono i libri, il mare, il cioccolato fondente e le storie di sport in cui la classe operaia va in paradiso.

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