Considerazioni sparse post Atalanta-Milan (0-2)
Franck Kessié riporta i rossoneri nell’Europa dei grandi.
- Nei giorni precedenti al match si sono fatte tante ipotesi su quale sarebbe stato l’atteggiamento in campo dell’Atalanta, al punto di infastidire Gasperini che avrebbe detto di essere “tirato per la giacca”. Come sempre, però, l’ultima parola è quella del campo e sono bastati pochi minuti per capire che sarebbe stata partita vera, coi bergamaschi atti a praticare la solita, costante ricerca del pallone;
- L’approccio dei rossoneri al match ricorda molto quello già visto due settimane fa in casa con la Juventus, volto soprattutto a contenere le iniziative avversarie per evitare di subire una rete pesante a livello mentale e il risultato ha premiato tale atteggiamento, aiutato dagli errori avversari. È un Milan “pane e salame”, che prova a costruire quando ne ha l’opportunità, ma non si fa problemi ad allontanare il pallone dalla propria area in qualunque modo possibile;
- Diciamoci la verità: al di là dei contenuti a livello di classifica, non è stata una grandissima partita. La sfera pesava tonnellate per i rossoneri, che anche stasera hanno faticato a trovare la qualità in fase offensiva. Incredibile l’abnegazione dell’Atalanta nel cercare il pareggio una volta in svantaggio, portando tutti gli effettivi nella metà campo avversaria, quasi come se avesse avuto un bisogno disperato dei tre punti, ma questa sera tradita dalle sue solitamente infallibili bocche da fuoco;
- Giusto dedicare un punto a Kessié. Tralasciando le inutili polemiche che, come al solito, arriveranno sui calci di rigore, per i tifosi milanisti è giusto fare un monumento a questo instancabile centrocampista, che per il Milan vale come un piccolo Kanté. Gioca tutte le partite e occupa tutto il campo, al punto che a volte pare faccia tre ruoli diversi e, quando viene chiamato sul dischetto, calcia con una freddezza glaciale indipendentemente da quanto “pesi” la palla. Se il Milan è in Champions, grande merito va a lui;
- Eh già. I rossoneri sono tornati dopo sette anni in quello che una volta era il loro elemento naturale e che ormai pareva soltanto uno sbiadito ricordo. Un obiettivo raggiunto grazie ad uno strepitoso girone d’andata e uno di ritorno stile montagne russe, che li ha visti protagonisti soprattutto fuori da quelle che avrebbero dovuto essere le mura amiche. Un ritorno nell’Europa dei grandi meritato, che apre prospettive nuove per la squadra di Pioli, che forse non dovrà rinunciare ad alcune pedine importanti con cui avrà il difficile compito di confermare e addirittura migliorare quanto fatto quest’anno.
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