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Commisso
, 16 Maggio 2021

Benvenuti al Commisso Show


La lunga conferenza stampa di Rocco Commisso ha fatto molto discutere. Il patron della Fiorentina, tornato ai microfoni dopo mesi come annunciato a seguito del pareggio-salvezza di Cagliari, ha sciorinato uno show per certi aspetti surreale.


La conferenza stampa integrale.

Quasi due ore di un crescendo di frustate alla stampa locale e nazionale, di assalti verbali, di dichiarazioni senza peli sulla lingua con le quali è fin troppo facile alimentare gli stereotipi da Joe Pesci in Goodfellas. Poi, finito il massacro, gli ultimi minuti di risposte affettuose con i tifosi, con i toni pacati da vecchio pater familias della Gens viola. Saluti a neonati, gli auguri al figlio, il sogno e la pazienza, l'incasso della solidarietà da parte dei supporter viola, “che sono tutti con noi”. Ovviamente, per dovere di cronaca, le poche domande o saluti da casa erano selezionate da Rossella Petrillo, la media face della Fiorentina.

Fin dalle prime battute della conferenza stampa appare evidente un fatto: Commisso non è venuto per parlare di futuro e di progetti tecnici. Rocco apre con un ringraziamento a Iachini per la salvezza conseguita e alla prima domanda, inerente a sbagli che non rifarebbe, di nuovo menziona l'esonero di Iachini fatto sotto le pressioni della piazza e dei media. Poco dopo, darà per scontato che l'attuale tecnico viola non sarà confermato pur non volendo far nomi (“ne parliamo a fine stagione”), e imputerà ai media le dimissioni di Prandelli, il cui subentro, a suo dire, ha compromesso la stagione della Fiorentina. Iniziamo bene.

Di fatto, la conferenza stampa è già terminata, ora inizia lo show. A parte un riferimento alla Superlega, sulla quale aveva già espresso in maniera più approfondita la sua contrarietà, e le prevedibili “non risposte” sul futuro di Vlahovic (“Ci sono stati incontri negli ultimi mesi ma non nelle ultime settimane. A fine stagione avremo una risposta. L’intenzione è di tenerlo”), Commisso inizia un fuoco di artiglieria verbale verso quasi tutti i suoi interlocutori presenti o collegati. Ogni risposta alle domande dei giornalisti contiene un prologo fatto di attacchi veementi ai media, sia locali che nazionali. Il filo conduttore, pur nel disordine accentale e nei toni da stereotipo, è chiaro. Rocco è sotto attacco, i giornalisti fiorentini non difendono la Fiorentina, si pubblicano cose e non si smentiscono se false, tutta la stampa è contro di noi. “Dovreste essere 50 a favore e 50 contro, non tutti contro”.

Facciamo una premessa che sparecchia il tavolo dalle ipocrisie: che Commisso e la stampa non si siano mai presi è noto, ed è noto anche come una parte delle cose dal patron non siano così lontane dalla verità, per quanto rientrassero nella pratica ben conosciuta di “sviare il discorso”. Che alcuni dei giornali menzionati siano stati “pungenti” con lui è un fatto, e lo è anche la messa in stampa di indiscrezioni non verificate, quale la famosa cena tra Barone e Sarri dello scorso febbario, o la fantomatica presenza di due giocatori della Fiorentina alla festa di compleanno diLukaku. Facciamo pure appello alla libertà di informazione, ma resta costume discutibile la facilità con cui vengano pubblicate indiscrezioni non verificate, e poi la difficoltà nel pubblicare le rettifiche. Comunque.

Commisso si è sempre lasciato a toni alti nelle dichiarazioni relative alla stampa (e non solo), con un ruolo sempre da protagonista nella comunicazione di casa Viola. Protagonista sì, ma irraggiungibile. In conference press non appariva dallo scorso settembre, e fatte eccezioni le sue dichiarazioni postgara al seguito della squadra, aveva affidato i suoi commenti esclusivamente ai canali ufficiali della società, il cui comparto media è stato notevolmente rinnovato negli ultimi mesi e sembra fatto su misura per le sue dichiarazioni senza contraddittorio. Ulteriore elemento quest'ultimo di frizione con i giornalisti, molto ostili ad una comunicazione così a senso unico del presidente.

Il ruolo del selfmade-man decisionista e antiliturgico che Commisso tiene cucito addosso, è ben presto diventato oggetto di macchietta dopo i primi, lontani apprezzamenti. Sulla stampa in primis. Nell'era in cui sono spesso gli allenatori ad adottare una strategia comunicativa aggressiva – dal rumore dei nemici di Mourinho alle famigerate conferenze stampa di Spalletti o Allegri – è Commisso a svolgere il ruolo di bastonatore, più vicino al Lotito di alcuni anni fa che al trend tenuto dalle proprietà estere. Con il risultato di apparire permaloso (stiamo analizzando Presidente, non la prenda male subito) e di non sembrare un buon incassatore, ma anche di esser l'uomo solo contro tutti. Quanto in questo ci sia studio o propensione naturale, non è dato saperlo. Di certo, Commisso tende a prendere fortemente sul personale le critiche, giuste o meno, e nel suo linguaggio il termine “io” è nettamente prevalente alla parola “Fiorentina”.

Detto questo, è giusto anche dire che l'antiliturgismo di Commisso non si esaurisce certo nel fantasmagorico collegamento da Time's Squadre con Montella, o nel job du Bronx rivolto a Sky in diretta. Sta bensì nella concezione patronale ancor più che padronale della sua posizione di presidente-imprenditore. Quando snocciola i dati dei bilanci viola, lo fa con lucida comprensione, ma deve ribadire che i soldi sono suoi e ci fa quello che gli pare. O quasi. Perché, al di là degli scontri verbali, è probabile che Commisso non si sia fatto troppi amici a Firenze. Il padrone di MediaCom ha messo sul piatto un considerevole quantitativo di denaro per progetti infrastrutturali legati alla Fiorentina, ma li vuole spendere come dice lui. Viola Park e stadio sono le due sue evidenti priorità, e se i lavori del primo sono partiti, per il secondo è tutto arenato in un progetto pubblico di ristrutturazione del Franchi, che poco entusiasma il patron italoamericano.

Questa volontà di far tutto e subito alla sua maniera ha fatto scontrare Commisso con amministrazioni comunali, soprintendenze, settori di professionisti. E, tanto per cambiare, i toni hanno esasperato le questioni, come quando definì (sotto molti aspetti, giustamente) il bando per lo stadio nell'area Mercafir “una buffonata”. Ridicolo sarebbe scadere in una nuova contrapposizione calcio del popolo/calcio dei ricchi, stavolta in versione tifosi vs burocrazia, ma per quanto Commisso speculi con la piazza su quest'aspetto, è palese che i freni della pubblica amministrazione sui suoi progetti non stanno avendo la lungimiranza come linea guida, e lo stadio ne è l'emblema.

Il nuovo stadio della Viola rimane al momento più un sogno che altro.

Detto tutto questo, non si può passare in carrozza sulla conferenza stampa in sè. Intanto, è un fatto che Commisso non abbia detto assolutamente nulla di ciò che interessasse ai tifosi. Niente nomi di allenatori, niente sul progetto tecnico, niente su investimenti futuri. Anzi, ribadendo per l'ennesima volta che “i soldi sono un problema di Rocco”, ha mandato l'unico messaggio che i tifosi non avrebbero voluto sentire: austerità. Perché il calcio è in crisi, perché i conti sono in deficit, perché la soglia d'indebitamento dev'essere tenuta bassa (e in effetti quella della Fiorentina lo è), perché il centro sportivo non si fa gratis ma costa 85 milioni di euro. Da lì, la clamorosa boutade della Fiorentina in vendita ai fiorentini ricchi a 335 milioni. Per due settimane, prendendo in garanzia “i mattoni”, ovvero le varie proprietà immobiliari dell'alta società fiorentina.

Al di là di tutto, la conferenza stampa ha avuto toni a dir poco inopportuni. Tutto l'arsenale di uscite fatto in due anni è stato condensato nell'ora e mezzo dedicata ai giornalisti. I cartellini gialli e rossi, le sparate su Cairo e gruppo RCS (il Corriere Fiorentino è stato tra i suoi più assidui critici, nda), le domande “trappola”, gli attacchi alle radio con nomi di speaker e giornalisti, la ripetuta caccia agli “avversi”. Il tutto condito con vistosi gesti di irritazione rispetto alle controrepliche degli intervistatori, l'allusione che le critiche verso la proprietà siano fatte per interessi economici personali, e via dicendo. Il culmine Commisso lo raggiunge nel plateale invito a recarsi a quel paese rivolto a Sandro Bennucci, presidente dell'Assostampa e giornalista di Firenze Post, già reo di aver firmato note di richiamo, in quanto rappresentante di categoria, su precedenti dichiarazioni di Commisso verso i colleghi. Insomma, in un'ora e mezzo quasi tutti i luoghi comuni possibili sugli italoamericani, che giustamente lo toccano e lo irritano, sono esplosi in diretta sui canali ufficiali della Fiorentina. Con quel dubbio di fondo se lo stesse facendo apposta o meno.

Uscendo dalla questione dei toni usati, francamente indifendibili seppur sotto sotto giustificabili per almeno una parte dei tifosi (avete presente la questione delle radio romane? ecco), la gestione della conferenza stampa lascia esterrefatti. Scappata di mano o no, la tecnica della terra bruciata ha certo permesso a Commisso di togliersi un po' di sassolini dalle scarpe, prima di tornare negli USA. Ma ne ha compromesso forse irrimediabilmente i rapporti con i media, e questo potrebbe avere strascichi non da poco quando si inizierà a parlare di mercato, tema questo che è il vero tasto dolente nei rapporti tra il patron e la tifoseria, suo maggior sostegno sulla piazza. Perché nemmeno i suoi più fedeli sostenitori si sentono di difendere l'attuale progetto tecnico e le scelte del DS Pradé, ritenuto oramai il primo responsabile dell'ennesima stagione depressiva dei viola, eppur in odore di conferma per la prossima stagione. Sarà una calda estate italiana, quella del patron viola.

  • Scribacchino schierato sull'ala sinistra. Fiorentina o barbarie dal 1990. Evidenzia le complessità di un gioco molto semplice.

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