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, 14 Maggio 2021

La rivincita di David Moyes


David Moyes sta trascinando il West Ham al migliore piazzamento in Premier League da quarant'anni a questa parte. Nonostante una rosa senza grandi nomi, grazie ad un gioco convincente l'allenatore scozzese è ad un passo da una storica qualificazione in Europa. Una meritata rivincita dopo il fallimento sulla panchina del Manchester United.


Sembrano passati secoli da quel 20 Aprile 2014 in cui una sconfitta contro l’Everton, il suo Everton, pone fine all’esperienza di David Moyes sulla panchina del Manchester United. Un 2 a 0 senza appello, che spinge la dirigenza dei Red Devils a chiudere la porta in faccia, dopo appena 10 mesi, al “The Chosen One”, il prescelto. Prescelto per raccogliere l’eredità più pesante della storia del calcio inglese, quella di Sir Alex Ferguson e dei suoi 27 trionfali anni sulla panchina dell’Old Trafford.

David Moyes, in appena 10 mesi di inferno, riesce a passare da allenatore di successo, tra i più richiesti in patria, ad una gogna mediatica che lo condanna all’esilio in Spagna e ad un infelice pellegrinaggio in Premier. L’esperienza negativa sulla panchina della Real Sociedad fa infatti solo da preludio a quella, ancora più disastrosa sulla panchina del Sunderland. Con i Black Cats retrocede in Championship dopo un decennio in Premier League, chiudendo la stagione all’ultimo posto. Dopo il Sunderland viene chiamato dal West Ham nel Novembre 2017 per sostituire Slaven Bilic, ma dopo una stagione chiusa con una salvezza risicata, il suo contratto non viene rinnovato.

Quando David Moyes viene richiamato sulla panchina degli Hammers nel Dicembre del 2019 è quindi uno dei tecnici meno amati in tutta la Gran Bretagna. In appena 5 anni, i suoi ultimi non lusinghieri risultati hanno cancellato con un colpo di spugna un decennio di successi sulla panchina dei Toffees.

Come Moyes, anche il West Ham non naviga in acque tranquille. Le ambizioni europee della dirigenza hanno portato ad acquisti onerosi e disfunzionali al gioco della squadra, da Felipe Anderson a Marko Arnautovic. Manuel Pellegrini si è rivelato in fretta un tecnico incapace di dare un’identità di gioco precisa alla squadra. "El Ingeniero" viene così licenziato con la squadra al penultimo posto della classifica, in piena crisi di risultati.

A rimettere le cose a posto, in appena sei mesi, ci ha pensato a sorpresa uno dei tecnici più “bolliti” d’Oltremanica, quello stesso David Moyes che, dopo aver centrato la salvezza la scorsa stagione, quest’anno sta lottando con gli Hammers per un posto in Champions League. Un risultato che nell’East End di Londra non si vede dal 1986.

L'uomo giusto, al momento giusto

Dietro il successo del West Ham di Moyes ci sono davvero pochi trucchi. I claret and blue sono partiti come underdog del campionato, con un assenza di pressione e basse aspettative che hanno senza dubbio aiutato nella costruzione di una stagione positiva. Per il resto l’allenatore scozzese si è affidato in toto alla sua personale idea di calcio, adattata alle caratteristiche dei giocatori in rosa e ottimizzata in estate con l’acquisto di almeno un giocatore chiave per reparto.

Il calcio di Moyes, basato su un 4-2-3-1 molto rigido, è tutto fuorchè spettacolare. Gli Hammers si difendono con un blocco basso e compatto, non giocano per tenere il controllo del pallone (sono tra le ultime squadre in Premier sia per possesso medio che per passaggi riusciti) e si affidano alle qualità dei tre trequartisti per colpire in transizione. In tutto questo l’allenatore scozzese sta sfruttando al massimo la fisicità della squadra. Il West Ham è infatti primo in Premier League per gol su calcio piazzato (ben 15) e per duelli aerei vinti (una media di più di 20 a partita).

Cosa significa tifare West Ham

In una parola, il calcio di Moyes, nella sua fisicità e attenzione al dettaglio, è riuscito a dare stabilità al West Ham, traendo il massimo dalle qualità dei giocatori in rosa e limitandone i difetti. Quella stabilità che alla squadra era mancata anche nella comunque positiva prima positiva di Slaven Bilic, quella 2015/16, chiusa al settimo posto.

La chiave è stato in primis il mantra, molto italiano, del “non prenderle”. Come detto, in fase difensiva gli Hammers si difendono bassi e stretti, con due mediani bravi in interdizione come Rice e Soucek a coprire una linea difensiva di qualità per la Premier League, guidata dall’esperienza di Angelo Ogbonna. Proprio il salto di qualità dell’ex-Juve in questa stagione è una delle ragioni del successo della squadra di Moyes. La sua qualità palla al piede unita soprattutto ad una non comune capacità di lettura delle situazioni lo hanno reso il perno della difesa della squadra. Affiancato ad un marcatore come Balbuena e da un terzino difensivo come Coufal, il centrale di Cassino si è potuto concentrare maggiormente su compiti di copertura, limitando i suoi difetti nell’uno contro uno.

Ogbonna in persona ci illustra la sua ottima stagione

Se per Ogbonna si tratta di una stagione positiva, per Declan Rice questa è la stagione della definitiva consacrazione. Il mediano irlandese naturalizzato britannico, con già quasi 130 presenze tra i professionisti ad appena 22anni si è preso sulle spalle la squadra dimostrando non comuni doti di leadership, oltre ad un intelligenza tattica fuori dall’ordinario. Spostato in mezzo al campo da Manuel Pellegrini, dopo gli esordi come centrale, Rice riesce ad esercitare una sorta di magnetismo sul pallone, trovandosi sempre al posto giusto al momento giusto.

Seppur ancora limitato in fase di costruzione, le sue qualità come filtro davanti alla difesa sono innegabili. Si va dai 58 intercetti su 29 partite giocate (primo in squadra e settimo in tutta la Premier) ad una media di quasi 2 contrasti vinti a partita. Niente male per un 22enne. Se a ciò affianchiamo una pulizia tecnica non comune per un centrocampista difensivo, non deve sorprendere come le voci di trasferimento per il talento degli Hammers si sprechino. Nonostante l’interesse, dichiarato, di Chelsea e Manchester United, lo stesso Rice ha però più volte ammesso di voler continuare in maglia claret and blue. In questo è sostenuto dallo stesso Moyes, il quale ha affermato che per averlo, al momento, sono necessari "come minimo 100 Milioni".

A livello offensivo la visione reattiva di calcio di Moyes si appoggia totalmente sulle qualità della sua linea di trequartisti. Il West Ham in questo reparto è una delle squadre più interessanti della Premier League con giocatori di livello che Moyes non ha esitato ad alternare. Da esterni più dinamici come Bowen e Fornals, a trequartisti tecnici come Benhrama e Lanzini, fino ad arrivare ad un talento in conduzione come Lingard, le soluzioni per Moyes di sicuro non mancano.

La rinascita di Jesse Lingard in particolare è uno dei più grandi meriti del lavoro di Moyes sulla panchina del West Ham. L’ex esterno del Manchester United, allontanatosi da Old Trafford con lo score non esaltante di 18 gol in più di 130 presenze (appena 1 gol nell’ultima stagione), nel gioco di transizione degli Hammers ha trovato il suo habitat naturale, realizzando 9 gol e 3 assist in appena 13 presenze da titolare. Negli spazi e negli uno contro uno che le squadre di Premier, soprattutto nella top six, tendono a concedere ad un West Ham che si difende con un blocco basso e compatto, Lingard è diventato una macchina da dribbling. Gliene riescono praticamente la metà di quelli che tenta (2,06 su 4,35 tentati a partita), a testimonianza di una fiducia ritrovata tra le mura dell’Olympic Park.

Quando può partire in conduzione, Jesse Lingard è imprendibile. Siamo sicuri sia lo stesso giocatore di Manchester?

La posizione del numero 9 è occupata da un’altra delle intuizioni di David Moyes. Dopo aver ceduto a Gennaio Sebastien Haller all’Ajax, il tecnico di Glasgow si è affidato in toto all’esplosività e alla fisicità di Michail Antonio, spostato definitivamente punta centrale dopo una vita da ala destra. Il 30enne giamaicano non è sicuramente un centravanti associativo o particolarmente tecnico, ma questi difetti sono mascherati ampiamente dalle qualità nei movimenti senza palla e spalle alla porta. Antonio rimane un centravanti non esattamente prolifico in zona gol (9 reti per lui in 22 presenze), ma la sua capacità di allargare le difese e aprire spazi per i compagni è imprescindibile per una squadra che molto spesso si trova in difficoltà in lunghe fasi di attacco posizionale.

Il prototipo del box to box

Dopo un 3 a 3 di inizio Ottobre in cui il West Ham riesce a recuperare tre gol in 10 minuti al Tottenham, Mourinho definisce Tomas Soucek, autore di una prova sontuosa, il “nuovo Fellaini” di David Moyes. Un paragone senza dubbio calzante, per un centrocampista di 192 centimetri che Moyes è riuscito ad inserire alla perfezione nei meccanismi di squadra.

Un match ai limiti dell'assurdo, deciso da un capolavoro di Manuel Lanzini

Nonostante le caratteristiche fisiche “estreme”, il centrocampista ceco è un box to box nel verso senso della parola. La sua influenza sul gioco si sente in tutte le zone del campo, ma è appunto nelle due aree di rigore che l’ex Slavia Praga è veramente decisivo. Non si tratta solo della qualità sui calci piazzati, che Soucek si porta dietro grazie al fisico da corazziere, ma anche e soprattutto grazie ad una capacità di inserimento da trequartista d'altri tempi. Parlano chiaro i 9 gol realizzati finora, a pari merito con i cannonieri della squadra Antonio e Lingard, partendo però da centrocampista difensivo.

Le sue corse in profondità e le sue chiusure preventive sono ormai diventate ordinaria amministrazione sul prato dell’Olympic Park. Non vanno però in alcun modo date per scontate, soprattutto quando si parla di un giocatore catapultato, dall’oggi al domani, dalla Fortuna Liga alla Premier League. Per Moyes ormai Soucek è diventato il vero e proprio jolly degli Hammers. Sui calci piazzati (sia difensivi che offensivi), come punto di riferimento per giocare di rimessa e sulle seconde palle, ma anche come “shadow striker”. Il peso specifico di Soucek si sente in tutto il campo da gioco.

Soucek arriva di testa dove molti non arriverebbero con le mani

A livello di gioco aereo, il ceco non ha semplicemente eguali in tutta la Premier League. Pur non avendo la stessa tecnica di Fellaini nel gioco spalle alla porta, quando il pallone è in aria, Soucek diventa ingiocabile. E’ primo in tutta la Premier League, per distacco, sia per duelli arei ingaggiati (210 in 29 partite) sia per duelli aerei vinti (5,7 per ogni 90 minuti). Questa capacità di lettura sulle palle alte lo rende un pericolo costante su qualsiasi cross, sia in inserimento, sia su palla ferma. Da quando è al West Ham ha segnato 7 gol d testa, dei 12 complessivi che ha realizzato.

Ovviamente Soucek non è un giocatore perfetto. A livello tecnico il ceco è un calciatore molto limitato, su cui è difficile appoggiarsi in fase di costruzione dal basso. Non è un centrocampista associativo e in ogni caso gioca prevalentemente con passaggi elementari, oltre a risultare a tratti limitato nei movimenti dal suo fisico. Uno dei più grandi meriti di Moyes è stata la capacità di costruirgli attorno una squadra reattiva, in grado di fare della superiorità fisica e atletica sugli avversari uno dei propri punti di forza.

A proposito di tempismo negli inserimenti

Per come gioca il West Ham però, ad oggi Tomas Soucek è uno dei giocatori più interessanti della Premier League. E’ la perfetta sintesi del lavoro di Moyes sulla panchina degli Hammers. E' l’emblema della capacità di non snaturare le caratteristiche della rosa, ma di declinarle verso lo stile di gioco più adatto a quelle stesse caratteristiche dei giocatori chiave della squadra.

La working class verso il paradiso

A tre giornate dal termine della stagione, il West Ham è quinto con 58 punti, a tre lunghezze dal Leicester di Brendan Rodgers. Gli Hammers hanno in calendario tre partite sulla carta più che abbordabili, contro il già retrocesso WBA e contro Southampton e Brighton, che non hanno più nulla da chiedere al campionato. I ragazzi di Moyes sono semplicemente padroni del proprio destino.

La qualificazione in Europa sembra ormai cosa fatta, a coronamento di una stagione che ha dell’incredibile, per una squadra partita come probabile candidata alla retrocessione. Nonostante 7 delle 11 sconfitte registrate finora siano arrivate contro le big six, l’idea di calcio reattivo dell'allenatore di Glasgow si è adattata perfettamente alla working class della Premier.

La stagione dei record, da quarant’anni a questa parte, è letteralmente dietro l’angolo. Sarà sufficiente per riabilitare l’immagine di David Moyes dopo i disastrosi anni di Manchester? Comunque vada, già vedere gli Hammers lottare per un posto in Europa da l’idea dell’importanza del lavoro svolto finora da David Moyes.

  • Studente di economia, classe '93, nato e cresciuto a Rimini. Si avvicina al calcio sin da piccolo, grazie ad un certo Roberto Baggio e ai Mondiali del 2002. Tifoso rossoblù per adozione, dopo aver vissuto per qualche anno a Bologna. Si limita a giocare a calcetto la domenica, data la poca qualità con il pallone tra i piedi, e a seguire qualsiasi campionato visibile in TV. Altre passioni: MLB, sci alpino e la settima arte.

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