Considerazioni sparse post Lituania-Italia (0-2)
Pochi, maledetti e subito.
- Veniamo fuori con 3 vittorie e 9 punti da questo primo approccio con il girone di qualificazione ai Mondiali e, in fondo ai nostri cuori, è tutto quello di cui avevamo realmente bisogno. Vero, gli avversari non erano esattamente irresistibili, ma i traumi svedesi sono ancora abbastanza freschi e, tutto sommato, è su questi campi di periferia (per dirla come Mancini) che ci si gioca l'accesso ad un Mondiale che ci manca maledettamente. Stasera si ringrazia e si mette in tasca il bottino, con buona pace della differenza reti. Per il resto c'è tempo;
- Su un campo francamente inguardabile, la Lituania si cosparge il capo di cenere e, sapendo di non sapere, si barrica nel bunker imponendo un primo tempo sonnifero nel quale gli Azzurri cascano con tutte le scarpe. Il palleggio flemmatico, farcito da una dose generosa di errori di misura, porta poco più di qualche conclusione dalla distanza. Nella ripresa gli ingressi di Sensi e Chiesa ci danno un brivido, confezionando il vantaggio e illudendoci di un cambio di marcia che in realtà non arriverà mai. Ma per stavolta è sufficiente;
- E' molto probabile che, nel personale iperuranio calcistico di ciascuno di noi, l'idea di esterno a piede invertito abbia una forma che somiglia su per giù ad Arjen Robben. Spesso però, nel calcio degli esseri umani, quello che hai messo a destra per rientrare sul sinistro si chiama Bernardeschi e l'efficacia, senza sorpresa, non è esattamente la stessa. Quel poco di buono che che riesce a fare il non brillantissimo esterno juventino lo concentra nei pochi minuti in cui è dirottato a sinistra, sul suo piede. Del resto, come ha detto uno discretamente importante, il calcio è un gioco semplice, ma giocare un calcio semplice è la cosa più difficile;
- Se è vero che repetita iuvant, spesso ripetersi troppo annoia. E' però impossibile non soffermarsi ancora su quella specie di sortilegio che avvolge Ciro Immobile ogni volta che veste la maglia azzurra. Al di là di un discorso tattico, che lo vede più efficace negli spazi che contro una difesa asserragliata, le occasioni all'ex capocannoniere non mancano, ma la differenza di cinismo tra il Ciro laziale e il Ciro nazionale è a tutti gli effetti un mistero. Sul tabellino ci finisce, grazie ad un rigore, ma prima ne divora un numero abbondante. Noi speriamo solo che li stia conservando per l'Europeo;
- Mancini fa la rivoluzione e cambia tutto tranne Donnarumma, che peraltro finisce addirittura per essere impegnato un paio di volte. Con così poche occasioni a disposizione, è giusto che il C. T. dia fondo a tutte le sue risorse nel breve tempo in suo possesso, considerando avversari modesti e partite ravvicinate. La speranza è che questo zibaldone di avvicendamenti serva a chiarire le idee a Mancini, in modo da essere una squadra che assomiglia a se stessa quando il calendario ci metterà di fronte avversari più temibili. E sono là fuori che ci aspettano.
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