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, 21 Marzo 2021

Considerazioni sparse post Roma-Napoli (0-2)


Il Napoli vince e convince, la Roma cade punita dai troppi errori dei suoi uomini chiave.


- Non c'è storia all'Olimpico, dove un Napoli decisamente messo meglio in campo batte ancora una volta la Roma, rimanendo agganciato al treno quarto posto;

- Come da programma, i giallorossi sbagliano ancora una volta uno scontro diretto, come avvenuto praticamente sempre in questa stagione. A condannare gli uomini di Fonseca, pur se non hanno saputo proporre molto di più rispetto a un possesso di palla sterile, sono stati principalmente gli errori tecnici dei giocatori (ho per caso detto Pau Lopez?);
- Gara di alto livello per gli azzurri, che specialmente nel primo tempo hanno tenuto saldamente in mano campo e pallino del gioco, accelerando e rallentando a piacimento i ritmi di gioco. L'azione dello 0-2 è un compendio delle grandi potenzialità, non sempre pienamente espresse durante questa stagione, della squadra partenopea;
- Mertens, pur non ancora al meglio, trova il modo di essere decisivo; Politano mostra grande intelligenza nel momento dell'assist del raddoppio; Insigne e Ziekinski si confermano, pur senza andare a segno, l'arma in più della squadra di Gattuso. Nella Roma non si salva praticamente nessuno, anche se nel secondo tempo qualcosa dai piedi di El Shaarawy e Pellegrini si vede, ma troppo poco per impensierire Ospina;
- Un verdetto che, se rilancia il Napoli, dà una brusca frenata alle ambizioni della Roma: una squadra ondivaga, che non riesce mai a sferrare quel colpo decisivo che tanto servirebbe sia per certificare il buon lavoro di Fonseca, sia a dare credibilità a una squadra che sta affrontando un lungo percorso di risalita. Un handicap che i giallorossi probabilmente finiranno per pagare amaramente a fine stagione. 

  • Nato per puro caso a Caserta nel novembre 1992, si sente napoletano verace e convinto tifoso azzurro. Studia Medicina e Chirurgia presso l'Università degli studi di Napoli "Federico II", inizialmente per trovare una "cura" alla "malattia" che lo affligge sin da bambino: il calcio. Non trovandola però, se ne fa una ragione e opta per una "terapia conservativa", decidendo di iniziare a scrivere di calcio e raccontarne le numerose storie. Crede fortemente nel divino, specie se ha il codino.

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