14 Marzo 2021
8 minuti

Le nuove coppie della Formula 1: edizione 2021


Appunti e spunti per arrivare pronti ed evitare confusioni al prossimo appuntamento Mondiale della F1 che, tra l'altro, arriverà già questa settimana con i test pre-campionato previsti in Bahrain.


L’annuncio del rinnovo di contratto di Lewis Hamilton con Mercedes non solo cancella qualsiasi speculazione su possibili rotture tra il pilota inglese e la scuderia che lo ha portato a diventare il pilota più vincente di sempre, ma chiude anche il circolo ristretto dei 20 piloti che si contenderanno il prossimo Mondiale di Formula 1. Mercedes, oltre ad essere finalmente ultima in qualche cosa, in questo caso nella comunicazione del prossimo duetto ufficiale, non ha tuttavia operato modifiche a un tandem che, fin qui, sta funzionando perfettamente. Hamilton continuerà presumibilmente a vincere e Bottas continuerà presumibilmente a regalarsi e a regalarci l’illusione di poter essere competitivo almeno per i primi cinque o sei gran premi.

coppie Formula 1

Accanto a Mercedes, altre due scuderie hanno seguito la strada del consolidamento per la propria coppia di piloti, sebbene nessuna di queste possa minimamente auspicare di poter impensierire le Frecce d’Argento. Alfa Romeo-Sauber e Williams hanno, infatti, confermato in blocco i piloti dello scorso anno. Se per Alfa Romeo gli unici dubbi che potevano riguardare la promozione in F1 di Mick Schumacher sono stati fugati da una buona stagione di Giovinazzi e dall’ennesima riconferma dell’Uomo di Ghiaccio, ben più animata può definirsi la situazione di Williams, perlomeno fino alla firma di Hamilton. Innegabile che la crescita di George Russell e il clamoroso exploit messo in mostra nel GP di Sakhir dello scorso anno proprio su Mercedes, non abbiano fatto suonare qualche campanello tra i membri del Board di Brackley. Russell poteva essere e forse è stato per davvero lo spauracchio messo sul tavolo delle trattative per il rinnovo di Hamilton. Il buon senso, tuttavia, ha ovviamente prevalso, con Re Lewis ancora a capo del suo regno e Russell costretto ad attendere ancora un altro anno in purgatorio.

Per le altre sette scuderie di F1, invece, il campionato mondiale 2021 si aprirà con una coppia di piloti inedita, in seguito a uno dei rimescolamenti più vasti ed emozionanti di guide ufficiali degli ultimi anni.

RED BULL – Marko e nuvole

Da quando Max Verstappen è sbarcato in Red Bull l’unica domanda possibile in merito ai piloti ufficiali è stata “Chi affiancheremo a Max?”. Con Gasly e Albon la scuderia britannica ha cercato di premiare il proprio artigianato, con due piloti dell’Academy promossi in RB dopo un passaggio in Toro Rosso. I risultati non hanno premiato queste scelte conservative, soprattutto per via dell’evidente superiorità della prima guida olandese. L’opportunità per provare qualcosa di nuovo porta il nome di Sergio Perez, tagliato fuori dai sedili della Racing Point/Aston Martin e libero sul mercato. Dopo aver deciso di non proseguire con Albon e che Perez potesse rappresentare una scelta più solida rispetto a Hulkenberg, firmare il messicano è stato un gioco da ragazzi. Per Perez questa è, probabilmente, sia la miglior occasione della carriera che l’ultima per dimostrare di essere molto più di un pilota da middle-class. Non solo, è anche la vittoria del suo talento e della sua incredibile costanza, un traguardo che già così premia il suo lavoro e la sua tenacia.

Il duello con Verstappen, ci speriamo, sarà uno di quelli proibiti ai cuori teneri, considerando che Perez non è certo privo di esperienza e di grinta, probabilmente le uniche armi in grado di impensierire Super-Max. Soprattutto, Perez sembra davvero la scelta ideale per sperare di poter raccogliere quei punti in più necessari quantomeno per impensierire la Mercedes nella corsa al titolo costruttori. Chi, invece, un poco perde in questo avvicendamento è Helmut Marko che, dopo tanti amori di contrabbando, si ritrova costretto a sposare un pilota esterno alla Red Bull Academy, qualcosa di decisamente contrario alla sua filosofia di gestione.

ASTON MARTIN – Make Seb Great Again

Il cambio di nome e di pelle non deve ingannare. Sotto alla prossima Aston Martin da F1 batte ancora il cuore della Racing Point (con tutto quello che di questa scuderia nel 2020 si è detto in tema di originalità del progetto) e della famiglia Stroll. Ovviamente confermato, Lance Stroll non avrà più di fianco Sergio Perez, decisamente troppo scomodo come avversario di casa.

Spazio allora a Sebastian Vettel, in uscita dalla Ferrari con qualche capello in meno e qualche sassolino nelle scarpe ancora da togliersi. Il nuovo corso targato Aston Martin sembra fatto apposta per dare a entrambi gli stimoli giusti e trovare finalmente la miglior versione di sé stesso, parlando del canadese, oppure ritrovarsi dopo un paio di anni decisamente complessi pensando al tedesco. Immaginare un Vettel per metà maestro e per metà scudiero del canadese non rende né merito né onore alla carriera e all’esperienza di un pilota che, nonostante qualche scivolone, ha dimostrato di avere ancora diversi assi nella manica. Per Lance Stroll, invece, è giunto il momento di ridestarsi dal mediocre torpore degli ultimi anni, durante i quali non possono essere bastati un paio di lampi sotto la pioggia per poter giustificare un sedile in F1.

MCLAREN – Una risata salverà Woking

Inutile girarci intorno. L’hype generato dalla scuderia inglese per la prossima stagione è già alle stelle. Merito di un progetto tecnico che ha riportato la McLaren ai vertici della Formula 1 e del rapporto tra Norris e Sainz che ha permesso a entrambi una crescita strepitosa in pista, regalandoci una bromance che in questo campionato mancava da tempo. L’addio di Sainz è stato salutato con grande affetto da tutto il team inglese ma è bastato davvero poco per spostare l’attenzione verso il nome del nuovo sostituto.

Daniel Ricciardo, in uscita da Renault dove ha lasciato due podi e un tatuaggio per Abiteboul, sembra davvero la rappresentazione del sostituto perfetto dopo Sainz, sia in termini di qualità tecnica, mai in discussione, che di presenza scenica. Al fianco di Norris forma sia una coppia tra le più dinamiche e spettacolari del campionato, ovviamente votata all’attacco su ogni circuito, che un duetto comico di assoluto livello. L’impressione è che se i due riusciranno a divertirsi tra loro prima ancora che a divertire, ne vedremo davvero delle belle.

Attenti a quei due...

FERRARI – Cosa rimane dopo la SF1000?

Cinquantuno anni di età e zero titoli. La Ferrari si ringiovanisce pur rinunciando a un pilota campione del mondo, Seb Vettel nel caso specifico. La scelta di Sainz come pilota da affiancare a Leclerc premia un ragazzo che ha ben chiaro cosa voglia dire fare gioco di squadra ma che ha anche imparato a essere veloce e costante. Sulla carta la coppia di piloti è di primissima fascia, segno che il marchio e la storia della Rossa hanno ancora un certo impatto sulla F1. Lo stesso non si può dire della vettura, brillante a tratti nel 2019, disastrosa nel 2020.

Avere Leclerc e Sainz in squadra (con contratti impegnativi tra l’altro) e non riuscire a fornire un’auto competitiva sarebbe uno spreco troppo grande da sopportare, anche per un blasone così importante. Tornando poi ai piloti, i protagonisti di questo pezzo, quella tra Leclerc e Sainz sarà un’alchimia tutta da trovare in pista, con il monegasco osservato speciale. Certe leggerezze, viste anche lo scorso anno proprio con Vettel, andranno cancellate. Non c’è dubbio che sia Leclerc il miglior prospetto tra i due ma le responsabilità che questo titolo porta richiedono anche maggior attenzione in certe scelte.

ALPINE – Certi amori non finiscono…

…fanno dei giri immensi, tipo in Gran Bretagna e negli States e poi ritornano. Il riferimento musicale (il Festival di Sanremo è finito da poco) è chiaramente rivolto al ritorno in F1 di Fernando Alonso, con la stessa scuderia che gli ha permesso di laurearsi campione del mondo nel 2005 e nel 2006. La Renault, nel frattempo, ha scelto di rinominare il proprio team in Alpine F1, regalandosi una veste più vicina ai colori nazionali francesi, oltre che legata al brand di autovetture sportive posseduto dalla stessa Renault. Nuovo nome, nuovi colori e nuove figure dirigenziali, tra le quali c’è spazio anche per Davide Brivio che dalla Suzuki passa alla Alpine per ricoprire il ruolo di Racing Director.

Una delle costanti è Esteban Ocon, pilota che nel 2020 è riuscito a togliersi la ruggine dell’anno trascorso come terza guida Mercedes, chiudendo in crescendo con persino un podio nel pazzo GP di Sakhir. La convivenza con Alonso sarà uno dei temi della sua prossima stagione ma, dando uno sguardo più ampio, l’intero sistema Alpine dovrà trovare il giusto equilibrio per supportare e sopportare le sempre elevate richieste del pilota spagnolo. Attenzione, però, perché per lo stesso Alonso ci sarà innanzitutto un sedile da difendere, cosa apparentemente semplice ma non scontata in un team che, seppur in lieve crescita, non potrà di certo fornirgli una vettura di primissimo livello. Insomma, un occhio alla Alpine merita buttarlo, se non altro per capire se si parlerà del team francese come sorpresa o come polveriera.

ALPHA TAURI – Il progetto Red Bull non si snatura

Non riconfermare Gasly sarebbe stato un crimine e, con l’arrembante Yuki Tsunoda pronto per la promozione in F1, il sedile sacrificabile non poteva che essere quello di Daniil Kvyat. Fuori il russo, il quale ha già trovato spazio come terzo pilota Alpine, ecco dunque il giapponese che tanto bene ha fatto in F2 lo scorso anno e che rappresenta una scelta fatta nel solco dell’accademia Red Bull.

Si tratta anche di un rilievo che garantisce prospettiva, considerando che Verstappen e Perez, almeno per un paio di anni, monopolizzeranno i sedili della Red Bull. Allora via a un programma di crescita paziente, ma fino a un certo punto, con Tsunoda come protagonista, in una scuderia che nel preparare giovani piloti ha davvero pochi eguali. Non dovesse bastare, l’altro sedile è pur sempre occupato da un solidissimo Gasly che ormai ha fatto di Faenza una sorta di seconda casa e dell’ex Toro Rosso una sorta di scudo che gli ha permesso di diventare pure campione nel GP d’Italia lo scorso anno.

HAAS – Nel nome del padre

Per quanto Nikita Mazepin abbia fatto letteralmente di tutto per spostare le attenzioni mediatiche su di lui, il vero motivo per cui varrà la pena seguire la Haas la prossima stagione porta il nome di Mick Schumacher. Il figlio di Michael avrà la grande opportunità, così come il peso, di mettere d’accordo i tifosi più giovani e quelli più nostalgici. La sua storia è già meritevole di attenzione, con i successi in F3 e in F2 che hanno riportato uno Schumacher al successo nel mondo delle monoposto. Adesso però arriva la sfida più grande, per di più con una partenza ad handicap considerando la poco competitività della scuderia americana in cui è approdato.

Il figlio di Michael sprizza entusiasmo da tutti i pori.

Attenzione, poi, proprio a Mazepin, pronto a tutto pur di scrivere la propria di storia in F1. I primi capitoli non sono stati di sicuro entusiasmanti, con polemiche che hanno già travolto un pilota che già deve scontare il fatto di essere approdato in questa competizione anche, se non soprattutto, grazie ai soldi e all'influenza del padre. Se poi parliamo di pista, di capacità di guida ecco, Mazepin potrebbe pure essere l’erede naturale di Magnussen e Grosjean, piloti certamente più talentuosi ma comunque portati a manovre poco ortodosse.

C’è da sperare che la calma di Schumi jr. possa contagiare (similitudine quanto mai opportuna) quante più persone possibile all’interno della Haas.


 

  • Nato nel 1997 a Udine e cresciuto, come tanti, inseguendo un pallone con alterni successi. Studente (ancora per poco), difensore in una squadra di bassa categoria in Friuli, difficilmente esiste uno sport che non apprezzi. Segue con grande passione il mondo dei motori e la F1, il carrozzone più famoso al mondo. Oltre allo sport tanto cinema (Lynch grazie per tutto) e qualche buon libro, il tutto innaffiato da un buon vino friulano.

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