Chi è il Beppe Vessicchio del calcio Italiano?
Rispondiamo alla domanda di Lorenzo Tabarini.
Caro Lorenzo, finalmente la tua domanda ci permette di svestirci dai panni di noiosi osservatori nerdoni dello sport e di indossare invece quelli dell'italiano medio, panni che, detto tra noi, indossiamo anche con un certo piacere. E allora, cosa piace all'italiano medio? Due cose essenzialmente (non fare battutacce); il calcio e Sanremo. E allora noi parliamo di calcio e parliamo di Sanremo, insieme, in un trionfo di mediocrità.
Chi è il Beppe Vessicchio del calcio italiano, tu ci chiedi.
La domanda sembra sciocca ma così non è; anzi, si tratta di un quesito complesso, a cui possiamo arrivare solo dopo attenta deduzione, come fosse un enigma da risolvere. Per prima cosa, dobbiamo brevemente mettere insieme qualche dato: chi è Beppe Vessicchio? Che informazioni abbiamo su di lui? Partiamo dalle cose che sanno tutti: sappiamo che è un direttore d'orchestra, ovviamente. Quindi da ció possiamo dedurre un po’ di sue caratteristiche umane: sicuramente sa dirigere tante persone diverse, sa assumersi le sue responsabilità e sa quindi fungere da collante di un gruppo molto eterogeneo (no, non ho la più pallida idea di cosa faccia concretamente un direttore d'orchestra, ma che c’entra). Dunque l'equazione risulta fin troppo facile. Il Beppe Vessicchio applicato al calcio non potrebbe che essere un allenatore, o al limite un vecchio capitano, una bandiera anziana dello spogliatoio.
Andiamo avanti con le informazioni per completare il nostro puzzle. Sappiamo che Vessicchio è molto, molto amato dalla gente. Nel 2020 addirittura l'Ariston lo ha omaggiato di una standing ovation, nemmeno fosse Bono Vox. Lo amano tutti. Lo amano i bambini, che vedono nella sua barba lunga e bianca una figura buffa e simpatica, che ricorda un po’ Babbo Natale; ma lo amano anche e soprattutto gli adulti, che vedono nella sua statuarietà silenziosa un punto di riferimento stabile, non soggetto al logorio del tempo e dello spazio, in grado di rievocare ricordi familiari felici, un po’ come la Madeleine di Proust. Sempre lì fermo, al suo posto, con il sorriso nascosto dai peli e la bacchetta in mano, a prendere le ovazioni in silenzio. Tu sai che voce ha Beppe Vessicchio? Io no, ma non serve saperlo. Vessicchio, come i grandi leader dello spogliatoio parla con lo sguardo, con un’inclinazione delle sopracciglia, con una smorfia sulle labbra.
C’è effettivamente qualcosa di immanente nella sua figura. Lui stesso rispondendo a chi gli ha chiesto spiegazioni sul suo successo social, ha dichiarato in maniera eterea . “La mia assenza. Non partecipando non disturbo”. Questa sorta di immobilismo ascetico non puó che farci immaginare Vessicchio come un giocatore che fa della tattica e della posizione il suo assoluto punto di forza; dunque non potremmo che immaginarlo come un difensore centrale vecchio stile, poco a suo agio con la costruzione dal basso, (nella stessa intervista si lascia andare a osservazioni sui cambiamenti della figura del direttore d'orchestra che sanno di nostalgia per i tempi in cui si buttava la palla lunga e si pedalava), o ancora meglio, come un metodista davanti la difesa, con ritmi non elevati di gioco ma dotato di grande sapienza nelle letture difensive. Più di distruzione che di costruzione, insomma.
Un’altra informazione su Vessicchio; stavolta andiamo un po' nel dettaglio. Consultando Wikipedia troviamo un'informazione che ci illumina particolarmente e ci avvicina in maniera forse decisiva alla soluzione del nostro enigma; dal 2017, il nostro Beppe è il direttore artistico dello Zecchino d'Oro. Questo vuol dire solo una cosa. Vessicchio ama lavorare con i giovani, fungere da guida, come un vecchio santone in grado di indirizzare la gioventù verso ciò che è giusto e ciò che è buono.
Insomma a questo punto, mettendo insieme gli indizi raccolti, la questione dovrebbe essere pacificamente risolta. Facciamo il punto della situazione. Vessicchio è un capitano, un leader silenzioso di vecchio corso dello spogliatoio, sempre fedele alla sua squadra. In campo lo vediamo come un centrocampista metodista, a passo lento, in grado di compiere sapienti letture difensive e magari di randellare quando serve. Ama stare in mezzo ai giovani, essere per loro un modello, una guida.
Direi che più chiaro di così si muore. L’enigma è risolto. Beppe Vessicchio è ovviamente Francesco Magnanelli.
(Q/A uscito nell’ultimo numero di “Catenaccio”, la nostra newsletter al cui interno trovate approfondimenti sulla settimana sportiva, consigli culturali, compilation di cose brutte, domande dal pubblico e tante altre cose interessanti. Se non ci sei ancora iscritto e vuoi riceverla ogni sabato mattina, questo il link dove registrarsi: https://mailchi.mp/bd0be5dfdb40/t5rrmyi31o)
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