Considerazioni sparse post seconda serata - Sanremo 2021
In una serata che scorre lenta, bocciati Random e Gio Evan. Brillano invece Willie Peyote, Malika, ma soprattutto Elodie. E' nata una star?
- Ieri scrivevo che c’è vita anche senza pubblico, ma già oggi, finita la sbornia di aver ritrovato una parvenza di normalità grazie al Festival, si avverte qualche scricchiolio e si ha la sensazione che manchi qualcosa. Forse è proprio il teatro vuoto e la conseguente assenza di interazione, forse è la scaletta ipertrofica nonostante il contenuto numero di “big” chiamati ad esibirsi, resta il fatto che l’intera serata scorre via un po’ troppo lentamente (e no, non è l'assenza di Ibra, che a dire il vero si nota poco). Persino il quadro di Achille Lauro sembra sottotono, e questo la dice lunga;
- Dopo Matilde De Angelis, è il turno di un’altra donna sugli scudi. Elodie agisce meno da presentatrice, ma quando scende le scale per il suo geniale medley - che spazia da Vogue a Battito Animale, passando per Tequila e Guaranà, Fotoromanza e La Luna Bussò - si prende tutta la scena. Fiorello è a tratti un po’ vintage ma si conferma grande showman e non sfigura mai quando canta: geniale il pezzo sui vecchi ai cantieri sulle pseudo-note di Vasco. Molto apprezzabile lo spazio dedicato alla triste vicenda sportiva di Alex Schwarzer, anche se Amadeus tende a rimanere un po’ troppo in superficie, ma le interviste intimiste non rientrano nel suo expertise. Positiva anche la presenza di Cristiana Girelli (meno la domanda), mentre ci saremmo risparmiati la prezzemolina Francesca Barra nei panni di Uma Thurman e la staffetta infinita Cinquetti-Leali-Marcella Bella;
- I problemi di audio riscontrati ieri sembrano risolti, ma alcuni cantanti risentono comunque dell’emozione della prima esibizione. E’ comprensibile: l’Ariston, per quanto piccolo, è un palco che incute timore reverenziale anche ai più temerari. Inoltre un anno di inattività, senza live, senza live si fa sentire per tutti;
- Venendo alle pagelle, per i brani in gara complessivamente la serata merita più della sufficienza. Tripudio per Willy Peyote (8), che sarebbe il nostro preferito anche solo per la citazione di Boris, ma ha anche uno dei brani meglio scritti e più orecchiabili. Candidato serissimo per il Premio della critica. Spicca anche Malika Ayane (7,5): la sua canzone merita un secondo ascolto più attento, ma la sua voce inconfondibile (tra le poche a non fare nemmeno una sbavatura, ovviamente) è perfetta per il Festival e riuscirebbe a rendere piacevole anche la lettura di un elenco telefonico. La Rappresentante di Lista (7), che dato il nome singolare come da tradizione indie è un gruppo, ha il brano più "Eurovision "di questa edizione e lo innaffia con una esibizione convincente. I fan di lunga data de Lo Stato Sociale (6,5) storceranno un po’ il naso per la loro svolta “commerciale”, ma si confermano ottimi performer e fanno cantare e ballare con una prova da vero collettivo (dato che il frontman è stato tutto il tempo in uno scatolone). Da tenere d'occhio in ottica podio. Gaia (6,5) tiene bene il palco, Fulminacci (6,5) meno ma ha un buon testo. Ermal Meta (6,5) potrebbe arrivare di più dopo qualche ascolto, ma le sue qualità da interprete sono indiscutibili. Se la potrebbe giocare come Gabbani lo scorso anno, grazie alla demoscopica. Orietta Berti (s.v.) ci regala il momento #freschezza con un salto negli anni ’70. Irama (6) ci sottopone invece a un'overdose di autotune, ma data la sfortuna che lo ha colpito, non ci sembra il caso di infierire;
- Rimandati: a Bugo diamo 5 perché gli si vuole bene e perché faceva musica indie prima che andasse di moda, però sul palco fa veramente fatica e la canzone è più debole di “Sincero”. Gio Evan (4,5) è perfetto come autore per i baci Perugina o la retorica pucciosa di Lorenzo Tosa, ma a un primo impatto cantare sul palco dell'Ariston forse non è proprio nelle sue corde. Random (3) ha 19 anni, spopola nel pubblico teen con brani da decine di milioni di riproduzioni di Spotify, eppure si presenta con doti canore più che discutibili e con una canzone che fa sembrare avanguardistica Orietta Berti. Per una volta ci fa essere d'accordo con la giuria demoscopica.
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