L'ennesimo capolavoro confezionato dalla Premiata Sartoria Guardiola
Guardiola si è dimostrato per l'ennesima volta capace di rinnovare il suo calcio per arrivare allo scopo ultimo: produrre un capolavoro.
La scorsa settimana, in un arco di soli sei giorni, il Manchester City di Pep Guardiola ha surclassato Liverpool e Tottenham, fino a qualche mese fa considerate pressoché unanimemente come le più accreditate sfidanti per il titolo, con un totale di sette gol fatti e soltanto uno subito (1-4 ad Anfield Road e un secco 3-0 sugli Spurs). Ha vinto poi il recupero contro l'Everton di Ancelotti, ha sconfitto senza patemi l'Arsenal e ieri sera ha liquidato senza grosse difficoltà il Borussia Monchengladbach in Champions League. Grazie a questi risultati strabilianti, i Citizens si sono definitivamente imposti come prima forza del campionato e hanno accumulato un margine molto ampio - dieci punti da Manchester United e Leicester - che consentirà loro di focalizzare gran parte delle energie fisiche e mentali proprio alla fase finale della Champions.
L'impresa compiuta dal City negli ultimi mesi non è straordinaria soltanto per il filotto quasi irreale (13 vittorie consecutive in Premier, 19 in tutte le competizioni), per la ridicola differenza reti in campionato (+35, 50 gol fatti e 15 subiti), per le difficoltà mostrate a inizio stagione (dopo 9 giornate era tredicesimo a -9 dalla vetta) o per la lunga assenza del suo leader Kevin De Bruyne. Ciò che rende veramente straordinario il cammino degli Sky Blues è l'ennesima riuscitissima evoluzione di Guardiola, sarto dalle mani d'oro che, con in mano tagli grezzi dei tessuti più pregiati al mondo, si dimostra costantemente capace di rinnovare il suo stile per arrivare allo scopo ultimo: produrre un capolavoro.
La prima caratteristica che salta all'occhio osservando attentamente questo nuovo abito confezionato su misura per il City 2020/21 è l'estrema solidità, frutto della cura maniacale che il coutourier catalano dedica a ogni singola finitura. Le statistiche ci possono dare soltanto un'idea generale, ma comunque impressionante, di quanto vesta bene questo nuovo abito: due gol concessi (contro ventotto segnati) nelle ultime dodici giornate. Dalla brutta sconfitta 2-0 maturata contro il Tottenham di Mou lo scorso 21 novembre, che secondo molti era segno della fine del ciclo Guardiola e ufficializzazione delle ambizioni di vittoria per gli Spurs, il City non ha mai concesso più di un gol agli avversari. Insomma, la batosta del New White Hart Lane non è stato l'inizio di una spirale negativa di gioco e di risultati come alcuni nel gioco si aspettavano. Erano invece le prove sartoriali del Guardiola 4.0, del Guardiola al tempo della pandemia. Infatti, come ha scritto l'Independent, quello che stiamo vedendo probabilmente non è l'ideale di calcio del catalano, ma è un compromesso pragmatismo necessario, un adattamento alle circostanze attuali.
La grandezza di questo Manchester City è in parte dovuto alla capacità che ha avuto Guardiola di comprende il "calcio pandemico" molto più velocemente di chiunque altro. Dopo poche partite, Pep si è reso conto che il taglio disegnato negli ultimi anni non erano più adatto alla contemporaneità. D'altronde, lo ha affermato lui stesso la scorsa settimana, riferendosi alle "molte ragioni" che lo hanno spinto a cambiare dopo il noiosissimo 0-0 nel derby contro lo United di inizio dicembre. Le ragioni addotte sono il calendario più congestionato di sempre e la conseguente mancanza di tempo per allenarsi, preparare le partite e riposare. Una delle sorprese più palesi è certamente l'impatto incredibile di Ruben Dias, ma di certo questo non è sufficiente a spiegare una fase difensiva che rasenta la perfezione.
Il manager dei Citizens ha preso molti accorgimenti, in primis la decisione di limitare il pressing à la tedesca che aveva giocato un ruolo fondamentale nel Guardiola 2.0 (Bayern) e 3.0 (prime due Premier vinte al City). La logica è ovvia: il pressing alto e molto intenso sarebbe rovinoso sul lungo termine in una stagione come questa e in un campionato a ritmi altissimi quale è la Premier League. Non si tratta solo di prevenire la stanchezza in partita o in settimana, bensì di prevenzione degli infortuni, un tema su cui Guardiola insiste da anni. Più in generale, le sconfitte di inizio anno (in particolare i 5-2 con il Leicester) e le difficoltà del Liverpool hanno mostrato come manchino le energie per questo tipo di gioco, che ha avuto troppo spesso un'influenza negativa sulla fase difensiva.
Il City si moderato, è meno aggressivo ma anche meno fluido. Gli interpreti - tranne Cancelo - non lasciano così tanto la propria zona. Ai terzini è stato ordinato di entrare più dentro al campo anziché allargarsi e spingere in profondità. Questo offre una base più solida su cui poi costruire il possesso. Guardiola, insomma, sta accettando di essere meno creativo rispetto agli ultimi anni. È tornato ai suoi principi di base, all'importanza della posizione, per sviluppare una manovra più concreta ed equilibrata che ha esaltato le capacità difensive prima rimaste in ombra.
Come spiega l'ex Citizens (nonché recordman di presenze in Premier League) Gareth Barry fino a poco fa «sapevi che avrebbero dominato il pallone, ma anche che una squadra brava in contropiede avrebbe creato problemi. Il match con gli Spurs lo ha reso palese». Ed è proprio da lì che le cose sono cambiate: grazie ai terzini più bassi e centrali in fase di attacco, schierati per prevenire i contrattacchi, è diventato molto difficile prenderli in campo aperto. E "molto difficile" è un eufemismo. Nelle ultime tre stagioni il City aveva concesso una media di 0,8 occasioni da gol a partita. L'anno scorso erano arrivate a 0,97. Nel '20/21 sono 0.48: la metà.
Sì, Cancelo nel mentre si è trasformato in questo giocatore
A quanto si dice Oltremanica, con i risultati è tornata la fiducia incondizionata tra Guardiola e la squadra. Pare che dopo il semi-flop dell'anno scorso alcuni giocatori si stessero stancando dell'intensità richiesta dal catalano, ma che la sua intelligenza calcistica abbia ancora una volta impressionato i suoi e cementato i rapporti. Tutti si dicono contenti di lavorare duro e lo stesso Guardiola si mostra molto più rilassato. Dopo il primo anno in Inghilterra, Pep aveva capito che per vincere in Premier era necessario evolversi per adattarsi. Si è evoluto e ha stravinto. Ora che il contesto è cambiato, ha capito che c'era bisogno di cambiare. Ha cambiato e sta stravincendo. Vedremo come andranno a finire Premier e Champions League e nel frattempo godiamoci l'ennesimo capolavoro confezionato dalla Premiata Sartoria Guardiola i Sala.
(articolo uscito nell’ultimo numero di “Catenaccio”, la nostra newsletter al cui interno trovate approfondimenti sulla settimana sportiva, consigli culturali, compilation di cose brutte, domande dal pubblico e tante altre cose interessanti. Se non ci sei ancora iscritto e vuoi riceverla ogni sabato mattina, questo il link dove registrarsi: https://mailchi.mp/bd0be5dfdb40/t5rrmyi31o)
Ti potrebbe interessare
Dallo stesso autore
Newsletter
Iscriviti e la riceverai ogni sabato mattina direttamente alla tua email.