Chico, il nuovo talento di casa Conceição
Francisco Chico Conceição non sembra solo un figlio d'arte.
A tredici minuti dalla fine del derby contro il Boavista, seconda squadra di Oporto, al Porto di Sergio Conceição sotto di un gol, serviva qualcuno che potesse dare l’ultima scossa prima del triplice fischio. Guardarsi in panchina e trovare nel proprio figlio l’ultima carta da giocare non è una roba che capita tutti i giorni.
Eppure, “Chico” Conceição, in quel momento, è sembrato all’allenatore, e non al padre, la scelta giusta. Nonostante il fatto che quell’ingresso avrebbe rappresentato l’esordio assoluto in Primeira Liga per un diciottenne dal cognome pesante.
Fiducia ripagata
Perché Chico è ancora prima di tutto il figlio di Sergio, ala destra vista in Italia tra Lazio, Parma e Inter, bandiera del Porto e della nazionale portoghese, dal 2017 allenatore della squadra più rinomata della terza città lusitana. Capace di vincere due campionati e di imbrigliare la Juventus nell’andata degli ottavi di finale di Champions League, il lavoro non passa più inosservato negli ambienti calcistici europei.
Ma tornando all’ultimo sabato sera del do Dragão, la squadra non poteva tornare a casa a mani vuote dal derby cittadino prima dello scontro di CL. In questi casi il rischio per l’allenatore è lecito, anzi dovuto; anche perché nella testa del giocatore azzardo è sinonimo di fiducia, e questa può essere ripagata.
Così succede, con un gusto diverso per il mister prima e per il padre poi. Il giovane portoghese entra e fa quel che sa fare. Parte dalla fascia destra per rientrare sul suo mancino, dando retta a un istinto che gli impone di puntare l’uomo. Il Porto pareggia quasi subito ma è deciso a cercare la vittoria. Passano meno di dieci minuti e finisce per essere steso in area di rigore, con l’arbitro che indica il dischetto. L’errore dagli undici metri di Sergio Oliveira non ferma il Porto e al minuto 88 tutto sembra potersi trasformare in una favola: Chico si inserisce in area, disorienta un avversario con i primi due ravvicinati tocchi e poi anticipa i due davanti con un tiro mancino che costringe il portiere a distendersi per respingere; sulla palla si avventa Evanilson che mette in rete nonostante il contrasto di un avversario.
Il merito è tutto del numero 85, che comincia a correre verso la panchina cercando il padre che urla di gioia. Nell’abbraccio tra i due c’è molto di più del gioco del calcio. Il VAR però rovina il momento e annulla tutto, trascinando la partita verso il pareggio. Quell’abbraccio e quell’emozione, tuttavia, rimangono ben saldi nella mente di padre e figlio. E segnano un frammento della carriera dell’allenatore e del giocatore.
Non solo uno spezzone
Classe 2002, 170 centimetri di altezza, quadricipiti solidi e mancino raffinato. Se non si fosse tagliato il caschetto di capelli, “Chico” avrebbe rischiato di diventare il sosia portoghese del primo Lionel Messi. Tanto che in patria, esagerando un po’, l’avevano già paragonato più volte al numero 10 del Barcellona. Quarto di cinque fratelli, tutti calciatori tranne il più piccolo – per ora - Chico passa per un breve periodo nelle file delle giovanili dello Sporting Lisbona, per poi approdare al Porto nel 2018, dopo aver già esordito nella nazionale U16 portoghese. Da quel momento, i dragões non se lo sono fatti più scappare, facendogli firmare il primo contratto da professionista nell’estate del 2020. L’esordio in Primeira Liga è arrivato dopo l’inizio più che positivo di stagione nella squadra B della società, che milita nella seconda serie portoghese: quattro gol e due assist in diciotto partite, in una squadra che fatica a far punti.
Il saluto con Cristiano, alla fine del match contro la Juventus.
Ala destra o vero e proprio esterno offensivo, ha nel piede sinistro la sua arma preferita. Predilige accentrarsi per cercare le trame giuste per il suo mancino, equilibrando il suo apporto tra conclusioni verso la porta e ricerca dei compagni. Non è raro vederlo abbassarsi sulla linea di centrocampo per sfruttare maggiormente la sua accelerazione palla al piede, che unita alla rapidità nello stretto, rende il giovane lusitano un corpo imprevedibile per gli avversari. Nonostante la mancanza di stazza, il fisico è forte e il talento nato a Coimbra ne sembra già pienamente consapevole, soprattutto nei momenti in cui il difensore saltato nell’uno contro uno, quando inizia la rincorsa, vede spesso tagliarsi la strada, essendo costretto al fallo o a lasciarlo scappare via verso la porta.
Quella di Chico è stata una settimana speciale. Perché dopo l’esordio in Portogallo è arrivato anche l’esordio in Europa, negli ultimi quattro minuti dell’andata degli ottavi di finale di Champions League contro la Juventus. Al nuovo talento di casa Conceição sembra che non sia stato regalato niente se non il talento. Ora spetta a lui confermare questa sensazione.
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