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, 10 Febbraio 2021

Considerazioni sparse post Atalanta-Napoli (3-1)


L'Atalanta non è più una sorpresa da tempo e ora meriterebbe come non mai l'immortalità di un trofeo per certificare questi anni straordinari.


 - Va in finale la squadra più forte e che ha meritato di più. L'Atalanta non è più una sorpresa da tempo, ma riesce sempre a stupire: i nerazzurri meriterebbero l'immortalità di un trofeo a certificare questi anni straordinari;

- Gara che ci mette poco a mettersi in discesa per la Dea: bastano dieci minuti a Zapata per estrarre il coniglio dal cilindro, altri sei a Pessina per salire in cattedra. Il gol del 2-1 non scompone gli uomini di Gasperini, che con l'ingresso di Ilicic danno nuova linfa alla gara, riprendendo in mano le redini di una partita che, in fondo, non è mai sfuggita del tutto al loro controllo;

- Per il Napoli solo qualche minuto di grande speranza, coinciso con la prima mezz'ora del secondo tempo in cui i partenopei avevano mostrato il carattere giusto per tentare la rimonta. In pochi minuti però il mondo cade loro addosso: dal possibile 2-2 (strepitoso Gollini nella circostanza) si passa al 3-1 che coincide coi titoli di coda;

- Napoli che quindi, anche se solo a tratti, ha mostrato il famoso veleno predicato da Gattuso. Però, parafrasando un capolavoro del cinema, "quando una squadra con il veleno incontra una squadra che gioca bene al calcio, sa occupare gli spazi e sa muovere velocemente e intelligentemente il pallone, la squadra col veleno è una squadra eliminata";

- Nell'Atalanta va sugli scudi ovviamente Pessina, che con la sua pregevole doppietta decide la gara. Bene anche Sutalo, nell'inedito ruolo di esterno, Gollini come detto risponde presente quando chiamato in causa. Nel Napoli bocciata malamente l'intero reparto difensivo: Maksimovic, Rrahmani e Di Lorenzo oggi hanno fatto venire più di un dubbio di essere all'altezza della categoria. Incolpevole il povero Ospina, perforato in continuazione ma ultimo ad arrendersi ai tanti attacchi avversari. Bene anche Osimhen, che entra a pieno nell'azione del 3-1 (grazie, mamma Rai).

  • Nato per puro caso a Caserta nel novembre 1992, si sente napoletano verace e convinto tifoso azzurro. Studia Medicina e Chirurgia presso l'Università degli studi di Napoli "Federico II", inizialmente per trovare una "cura" alla "malattia" che lo affligge sin da bambino: il calcio. Non trovandola però, se ne fa una ragione e opta per una "terapia conservativa", decidendo di iniziare a scrivere di calcio e raccontarne le numerose storie. Crede fortemente nel divino, specie se ha il codino.

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