Considerazioni sparse post Benevento-Sampdoria (1-1)
Masterclass di fasi difensive.
- Primi 25 minuti da manuale del calcio difensivo: entrambe le squadre restano ordinatissime, alternando difesa posizionale e pressing alto, senza mai lasciare spazio per verticalizzare né tempo per pensare a chi ha la palla tra i piedi. Gli unici pericoli, da una parte e dall'altra, arrivano da errori tecnici individuali. Dopo la prima mezz'ora, complice il calo d'intensità delle Streghe, la Samp comincia a prendere campo e a spingere per il vantaggio, ma viene puntualmente neutralizzata dal trio Montipò-Glik-Tuia;
- In una primo tempo così bloccato e poco entusiasmante non si può fare altro che apprezzare le mosse e contromosse tattiche con cui due ottimi strateghi quali Ranieri e Inzaghi hanno provato a minare le certezze dell'avversario. Per il primo terzo di gara la premiata ditta Schiattarella&co riesce a sbarrare ogni linea di passaggio ad Adrien Silva, costringendo i blucerchiati a inutili lanci sulle punte. Ranieri risponde alzando Thorsby e facendo rientrare Candreva come falso regista, mossa che scompagina le marcature e permette alla Samp di arrivare in area molto più pericolosamente;
- Il secondo tempo comincia a ritmi più alti, con il Benevento che ci prova e - grazie all'ennesimo errore individuale, questa volta una vera e propria papera di Audero - riesce a passare in vantaggio al primo tiro in porta della sua partita. Il gol è un momento di svolta: la Sampdoria si allunga, si innervosisce, si sfilaccia, perde tempi di gioco e dà modo ai giallorossi di imporre il proprio gioco senza rischiare e creando diverse occasioni da gol;
- Dopo il pareggio di Keita, Pippo Inzaghi decide - per me inspiegabilmente - di rinunciare alla supremazia sul controllo della palla e del ritmo che aveva faticosamente ottenuto e che aveva portato ad un filotto di azioni pericolose. Il Benevento si schiaccia su un 5-3-2 poco pungente mentre la Sampdoria farcisce le proprie linee offensive di gente dal piede fino e dalla grande capacità di infilarsi negli spazi. Ne derivano dieci minuti di sofferenza che, fortunatamente per Super Pippo, non si concretizzano in una sconfitta che effettivamente sarebbe stata immeritata considerando i 95 minuti di gioco;
- Oggi voglio lanciare un appello che spero, con l'appoggio di voi lettori, possa partire dalle “Considerazioni Sparse” di Sportellate e arrivare dritto a Bogliasco nell'ufficio di Claudio Ranieri: mister, la prego, ci faccia vedere più Damsgaard. In una Samp che tra i tanti pregi non ha certamente quello della fantasia, questo ventenne danese rappresenta il miele che ci permette di ingoiare l'amara medicina della solidità difensiva. Praticamente ogni volta che ha messo piede in campo, Damsgaard ha regalato belle giocate, gol e assist (nonostante abbia giocato circa metà dei minuti disponibili, ha partecipato al 20% dei gol!) ma anche molta intelligenza tattica e capacità di adattamento.
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