Considerazioni sparse post Atalanta-Lazio (1-3)
Il classico di stampo britannico del calcio italiano non tradisce mai le aspettative.
- Non ho detto noia, ma gioia. Parafrasando il Califfo (Califano) è possibile così riassumere brevemente questo classico del calcio made in Italy. Basterebbe dire che tra giovedì e oggi si sono visti otto gol, così come citare il dato che vede negli ultimi quattro anni e mezzo Gasperini fare 317 punti e Inzaghi 318, con oggi, nonché far presente che sono le due squadre che più offrono una qualità di gioco di stampo britannico che prettamente italiano;
- “Pungi come un’ape, vola come una farfalla”. Il mantra di Muhammad Ali lo fa proprio la Lazio che è stata per 90’ solida, compatta, corta, concentrata ed ha espugnato il sempre ostico campo orobico;
- Marusic ripete il gol che due anni fa, a piedi invertiti, diede la vittoria a Marsiglia in Europa League e rompe gli indugi. L’Atalanta senza Hateboor e Gosens, i due esterni perno del gioco atalantino, fatica a costruire e produce poco. Il secondo tempo vede lo stesso canovaccio: El Tucu Correa segna il 2-0 e la Dea prova, confusamente, a mutare moduli e giocatori senza, però, trovare il bandolo della matassa. L’invenzione di Muriel poco sposta poiché “Il Pirata” Muriqi fissa nuovamente la distanza tra le due squadre di due gol;
- Savic sublime, Acerbi monumentale. Immobile altruista, Lazzari irrefrenabile e Marusic concreto. Lato bergamasco Zapata lotta, Ilicic spento, Muriel fantasioso;
- Nota a margine per la telecronaca di Borghi su DAZN: preciso, puntuale, competente e mai fuori luogo. Avercene di telecronisti così.
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