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Mick Schumacher
, 20 Dicembre 2020

Mick Schumacher, il pilota giusto nell'anno della "rinascita"


Con un doppio cambio nei piloti per il 2021, la Haas riporta in Formula 1 uno Schumacher a distanza di otto anni dall'ultima apparizione di Michael. Toccherà al figlio Mick raccogliere l'eredità del sette volte campione del mondo, un impegno affascinante quanto scomodo per il giovane pilota tedesco, quest'anno campione in Formula 2 con la Prema.


Rinascita

Il 2020 è stato certamente un anno di rinascita per la Formula 1. È stato l’anno dei lockdown nazionali che hanno portato alla cancellazione di diverse gare, costringendo i vertici di Liberty Media agli straordinari pur di non rinunciare a uno dei campionati di riferimento dell’intero panorama sportivo internazionale. In pochi mesi Liberty Media non solo ha organizzato un nuovo campionato di Formula 1 da 17 gare ma ha anche saputo cavalcare la notorietà dei giochi di simulazione di corse automobilistiche per dare il via al primo campionato virtuale di F1, con piloti veri affiancati a varie notorietà di diversa specie (dai golfisti agli youtuber). Un seguito più che degno allo stop imposto dall’emergenza Covid-19 che ha dimostrato come, a livello organizzativo, Liberty Media e Formula 1 siano state all’avanguardia sia per capacità organizzative, sia per sensibilità nella lotta al Coronavirus.

È stato l’anno di Pierre Gasly e di Sergio Perez, i due nuovi iscritti all’albo dei vincitori di almeno un gran premio in F1. Pierre Gasly aveva bisogno di un nuovo inizio dopo la debacle in Red Bull e la Toro Rosso/Alpha Tauri ha saputo restituirgli un sedile e una credibilità possibilmente ancora maggiore rispetto a quella che aveva prima della promozione nella scuderia di Milton Keynes. Sergio Perez, invece, aveva tra le mani una macchina di nuovo competitiva e l’occasione della vita. Ha disputato il miglior campionato della sua carriera e il successo a Sakhir ha finalmente ripagato i sacrifici di uno dei piloti più sottovalutati della categoria. Entrambi, in momenti diversi della stagione, sono stati avvicinati al secondo sedile della Red Bull ma solo per il messicano è arrivato il lieto fine con l’accordo ufficializzato proprio in queste giornate.

È stato l’anno dell’incidente di Grosjean, così terribile da squarciare la sua Haas e, allo stesso tempo, schermi e televisori di tutto il mondo con le immagini del tremendo impatto trasmesse in diretta mondiale. Una su tutte, quella del pilota, Romain Grosjean, che esce dal fuoco sfuggendo a un destino inenarrabile. Lui, il pilota francese, più di chiunque altro è stato il simbolo della rinascita, della tenacia dell’uomo di fronte al pericolo estremo.

Tra le pieghe di questo 2020, tuttavia, non si può più fare a meno di ignorare l’impresa di Mick Schumacher, figlio di Michael e simbolo della rinascita della passione per “quel” cognome e per le imprese, quelle del padre, che ancora oggi fanno emozionare tifosi e appassionati della Rossa e della F1. “Quel” cognome torna a farsi sentire, finalmente, dopo alcuni anni di silenzio forzato, di notizie appena sussurrate. C’è un altro Schumacher in rampa di lancio, campione del campionato di Formula 2 e futuro pilota in Formula 1 proprio con la Haas.

Con il numero 47, cifra che raccoglie sia il numero dei titoli vinti dal padre, sia la somma dei compleanni dei componenti della famiglia, Mick Schumacher salirà in macchina nel 2021 per disputare la sua prima stagione nella massima categoria. Lo farà al fianco di Nikita Mazepin, fino a quest’anno suo avversario in F2 e recentemente protagonista di alcune vicende che hanno costretto il team Haas, Liberty Media e Formula 1 a prendere le distanze dalle sconsiderate azioni del giovane russo.

Uno scivolone a pochi giorni dall’ufficializzazione della sua promozione in F1 che ha dato a molti l’occasione per riaprire la polemica nei confronti dei cosiddetti “piloti paganti”. Se Mazepin ha già fornito molto materiale per far parlare di lui, non necessariamente in termini positivi, Mick Schumacher non ha mai tradito il silenzio nel quale, dal terribile dicembre 2013, la famiglia del tedesco si è rifugiata. Schumi jr. rappresenta, in effetti, una sorta di antitesi del suo futuro compagno di squadra.

Timido e riservato, dicono di lui, certamente legato alla sua famiglia, con la madre, Corinna che ha festeggiato con lui i suoi traguardi più importanti. Un titolo F3 nel 2018, quello in F2 quest’anno, la sua prima esperienza al volante della Ferrari nelle prove in Bahrain nel 2019. Una serie di successi che, tuttavia, non ha mai eclissato il più grande elemento di discussione e la grande domanda che, fin qui, ha tenuto impegnati tifosi e appassionati nei confronti del giovane pilota tedesco: potrà Mick Schumacher eguagliare i fasti di papà Michael?

Il posto di Mick Schumacher in F1

Sarebbe ingiusto, innanzitutto, paragonare già da subito le carriere di Mick e di Michael. I presupposti sono diversi, i tempi sono diversi. L’ingresso di Michael Schumacher in Formula 1 è tutt’ora ammantato da un velo di straordinarietà che separa la cronaca dalla leggenda. 1991, Gran Premio del Belgio, disputato ovviamente sul circuito di Spa, l’esordio come sostituto di un Gauchot alle prese con qualche guaio diplomatico. Per Mick, invece, rappresenta la naturale prosecuzione del suo percorso di crescita, lo stesso percorso compiuto da gran parte degli ultimi esordienti in F1.

C’è un elemento in particolare che divide la strada del figlio da quella del padre. Se Michael, nel momento del suo esordio, era praticamente uno sconosciuto per molti degli addetti ai lavori di allora, Mick uno sconosciuto non lo è mai veramente stato, neppure il giorno del suo arrivo in Prema, la scuderia che lo ha accolto e accudito lungo tutte le serie minori. Fin dalle categorie cadette, Schumi jr. è sempre stato osservato con grande attenzione, nonostante tutti gli sforzi compiuti dalla famiglia ad evitare le luci dei riflettori.

Le pressioni che l’essere un figlio d’arte porta sono sempre molto elevate. Se poi parliamo di Michael Schumacher, considerato da molti come il più forte pilota di sempre nella storia della F1, va da sé che l’unico risultato accettabile per poter reggere il paragone è l’eccellenza. In F3 e F2 raggiungere l’eccellenza, ovvero, vincere entrambi i titoli, è stato possibile anche grazie alla fiducia e agli sforzi di Prema, scuderia di vertice nelle serie cadette, italiana e dalla livrea rossa (vi ricorda qualcosa?). In Formula 1, alla guida della Haas, forse la scuderia più imprevedibile del pacchetto, il contesto sarà decisamente diverso. Mick entrerà a far parte della famiglia più scomoda del mondo, una famiglia composta da altri 19 piloti che, come lui, cercano di raggiungere l’eccellenza.

La prima difficoltà che Mick incontrerà in Formula 1, dunque, sarà quella legata al suo cognome, croce e delizia per il classe ‘99. Le recenti esperienze in Formula 2 e il titolo conquistato, tuttavia, potrebbero avergli permesso di raggiungere un livello di autostima e una confidenza nelle proprie capacità che gli permetteranno di separare la realtà dalla leggenda, in altri termini di separare Mick da Michael. Mick, come pilota, ha dimostrato già ottime capacità nella gestione della gara, il suo vero punto di forza rispetto ai suoi avversari.

Il recente successo in F2 è certamente figlio di questa sua abilità nel leggere l’andamento di un gran premio e nel gestire meglio di altri gli pneumatici a sua disposizione. Manca, nel repertorio del tedesco, il giro secco, da qualifica, primo punto debole che, in una Formula 1 dove rimontare in gara sarà tutto fuorché una passeggiata, rischia di diventare un problema non da poco. C’è poi il fattore Haas, scuderia quantomeno imprevedibile, ricaduta nella mediocrità dopo il fallimento della partnership con Rich Energy. Dall’anno prossimo gli statunitensi avranno a disposizione alcune risorse in arrivo direttamente dalla Ferrari, con il tecnico Simone Resta che, assieme a Mick Schumacher, rappresenterà il simbolo di questa collaborazione.

Il momento in cui Mick onora l'impresa di Lewis Hamilton, eguagliare il numero di gran premi vinti in carriera. Hamilton infrangerà quello stesso record due settimane dopo, diventando il pilota più vincente della storia della F1.

L’arrivo di Mick Schumacher in Formula 1 è già uno dei temi della stagione 2021. Considerando i recenti traguardi raggiunti da Lewis Hamilton, oltre al già emozionante regalo fatto da Mick al britannico in occasione della vittoria del 91esimo gran premio, il casco del padre indossato nel suo ultimo periodo in Mercedes, sarà suggestivo vedere sulla stessa scena questi due piloti legati da Michael in modi diversi. Uno è il figlio, l’erede legittimo, la speranza di una famiglia che, in quel drammatico dicembre 2013, di speranze sembrava averne davvero poche. L’altro è l’uomo che ha superato quasi tutti record di cui valga la pena tener conto e che, nel 2021, potrà scendere in pista per arrivare dove Michael non è riuscito, all’ottavo titolo mondiale.

Difficilmente i due incroceranno le proprie spade in pista, troppo largo il divario tra Haas e Mercedes. Certamente nessuno si sognerebbe di chiedere a Mick di competere per il titolo, non ancora almeno. L’obiettivo più logico e concreto, imponibile a Schumi jr. riguarderà il proseguimento del suo percorso di crescita che, nel prossimo futuro, potrebbe portarlo a farsi considerare da scuderie più competitive della Haas per provare a riportare “quel” cognome verso nuovi trionfi. Certo è che la Haas, nella speranza che anche il 2021 sia un anno di rinascita, non si è certo lasciata sfuggire l’occasione di ridare un sedile a un Schumacher a distanza di otto anni dall’ultima apparizione di Michael e di questo, ne siamo certi, saranno contenti gran parte degli appassionati di Formula 1.


  • Nato nel 1997 a Udine e cresciuto, come tanti, inseguendo un pallone con alterni successi. Studente (ancora per poco), difensore in una squadra di bassa categoria in Friuli, difficilmente esiste uno sport che non apprezzi. Segue con grande passione il mondo dei motori e la F1, il carrozzone più famoso al mondo. Oltre allo sport tanto cinema (Lynch grazie per tutto) e qualche buon libro, il tutto innaffiato da un buon vino friulano.

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