Considerazioni sparse post Barcellona-Juventus (0-3)
Una serata di dna juventino.
- Eccola la Juventus. Dopo un paio di mesi tra ansie e depressioni, la Juve preme il bottone “on” della sua stagione e torna a vivere una serata europea che mancava da molto e che puó dare tanta consapevolezza a un gruppo fin qui quasi demoralizzato. Pirlo ribalta la squadra come un calzino e ha ragione. Il Barcellona è davvero fragile, ma non perdeva in casa in Europa dal maggio 2013. Qualcosa vorrà dire;
- È stata una serata di dna bianconero. La Juve ha vinto a Barcellona come una squadra con la tradizione della Juve deve vincere al Camp Nou. Con attenzione difensiva, con sofferenza, con transizioni micidiali (Morata devastante), con intensità, con sicurezza. A tratti si sono assaporate sensazioni allegriane;
- Solo note positive nella Juventus. McKennie (che golazo!) promette di non uscire dai titolari. Anche Arthur, con la smania di chi si vuole far vedere felice davanti la propria ex, gioca una partita eccezionale, in tutte e due le fasi. La difesa a tre sembra la soluzione con cui questa rosa si esprime meglio, Pirlo non deve tornare indietro. È stata anche la serata della vecchia guardia che respinge le ventate di restaurazione. Kulusevski e Chiesa (con questo modulo) hanno solo da imparare da Cuadrado e Alex Sandro;
- Il Barcellona aveva usato fin qui l’Europa come isola felice per fuggire dai drammi nazionali. Oggi invece la squadra di Koeman finisce risucchiata in un incubo. Dopo la bastonata estiva dal Bayern e la querelle Messi serviva un mercato diverso, in grado di aprire un nuovo ciclo. Non è successo. Questa squadra sembra una scatola vuota. Oggi tanta inconsistenza e una batteria di centrali a tratti imbarazzante, Lenglet e Umtiti su tutti;
- È questione di leader, di personalità e la Juve ne aveva a pioggia oggi in campo, a differenza dell’avversario. Ronaldo all’andata non c’era, stasera si e c’è tutta la differenza del mondo. Aveva così tanta voglia di vincere che a un certo punto si è messo a fare il mediano. Un altro leader si chiama Gianluigi Buffon, ha 42 anni (quasi 43) ed è uno dei giocatori più forti della storia di questo sport; eppure lavora ancora tutti i giorni sul suo fisico, sulla sua alimentazione, sulla sua capacitá di rendersi utile per la squadra che ama in campo e fuori dal campo. Si è meritato una serata così;
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