"Seek and Strike": cerca e colpisci alla Ivan Juric
In un mondo popolato da "maschere", Ivan Juric non è mai stato interessato a diventare come gli altri. Ha sempre cercato di esprimere se stesso, e a Verona c'è riuscito pienamente, perché i gialloblù sono aggressivi e diretti come il loro condottiero.
Umile, silenzioso, introverso e a volte cupo, a prima vista sembrerebbe difficile scambiare Ivan Juric per un individuo carismatico e dotato di leadership. Spesso, però, le apparenze ingannano e mai come in questo caso potrebbero essere fuorvianti. Il croato, infatti, è un condottiero nato e possiede un animo combattivo ed aggressivo. Un indizio? La musica che ama ascoltare, molto distante dal temperamento latino e dagli stereotipi che accomunano i giovani calciatori: l'heavy metal suonato dai Metallica, dai Ministry, dagli Obituary, dai Carcass, dai Napalm Death.
Potesse, Juric girerebbe l'Europa, di festival in festival, alla ricerca di un pit dove "pogare", perché è fatto così: in un mondo popolato da “maschere” tutte uguali, non è mai stato interessato a diventare come gli altri, ha sempre preferito essere se stesso. È rimasto genuino. Non ha rinunciato alle proprie passioni per puro spirito conformistico, ha continuato a coltivarle, ed oggi sta trasmettendo ai suoi giocatori l'impatto che esse hanno avuto sulla sua personalità. I gialloblù infatti, reclutati in sinergia con il settore scouting ed il giovane direttore Tony D'Amico, giocano un calcio ad alto ritmo, disciplinato e difensivamente molto aggressivo.
Tony D'Amico, l'altro segreto di questo Hellas Verona.
Lo confermano le statistiche che vi abbiamo proposto una decina di giorni fa e in particolare il PPDA (Passes Allowed per Defensive Action), la voce che indica il numero medio di passaggi che la squadra difendente concede a quella avversaria prima di tentare un'azione di disturbo. Il Verona, manco a dirlo, in questa speciale classifica è secondo solo all'Inter. Tramite un assiduo pressing a tutto campo, gli uomini al servizio di Juric cercano di instradare l'avversario sulle fasce, dove è più agevole recuperare il pallone, e quando questo accade, non c'è spazio per il possesso palla sterile, si imposta o si verticalizza, perché ogni possibilità va immediatamente sfruttata per castigare l'avversario. Cerca il pallone e colpisci. “Seek and strike”, proprio come cantano i Soulfly, un'altra delle band preferite da Juric.
Tre difensori, una linea di quattro centrocampisti e, in attacco, una punta centrale affiancata da due trequartisti: il modulo prescelto è 1-3-4-2-1 e l'identità di gioco è anch'essa ben definita. Alcuni principi, come la volontà di difendere a uomo, sono stati mutuati dalle squadre del Gasp (di cui Juric è stato allievo, assistente e soldato in campo), altri sono il risultato della sperimentazione, alla quale il croato è stato spesso obbligato.
Costretto dalle circostanze, infatti, Juric ha più volte dimostrato di saper fare di necessità virtù. Persi alcuni pezzi importanti della squadra della scorsa stagione (Amrabat, Rrahmani, Kumbulla ed il poliedrico Pessina su tutti), partiti per far fronte alle necessità economiche della società, il tecnico degli scaligeri è riuscito a far ambientare velocemente i tanti volti nuovi, senza piegarli agli schemi della squadra, ma assecondandone le caratteristiche naturali. Dunque, il collettivo prima di tutto, ma costruito sulle peculiarità dei singoli: roba da allenatori-gestori e alzi la mano chi avrebbe scommesso sulle capacità di mantenere l'armonia tra le fila del gruppo da parte dell'ex giocatore di Siviglia, Genoa e Crotone.
Pochi ci avrebbero puntato, perché il tecnico croato è pur sempre uno dei meno diplomatici dell'intera Serie A. Non si può certo dire, infatti, che Juric ami il chiacchiericcio sterile. Tra le sue dichiarazioni non si registrano mai frasi di circostanza, né arzigogoli tipicamente spallettiani. Juric non gira intorno al punto, ci va dritto e lo centra in pieno “seek and strike”; cerca e colpisci, anche a parole e con le parole. La prestazione di Kalinic non lo ha entusiasmato? Lo manifesta pubblicamente alla stampa. Il mercato estivo non lo ha soddisfatto? Non ne fa mistero coi giornalisti. Gli domandano, poco tempo dopo avervi ottenuto una storica promozione, cosa pensa della città di Crotone? Lui risponde così: "devo dire che sono molto deluso, perché è una città allo sfascio. Proprio non riesco a capire come si è arrivati a questo punto".
Insomma, il croato non ha peli sulla lingua ed è sempre molto diretto, come gli undici giocatori sotto il suo comando. Allora proviamo ad essere altrettanto diretti a nostra volta, tentando di rispondere alla seguente domanda: dove può arrivare questo Hellas Verona?
La squadra è tecnicamente modesta ed è ulteriormente peggiorata rispetto alla stagione scorsa. In più, qualcosa in attacco non gira ancora per il verso giusto. L'innesto di Kalinic non sembra aver ovviato ai problemi di produttività offensiva e, alla lunga, le percussioni di Zaccagni e gli inserimenti del rigenerato Barak potrebbero non bastare. In un campionato così pazzo, potrebbe volerci davvero poco per far si che il Verona venga risucchiato nella dura lotta per non retrocedere.
Zaccagni che per quello che sta facendo vedere da ormai una stagione e mezzo, ha il diritto di sognare in grande.
Juric è bravo, ha indovinato quella che sembra essere la giusta strategia da percorrere per salvarsi ed è certamente in grado di trovare anche la quadra offensiva, ma deve stare comunque all'erta, perché il suo Hellas dovrà prima o poi fare i conti con la stanchezza. In fondo, come ha ben sottolineato il suo grande amico Anthony Seric, che con Ivan ha condiviso lo spogliatoio ai tempi dell'Hajduk Spalato, nel calcio di oggi il talento latita. Ci sono pochi giocatori in possesso di ottime qualità tecniche, mentre è più facile trovarne con buone doti fisiche.
Per questo il Verona, fino ad ora, sta rendendo oltre le aspettative, perché corre e disturba, e di avversari in grado di saltare l'uomo ce ne sono pochi. Le idee di Juric sono sempre state perfette per un contesto del genere e il principale merito dell'allenatore è stato quello di essere riuscito a metterle in pratica, valorizzando, così, una rosa piuttosto debole. Tuttavia, le medesime idee troverebbero davvero terreno fertile anche in un ambiente qualitativamente diverso? Se ne può, quantomeno, dubitare.
"Seek and strike": cercare il punto e colpirlo, anche quando ci si trova di fronte ad un giovane e bravo allenatore come Ivan Juric.
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