24 Ottobre 2020
6 minuti

Controllo contro distruzione. Khabib incontra Gaethje


Il Main event di UFC 254 sarà tra Khabib Nurmagomedov, che vuole prendersi l'ennesima testa confermando la sua impressionante imbattibilità e Justin Gaethje, che vuole regalare ai fan uno dei suoi "highlight" spettacolari, violenti e concreti.


Khabib "The Eagle" Nurmagomedov

28 uomini ci hanno provato, 28 hanno fallito. I freddi numeri del daghestano non solo ci dicono che non ha mai perso un singolo incontro, ci dicono anche che di tutti i round combattuti, ne abbia perso solamente uno. Ma se un domani, dovessimo trovarci a combattere contro questa macchina da guerra sovietica, quello che più potrebbe metterci una primordiale paura, sarebbe una semplice foto di una espressione di un suo qualunque avversario durante un suo match.

Khabib che strangola Dustin Poirier lo scorso 7 settembre ad Abu Dhabi è una delle immagini più iconiche delle MMA moderne.

Si dice che la speranza di morire velocemente sia il sentimento che distrugge totalmente un uomo, e si può supporre tranquillamente che tutti i suoi 28 avversari abbiano pensato prima a limitare la sua pressione ma dopo qualche minuto, tutti loro si siano affidati più ad un semplice istinto di sopravvivenza, per poi uscire distrutti dal confronto. Soffermandosi sulle sue skills si può notare che Khabib abbia una innata capacità atletica che comprende sia un fiato che gli permette di dominare, sia un innato fiuto nel capire quando i suoi avversari fanno un piccolo gesto di fatica, quando la loro intensità e la loro attenzione cala minimamente, ed è specialmente qui che vince i suoi incontri.

Il suo gameplan sembra quasi un rituale, qualche jab, qualche finta per avvinare l'avversario alla parete e poi partire subito con il takedown. Tutti lo sanno, nessuno è riuscito a fermarlo, non c'è stato momento in UFC in cui questo suo inizio abbia incontrato la minima difficoltà. Una volta che si finisce a terra, Khabib sembra assolutamente ingiocabile, ed effettivamente escluso un tentativo di guillotine choke di Poirier, anche qui nessuno è riuscito minimamente a limitarlo, tutti hanno solamente limitato i danni del suo temutissimo ground&pound e della sua mount (una signature move). Il suo wrestling è uno dei migliori ma per la seconda volta potrebbe incontrare qualche difficoltà a portare a terra il suo avversario (come contro Tibau, dove comunque controllò abbastanza agevolmente il match) e sarà interessante capire come gestirà un eventuale difficoltà ad imporre il suo ritmo e il suo gameplan.

Pressioni

Il fattore che più altera questo match è sicuramente l'enorme pressione che Khabib ha sempre e che negli ultimi due anni lo fatto scoppiare emotivamente due volte, cosa abbastanza rara conoscendo la persona (che in questo caso coincide ampiamente con il personaggio). Prima ha dovuto gestire il pesantissimo trash talk forse eccessivo di Conor Mcgregor, finendo con l'iniziare una gigantesca rissa nell'ottagono della T Mobile Arena con il team avversario, con annessa squalifica e multa, per poi scusarsi nel successivo match negli Emirati e scoppiando a piangere nell'abbraccio con il presidente della UFC Dana White. A tutto questo bisogna purtroppo aggiungere la morte del suo amatissimo padre Abdulmanap Nurmagomedov

S M E S H.

Qualuno che dubita ancora di questo magnifico fighter c'è, ed ogni suo nuovo avversario ha sempre qualcosa in più del precedente, fino a quando non viene inglobato a far parte dei suoi freddi numeri. Che sia il momento della sua ultima vittoria nei pesi leggeri per cercare quel superfight nei welter?

(a cura di Nino Paolucci)

Justin "The Highlight" Gaethje

Sopravvalutato. Pesce grosso in un piccolo stagno. Troppo irruente. Sa solo sbracciare, è poco tecnico. Incassa troppi colpi, prima o poi sarà messo ko. È l’Homer Simpson delle Mixed Martial Arts. Non potrà mai battere Khabib Nurmagomedov.

Pregiudizi a volte affrettati come questi e dubbi anche legittimi hanno accompagnato Justin Gaethje in ogni frangente della sua carriera in Ultimate Fighting Championship. Il suo approdo in qualità di ex campione WSOF (World Series of Fighting, organizzazione minore che ha poi cambiato nome in PFL, ndr) ha suscitato subito curiosità su quelle che sarebbero state le sue mosse nella top promotion mondiale di MMA. Se ne sono visti tanti di fenomeni o presunti tali con grande hype alle spalle varcare le soglie dell’Ottagono, ben pochi però sono riusciti a rispettare o a eccedere le attese poste nei loro confronti. Come sarebbe andata con un fighter formalmente abbastanza poliedrico (arcigno striker con un solido background nel wrestling) ma conosciuto soprattutto per i suoi devastanti KO, alle prese con un livello di competizione superiore?

Nella gabbia Justin "The Highlight" Gaethje non vede mai amici, solo future vittime.

Ebbene, le risposte, chiare e nette, sono arrivate ben presto da parte di “The Highlight”. “Kata ton daimona eaytoy”, fedele al suo spirito combattivo e senza compromessi, Gaethje ha lasciato da subito un segno unico e indelebile in UFC. Nel bene all’esordio, ribaltando il talentuoso ma discontinuo Michael Johnson, e nel male delle successive sconfitte. Tonfi duri (un KO e un knockout tecnico) ma onorevoli con avversari di assoluto valore come Eddie Alvarez e Dustin Poirier, che hanno alimentato il fuoco dello scetticismo sulle future sorti progressive del fighter originario dell'Arizona. Incarnato, più che da diversi commenti di appassionati e addetti ai lavori, dalle parole del suo avversario James Vick: “Sei l’Homer Simpson delle MMA!” (riferimento a un noto episodio “pugilistico” dei Simpson, ndr).

Gaethje, ancora una volta, ha risposto a tutti in piena linea col suo stile. Spietato, incurante delle perplessità altrui oltre che della loro incolumità, travolgente per la quantità e la violenza dei colpi portato a segno. Innanzitutto ha chiuso la bocca a Vick con un solo destro in appena un minuto e mezzo scarso. Poi ha infilato la sua prima striscia positiva in Ultimate Fighting Championship superando i veterani Edson Barboza e Donald Cerrone, sempre e inesorabilmente prima del tempo, ça va sans dire. Infine, nel maggio di quest’anno, ha firmato la performance-capolavoro della sua carriera: la sconfitta inflitta all’ex campione a interim Tony Ferguson, con un footwork, una scelta dei colpi e una gestione degli spazi profondamente migliorate sotto la saggia guida di coach Trevor Wittman.

Chat shit get banged, nell'interpretazione di Justin Gaethje

E ora, stasera per la precisione a UFC 254, di fronte a lui c’è la montagna Khabib da scalare. Una sfida diversa da quelle affrontate in passato, uno scontro di stili in apparenza contrastanti ma con alcune sfumature a confondere i piani e a renderli interessanti. Nonostante i colpi sorprendenti sferrati nella contesa con Conor McGregor, nessuno potrebbe scambiare il russo per uno striker in nessun universo all’altezza di Gaethje. Rovesciando la prospettiva, non si è mai visto qualcosa di simile al sambo asfissiante di “The Eagle” nel gameplan tipo dell’americano. Tuttavia, sappiamo che Gaethje ha in tasca nozioni ben sviluppate di freestyle wrestling curate all’università di Arizona State. Saranno sufficienti come seconda linea di difesa contro i takedown abbozzati da Nurmagomedov, qualora quest’ultimo dovesse provare il single leg su un calcio parato o pressarlo a bordo gabbia come gradisce fare? Finora Gaethje ha concesso solo 2 atterramenti su 10 tentativi subiti, ma nessuno disegna TD su TD come Khabib.

Inoltre, se il match andrà effettivamente a terra, il campione in carica sarà capace di affondare lo sfidante con il dominio assoluto riservato a tanti dei suoi 28 rivali sconfitti nelle MMA? Domanda meno assurda di quello che può sembrare, perchè Gaethje è stato trattenuto al tappeto in UFC per la bellezza di 35 secondi, di cui 17 con la schiena appoggiata al suolo. Un’inezia, insomma, se dovesse accadere anche con Nurmagomedov ciò inciderebbe non poco sull’andamento ipotetico della sfida. Che suscita tanti quesiti quali solo i grandi incontri di MMA sono in grado di porre, ai quali Justin Gaethje risponderà come sempre. A viso aperto, senza paura, fedele al suo spirito.


 

  • Classe ’90, giornalista pubblicista e collaboratore per testate locali, scrive e vive di sport: popolari, minori, americani, di combattimento, di lotta e di governo. Ha scritto su Fox Sports fino alla sua chiusura, sviscera il mondo delle Mixed Martial Arts sul podcast di MMA Talks.

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