Considerazioni sparse post Barcellona-Real Madrid (1-3)
Il Barcellona gioca meglio, ma il Real Madrid sa come vincere.
- Le premesse per questo Clásico non erano le più eccitanti di sempre: il Barcellona ci arrivava felice per la vittoria in Champions ma scosso dai tremori interni, il Madrid indifeso e spogliato delle sue certezze a seguito delle ultime sconfitte. Da questi punti di partenza poteva uscirne un terrorizzato 0-0 o una partita impazzita, figlia dei disequilibri delle due squadre. La risposta esatta è la B), dato che il Real segna con Valverde al 5’ ed apre ad un primo tempo vibrante e divertente;
- Il Barcellona va come un treno sui binari sinistri, dove Alba e Coutinho lasciano Nacho e Asensio con l’emicrania. Fondamentale il ritorno del catalano, non solo perché gioca una partita di alto livello, ma anche perché è l’ultimo compare di Messi rimasto. Come la coperta con Linus, Alba restituisce all’argentino un certo senso di familiarità, di sicurezza: la fiducia giusta per ritrovare le giocate da 10. Come quella con cui invia sul fondo proprio il terzino, che manderà subito al pareggio Ansu Fati, rendendolo il primo minorenne a segnare in un Clásico;
- A fine primo tempo, l’ingresso di Lucas Vázquez per Nacho riequilibra (sorprendentemente) i blancos. Nella seconda frazione, il Madrid ha l’intelligenza di comprendere la sua debolezza in transizione e l’umiltà di abbassare, di conseguenza, il baricentro. Il Barcellona aumenta il possesso palla e gioca disinvolto, ma non riesce ad essere pericoloso come il Real, che con la sua spietata calma si avvia verso il 3-1 finale come se sapesse già come sarebbe andata a finire;
- Era stato dipinto un po’ come il Clásico dei ragazzini: Ansu Fati e Pedri, le nuove speranze dei catalani, contro Vinicius, la stella ad intermittenza dei merengues. Quest’ultimo è rimasto spento, così come Pedri, spinto fuori posizione da Messi e vittima della pressione. L’unico promosso è Ansu Fati: un gol, tanta intelligenza nell’assecondare le azioni e attaccare gli spazi, anche se quando il Madrid si abbassa sparisce in mezzo ai due centrali. Non si può chiedere tutto ad un diciassettenne;
- Ma, nel secondo tempo, i veterani non ci stanno e buttano il petto in fuori. Ramos giganteggia quando la difesa lo accompagna, si prende un rigore (ingenua la trattenuta di Lenglet) e lo trasforma; Modric entra per Valverde e segna il 3-1, quando Koeman, mettendo dentro tutti gli attaccanti in suo possesso, aveva spogliato il proprio centrocampo come gridando “finiscimi!” all’avversario. Insomma, i culé hanno fatto proprio di tutto per perderla questa partita e non abbastanza per farla propria. Morale della favola: il Barcellona gioca meglio, ma il Real Madrid sa come vincere.
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