Considerazioni sparse post Roma-Benevento (5-2)
Segnali di bel calcio sul pianeta Roma.
- Mentre va in onda l’ennesimo annuncio a reti unificate di un nuovo DPCM di questo surreale 2020, Roma e Benevento danno vita a un match frizzante dalle difese molto allegre, con i padroni di casa che fanno e disfano divertendo i 1000 presenti;
- La Roma torna all’antico e si presenta in campo con il 4-2-3-1, con Cristante pronto a scalare in difesa e garantire un cambio di sistema fluido. Dopo l’iniziale assestamento, gioca un buon match, nel quale gli scambi stretti e le combinazioni di qualità degli avanti fanno la differenza. Il gol dell’1-1 è un perfetto manifesto di quello che il team di Fonseca vorrebbe essere: dalla pallone recuperato con una marcatura iper-aggressiva di Mancini, fino alla marcatura di Pedro, pochissimi tocchi rapidi che mandano in tilt la difesa avversaria.
- Nella ripresa la Roma si distrae, spreca molte ripartenze (anche in 5 contro 2) e regala il rigore del pari con l’ennesimo errore nella costruzione dal basso. Poi scopre una grande capacità di attaccare la profondità e, complice la difesa alta del Benevento, trova altre 3 marcature;
- Il Benevento è una squadra lontana anni luce dal vecchio Bologna di Inzaghi per principi di gioco e voglia di costruire. Segna 2 gol piuttosto casuali (un tiro deviato e su rigore), ma prova sempre a far girare il pallone e a pressare alta, creando diverse occasioni. Alla prova dei fatti, però, la difesa così alta si rivela un suicidio contro gli ispirati attaccanti avversari. Inoltre, superata la prima pressione delle streghe, la Roma trova spesso e volentieri delle praterie;
- Capitolo singoli: Pedro si prende nuovamente il man of the match, con un gol, un rigore procurato e una gara di sacrificio infarcita di giocate da calciatore superiore; Dzeko sembra ritrovato, non solo per la doppietta manche per le sue doti da regista offensivo; da segnalare anche la buona prova del tanto vituperato Cristante e l’ottimo impatto dei subentrati Villar e Carles Peres. Passo indietro invece per Ibanez. Nel Benevento brillano Insigne e l’uomo ovunque Dabo, mentre Glik e Foulon dietro rasentano il disastro.
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