12 Ottobre 2020
5 minuti

Considerazioni sparse post Roland Garros 2020


Rafael Nadal vince il suo tredicesimo Roland Garros dominando in lungo e in largo, senza perdere un set.


- Rafa voleva la copertina e se l’è presa con prepotenza inaudita. Dopo la netta e inopinata sconfitta romana rimediata da Diego Schwartzman a qualcuno era venuto il dubbio che potesse avere problemi a difendere il suo feudo prediletto, tanto più tra freddo, umidità e nuove palline che rimbalzano poco. I primi turni sono stati quasi splatter, ma la domanda sul valore degli avversari era lecita e spontanea. Qualche parvenza di lotta si è vista con Sinner e Schwartzi ma molti parlavano di un Rafa sottotono, al 60% o giù di lì. Circolava nell’aria la pazza idea che Nole potesse violare il regno rosso di Rafa. O comunque ci si aspettava una finale lunga e combattuta, una di quelle situazioni sofferte che tanto piacciono al numero uno del ranking. Invece non c’è stata partita: Rafa ha dominato in lungo e in largo, rifilando tre schiaffoni a Novak Djokovic come fosse un Gerasimov qualsiasi. Ai primi due set senza storia (6-0, 6-2) è seguito un terzo più serrato in cui Nole ci ha provato soprattutto di nervi, ma i nervi non sono mai stati un problema per Nadal che ha semplicemente alzato il livello nel momento del bisogno, aggiudicandosi il game, il set, il match e quel trofeo che ormai gli appartiene quasi di diritto divino. Spietato e quasi crudele, negli unici frangenti di difficoltà del suo torneo – un set e mezzo con Sinner, il terzo con Schwartzman e con Djokovic – si è difeso alla grande prendendo tutto e azzannando gli avversari con un dritto lungolinea assassino e con ottime soluzioni nei pressi della rete, oltre alla solita sostanza da fondo. Risultato dell’equazione: zero set persi e venti Slam in bacheca come il rivale più amato, Roger Federer. Alla fine si concede persino qualche lacrima e l’impressione un pensiero profondo che non riesce ad esprimere con le parole;

- La copertina femminile è interamente occupata dal ritratto di Iga Swiatek. La polacca, che aveva dichiarato “o vinco uno Slam e mi avvicino alle prime posizioni entro un paio d’anni oppure lascio tutto e mi dedico allo studio”, ha già trovato una risposta piuttosto chiara ai propri dubbi. La sua è una marcia trionfale che travolge fra le altre la nostra bravissima Martina Trevisan, ma anche la numero due Simona Halep e la Kenin, vincitrice degli Australian Open. La ragazza, che di anni ne ha diciannove, non ha concesso nemmeno un set e ha perso soltanto 28 game in tutto il torneo. È vero che negli ultimi anni il tennis femminile ha lasciato ampio spazio alle sorprese esprimendo nove diverse campionesse negli Slam negli ultimi quattro anni, ma Iga ha impressionato per maturità, oltre che per un tennis dominante che lascia immaginare un futuro luminoso;

- Dopo qualche aspettativa disattesa, il movimento azzurro conferma i progressi romani e lascia tanti bei ricordi parigini. Da favola il torneo di Martina Trevisan, che riscatta le sue passate difficoltà e supera una serie di avversarie più quotate di lei: da Camila Giorgi a Kiki Bertens, passando per Cori Gauff e Maria Sakkari. Solo la futura campionessa è in grado di fermarla nei quarti di finale. Sul versante maschile le storie belle sono tante almeno quanti i cinque italiani ai sedicesimi di finale oltre all’esordiente Giustino che al primo turno elimina il favorito Moutet dopo una battaglia epica di oltre sei ore. Berrettini fallisce l’assalto agli ottavi contro Altmaier, Cecchinato e Travaglia subiscono un simile destino per opera di Zverev e Nadal. Sonego invece supera Fritz e si guadagna un posto nei primi sedici, dove però ci pensa Schwartzman a mostragli il semaforo rosso. Dulcis in fundo abbiamo l’avventura di Jannik Sinner, che al suo quarto Slam riesce a mettere insieme un percorso degno della sua nomea di predestinato. Maltratta Goffin al primo turno, elimina facilmente Bonzi e Coria e negli ottavi di finale domina Sascha Zverev con un 3-1 che è un 3-0 mancato. Il quarto di finale con Rafa Nadal è la cartina tornasole del suo nuovo status, il primo scontro con uno dei tre tenori. Bene, Jannik mostra un livello di concentrazione impressionante, picchia duro per un set e mezzo e tiene quasi in scacco Nadal andando a servire per il primo, perso poi al tie break, mentre nel secondo si porta avanti 3-1 prima di subire la rimonta e un 6-4 tirato. A conti fatti è stato l’unico a creargli qualche grattacapo, ci è riuscito perfino più di Nole, per dire. Lo aspettavamo da tempo e adesso lo aspettiamo ancora di più;

- E veniamo alle note liete di questo Roland autunnale più unico che raro. Difficilmente dimenticheremo l’idolo locale Gaston che, a dispetto dei limiti di statura, si è fatto largo a colpi di classe fra i grandi del tennis. In tabellone grazie a una wild card, il ventenne Hugo fa della palla corta il suo marchio di fabbrica. Se ne accorgono Janvier, Nishioka e - udite udite - Wawrinka, eliminato in cinque set. Persino Dominic Thiem rischia di lasciarci le penne e subisce la sua rimonta da 2-0 prima di batterlo al quinto. L’altro bomber tascabile a guadagnarsi gloria eterna è il Peque Schwartzman che elimina l’amico Thiem in una lotta di cinque ore prima di finire triturato da Nadal in semifinale. Ottimo torneo anche per Tsitsipas che parte male con Munar, costretto a una furiosa rimonta da 2-0, ma trova sicurezze via via e si sbarazza fra ottavi e quarti Dimitrov e di Rublev (che l’aveva appena sconfitto in finale ad Amburgo), guadagnandosi la semifinale con Djokovic. Sotto due a zero non si arrende e la trascina al quinto, lasciando il campo a testa alta;

- Sull’altro piatto della bilancia, il primo nome in lista è quello di Daniil Medvedev: dopo la semifinale agli Us Open sperava di fare qualcosa di meglio di un primo turno contro Fucsovics. Fuori subito anche Auger Aliassime mentre Shapovalov, molto atteso dopo la bella semifinale romana, perde 6-8 al quinto set del secondo turno contro Carballes Baena. Deludente anche Zverev che, dopo due ottimi Slam sul cemento, è sconfitto nettamente da Sinner agli ottavi. C’è probabilmente una buona dose di stanchezza dietro la sconfitta di Dominik Thiem nei quarti di finale. Il fresco campione degli Us Open, dopo due finali consecutive a Parigi manca l’appuntamento con Nadal – questa volta sarebbe stato in semifinale – e dato il suo valore attuale dobbiamo per forza considerarlo un mezzo fallimento.

  • Nicola Balossi Restelli, annata 1979, vive a Milano con una moglie e tre figli e si divide tra scrittura e giardinaggio. La sua insana passione per lo sport ha radici pallonare e rossonere, anche se la relazione più profonda e duratura è stata quella con la palla a spicchi, vissuta sui parquet (si fa per dire) delle minors milanesi dagli otto ai quarant’anni, quando ha appeso le scarpe al chiodo. Gravemente malato anche di tennis e di Roger Federer, ne scrive talvolta su https://rftennisblog.com/.

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