10 calciatori da salvare dalla retrocessione
Nomi più o meno interessanti.
La chiusura di una stagione di calcio inaugura l'inizio della stagione del calciomercato, mondo di sogni in cui tutto è possibile, anche tendere una mano per salvarsi da un destino avverso. Perché la retrocessione è una condanna crudele, secca, ma fortunatamente non definitiva, o almeno non lo è per i calciatori: nonostante i risultati di squadra siano stati infatti negativi, molti calciatori ammirati in campo hanno dimostrato di meritare una sorte migliore, quella di restare come protagonisti nei prossimi massimi campionati. Atleti che meritavano una seconda chance per riscattarsi, per dimostrare di essere degni dei palcoscenici più prestigiosi.
Anche questa stagione non ha fatto eccezione: quanti calciatori hanno saputo, per un motivo o per un altro, entrare nel nostro cuore? Quanto ci addolora lasciarli andare? Quanto ci piacerebbe ritrovarli alla ripresa, salutandoli come vecchi amici?
Ho guardato le rose delle tredici squadre retrocesse nei top-5 campionati europei e ho selezionato, con l'aiuto della nostra attenta community del Bar Sportellate (se non siete ancora entrati unitevi a noi!), una lista di 10 calciatori da "salvare" dalla retrocessione. Dieci calciatori insomma che, nonostante il verdetto insindacabile del campo, vorremmo tanto che avessero ancora posto nei roster dei maggiori campionati europei (per alcuni di loro mi sono addirittura azzardato di suggerire una possibile destinazione, sia mai fra i nostri lettori ci sia un operatore di mercato sotto mentite spoglie).
Prima di iniziare una doverosa premessa: non sono menzionati calciatori la cui permanenza in massima serie sia scontata (come ad esempio Tonali o Aké) o il cui cartellino sia detenuto da altri club, ai quali ritorneranno una volta finita la stagione (è il caso di Petagna, atteso dal Napoli, o del giovanissimo Kubo, già tornato alla casa blanca).
1) Josse Joronen (Brescia)
Si parte dal portiere del Brescia e della nazionale finlandese, attesa il prossimo anno dal suo primo, storico campionato europeo. Il numero 1 delle rondinelle è stato il nome che ha accumulato più menzioni fra gli utenti del bar: segno che, nonostante i numeri poco lusinghieri (59 reti subite in 29 gare di Serie A), l'altissimo portiere finlandese ha saputo farsi notare ed apprezzare.
Nonostante la retrocessione del suo Brescia e i non pochi palloni raccolti in fondo al sacco, Joronen ha saputo stupirci grazie alla sua grande fisicità (197 cm di altezza) fra i pali accompagnata da un'agilità non comune e una buona reattività, oltre ad un coraggio belluino sempre apprezzato negli estremi difensori. Insomma, un portiere che meriterebbe una seconda opportunità, magari protetto da un pacchetto difensivo meglio assortito rispetto a quello messo su da Cellino la passatastagione, oltre che una vetrina importante: ci dispiacerebbe molto se la Serie B mettesse una pietra tombale sule speranze europee del buon Jesse...
Tre parate di fila molto importanti di Joronen, in un match importante in chiave salvezza con l'Udinese, in cui mette in mostra tutto il suo repertorio. La migliore è quella (min. 2:13) su De Paul, figlia di una gran lettura dell'azione e una forza nelle gambe degna dei migliori portieri del torneo.
2) Teemu Pukki (Norwich)
Restiamo in Finlandia col prossimo calciatore da non perdere: il bomber del Norwich Teemu Pukki, autentico trascinatore degli scandinavi durante il percorso di qualificazione a (il fu) Euro2020. Pukki viene da una stagione in cui, nonostante non giocasse in una corazzata dal gol facile (solo 26 reti per la squadra fanalino di coda della Premier) ha comunque raggiunto la doppia cifra (di cui però 5 nelle prime 4 gare, impresa mai centrata prima da un esordiente in Premier). Un bomber affidabile, che farebbe comodo a più o meno tutta la parte destra della classifica inglese, capace com'è di garantire quei gol fondamentali in chiave salvezza. Una seconda chance che, passo dopo passo, la punta finlandese ha meritato lungo tutta la sua carriera.
3) Emiliano Buendia (Norwich)
C'è stato un momento, durante la lunghissima stagione che ci siamo lasciati alle spalle, in cui il nome Buendia non ci ha fatto venire in mente solo"Cien años de soledad", il capolavoro del premio Nobel Gabriel Garcia Marquez. Buendia è stato infatti, per ampi tratti della stagione, uno dei calciatori più creativi della Premier League, un nome d'obbligo per tutti gli appassionati di Football Manager alla ricerca di potenziali crack nelle squadre minori. Buendia è un trequartista argentino di origine ma di formazione calcistica spagnola (Real Madrid e Getafe), che ne ha forgiato le caratteristiche: poco presente in zona gol (una sola rete quest'anno), ma decisamente a suo agio nel dialogare fra le linee con gli altri centrocampisti, per consolidare il possesso e tagliare le linee avversarie con filtranti precisi diretti agli attaccanti.
Sarebbe bello vedere ancora insieme Buendia e Pukki, per rivedere per un altro anno l'intesa vincente che si era creata fra i due calciatori nell'East Anglia: tuttavia, mentre Pukki sembra un attaccante di razza fatto apposta per la classe medio-bassa della Premier, il talento del 24enne argentino sembra destinato ad altre piazze, che calcano anche palcoscenici europei. Squadre in cui la classe cristallina di Buendia possa svilupparsi pienamente, senza le pressioni di una salvezza che richiede meno fronzoli e più sostanza.
4) Gabriel Strefezza (SPAL)
Strefezza è la prova che anche dalle stagioni più disgraziate può nascere qualcosa di buono: nel marasma generale che ha colpito la formazione estense - il cui campionato si è rapidamente immalinconito, coi biancoazzurri precocemente scivolati all'ultimo posto in classifica verso una retrocessione annunciata - è riuscita a brillare la piccola stella di Gabriel Strefezza.
L'italo-brasiliano, alla prima esperienza in massima serie dopo i prestiti nelle categorie inferiori, ha saputo lentamente imporsi fra gli spallini, guadagnando sempre più spazio a suon di buone prestazioni (spesso risultava il migliore dei suoi). Strefezza è un calciatore molto versatile, che in questa stagione è stato schierato principalmente sull'esterno, sia nel tridente (specie nella seconda metà di stagione, sotto la gestione Di Biagio) sia principalmente come ala vecchio stampo nel 3-5-2 di Semplici, ruolo dove il calciatore ha dato il meglio di sé.
La nuova giovinezza che stanno vivendo gli schieramenti con la difesa a 3 uomini, preferiti da sempre più squadre in massima serie, potrebbe favorire il 23enne, profilo interessante per qualunque squadra di medio-bassa classifica che necessita di un esterno completo, predisposto sì al sacrificio in ripiegamento, ma dotato anche di una tecnica non disprezzabile che renderebbe di certo più semplice risalire il campo lungo le corsie laterali.
Mentre scriviamo questo pezzo sembra che su Strefezza ci stia facendo più di un pensiero il Torino, che potrebbe così sostituire De Silvestri promesso sposo del Bologna e del suo mentore Mihajlovic.
5) Jonathan Calleri (Espanyol)
Solo quattro anni fa Calleri, grazie alle sue prestazioni convincenti col Boca Juniors e con la selecciòn olimpica, era finito sui taccuini di mezza Europa, attratta da questa potenziale next big thing del calcio argentino.
Dopo quattro anni è chiaro che l'ormai 27enne non sia quel calciatore in grado di dire la sua nei grandi club, né tantomeno in nazionale chiuso com'è da una concorrenza spietata che ha masticato e sputato via calciatori ben più pronti di lui. Tuttavia, nell'arco delle stagioni trascorse nella Liga, Calleri si è confermato un ottimo calciatore di categoria che, inserito nei giusti contesti, funzionava alla grande, rappresentando la classica ciliegina di gusto ed eleganza su una torta fatta di sostanza e meccanismi ben strutturati. O almeno, lo è stato fino a questa stagione, rivelatasi senza mezzi termini disastrosa: un solo gol in 27 gare di campionato rappresenta una miseria, e lo dipinge come una delle prime cause della clamorosa retrocessione dei catalani.
Le qualità però non si discutono, e siamo convinti che se ci sarà qualcuno pronto a scommettere di nuovo su di lui, la sua voglia di riscatto sarà tale da restituire alla Liga uno dei suoi tanti piccoli gioielli sparsi alla periferia dell'impero madrileno-catalano; uno di quelli che rendono la Liga uno dei campionati più belli da guardare.
6) Sergi Darder (Espanyol)
Parlare di Calleri significa inevitabilmente parlare della sorprendente retrocessione dell'Espanyol, la più "nobile" (visto che, in Inghilterra, l'Aston Villa alla fine si è salvato) fra le squadre che hanno subito analogo destino. Una squadra in verità zeppa di calciatori talentuosi, incappata nella più classica delle annate storte, in cui una serie di sfortunati eventi ne hanno condizionato il rendimento in campo e portata al triste destino di finire relegata in Segunda Division. Di calciatori di talento che ci hanno colpito e che non vorremmo salutare ce ne sono molti, a partire dalla leggenda del calcio cinese Wu Lei, che ha dimostrato di poterci stare in Europa, passando da Marc Roca (conteso stando ai rumors da Lipsia e Milan), fino al bomber ex Benfica Raul Tomas, arrivato solo a gennaio dai portoghesi e a segno in tutte le 4 partite giocate in Catalogna (e chissà come sarebbe andata a finire se ci fosse stato da inizio stagione...).
Fra i tanti però, menzione d'onore la merita il centrocampista maiorchino Sergi Darder, centrocampista completo dalle qualità tecniche superiori alla media e con una carriera prolifica alle spalle anche in grandi club del continente come l'Olympique Lione. Un classico centrocampista di scuola iberica che ha saputo conquistarci con la sua visione di gioco e la sua capacità di servire assist al bacio per i suoi compagni.
7) Gerard Deulofeu (Watford)
Deulofeu è un esterno sinistro molto creativo e sicuro di sè e delle sue indubbie qualità tecniche: un calciatore che fa del dribbling la sua arma migliore, della ricerca dell'uno contro uno una questione di vita o di morte sul campo fa gioco. La sua carriera è di difficile decifrazione: un inizio col botto fra Barcellona e record di presenze e reti con la nazionale iberica Under-21, poi tanto girovagare in squadre di fascia media (Everton e Siviglia) e alta (il già citato semestre meneghino) fino a stabilirsi al Watford, dove non riesce nonostante la sua classe ad evitare la retrocessione degli Hornets.
La Championship è un campionato di altissima caratura, pur essendo di secondo livello, e le sue qualità farebbero più che comodo al club preferito di Elton John per tornare fra i grandi: tuttavia, se la famiglia Pozzo (proprietaria del club inglese) decidesse di alzare il tasso tecnico dell'altra sua creatura e riportasse l'ala catalana in Serie A noi non avremmo nulla da ridire...
8) Ante Budimir (Mallorca)
Anche quest'anno, come ormai avviene da molto tempo, ci stiamo a chiedere chi è il vero Budimir: il suo rendimento realizzativo infatti è a dir poco altalenante, e varia da un'annata all'altra. 16 gol in B nell'anno della prima storica promozione dei calabresi, poi il nulla in massima serie alla Sampdoria. Il ritorno sullo Ionio sembrava aver migliorato le cose (6 gol in 22 gare, non sufficienti per mantenere la categoria), ma il pessimo rendimento in cadetteria (solo 3 gol nella prima parte di 2018-2019) avevano spinto all'addio in direzione Maiorca. Durante la sua stagione e mezzo nelle Baleari Ante raccoglie sì la sua seconda retrocessione in due anni, ma sembra aver trovato alla soglia dei trent'anni una buona continuità realizzativa (quest'anno un non disprezzabile 0,37 come media-gol, frutto delle 13 reti in 35 presenze) che ne fanno un calciatore meritevole di un'ulteriore chance in massima categoria.
L'impatto del croato in particolare è stato devastante: nel semestre gennaio-giugno 2019 Budimir ha messo a segno 8 reti, risultando il migliore fra gli sordienti nella Liga della scorsa stagione.
Per quanto le coincidenze sembrano quasi suggerire un romantico ritorno a Crotone, neopromosso in A e voglioso di restare in massima serie, il futuro per la punta croata sembra essere ancora in Spagna, in un campionato che meglio si sposa alle sue caratteristiche e in cui può maggiormente dire la sua.
9) Ernesto Torregrossa (Brescia)
Fra i due litiganti, il capocannoniere della passata Serie B Alfredo Donnarumma e il campione affermato (seppur in declino) Mario Balotelli, a godere è stato Ernesto Torregrossa, l'insospettabile. Al termine di una stagione difficile e travagliata per le rondinelle, Torregrossa ne viene fuori come capocannoniere stagionale della sua squadra (7 gol, a pari merito con Donnarumma che però ha giocato sei gare in più) e come pezzo unico e fondamentale dell'altrimenti inceppato meccanismo Brescia, che difatti ha molto sofferto l'assenza del suo centavanti, colpito lungo tutta la stagione da non pochi infortuni. Torregrossa è riuscito ad emergere grazie alle sue doti non solo finalizzative ma soprattutto di sacrificio: il 27enne centravanti del Brescia infatti svaria su tutto il fronte offensivo, forte della sua rapidità che ne fa una punta molto mobile ma anche difficile da affrontare sul piano fisico, vista la stazza non indifferente.
Un attaccante insomma molto moderno, in grado di giocare per la squadra e aprire spazi importanti per i compagni, che possono inserirsi alle spalle e colpire, che a 27 anni si è preso la Serie A dopo tanta gavetta e adesso non vuole assolutamente perderla.
10) Marco Mancosu (Lecce)
Last but not least ecco il nome di Marco Mancosu, leader tecnico e anima del Lecce di Fabio Liverani, arresosi al suo destino solo all'ultima giornata. Un nome che in molti fra i tifosi rivorrebbero in A anche (se non soprattutto) perché lo hanno comprato a prezzo di saldo al fantacalcio, ritrovandosi in rosa un centrocampista da 14 reti (di cui 9 su calcio di rigore).
Tuttavia Mancosu non è solo fantacalcio, ma è anche un calciatore dalle qualità ben chiare: un trequartista classico, vecchia scuola, esponente di un ruolo spesso sacrificato negli ultimi anni dagli allenatori del Belpaese ma mai del tutto estinto, la cui abilità nel galleggiare fra le linee, porzione privilegiata in cui sviluppare il suo talento per le rifiniture ai compagni d'attacco, può mandare in confusione qualunque squadra. Un giocatore che, proprio per questo, non è di facile collocazione, ma che potrebbe fare la fortuna di chi avrà il coraggio di credere ciecamente in lui e costruirgli attorno un contesto perfetto per emergere.
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