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, 1 Giugno 2020

Perchè la mistica vuole la Juventus in finale ad Istanbul


Il rapporto tra Istanbul e la Juventus si è sempre incastrato in maniera spaventosamente perfetta.

Per spiegarvi cosa intendiamo con il termine "mistica" ci serviamo di un esempio che ha data 8 Ottobre 2017. Quella notte, a Buenos Aires e in particolare allo stadio Alberto Josè Armando, comunemente conosciuto come Bombonera e sito nel quartiere de la Boca, l'Argentina affronta il Perù in una partita che ha il sapore del dramma sportivo per la Seleccìon. Una sconfitta, infatti, condannerebbe gli argentini a guardarsi i mondiali di Russia da casa, e anche un pareggio sarebbe une grossa mazzata sulle speranze di qualificazione.

La AFA sceglie lo stadio del Boca Juniors perchè da nessuna altra parte l'Argentina potrebbe avere un sostegno migliore. Sampaoli, il contestatissimo CT dei padroni di casa, sceglie a sorpresa "El Pipa", Dario Benedetto, come centravanti, lasciando in panchina i vari Icardi, Aguero e Higuain. A Baires però nessuno si stupisce più di tanto: la scelta di Sampaoli va oltre il lato tecnico e tattico per giungere ad un livello ultra-terreno, mistico appunto. Benedetto conosce la Bombonera e lei conosce lui, ed è ora di prendere definitivamente l'eredità di Martin Palermo. La magia non si completerà davvero del tutto, la partita finirà 0-0 e solo grazie ad un altro pareggio tra Venezuela e Uruguay l'Albiceleste avrà ancora la chance di andare ai mondiali, cosa che poi accadrà.

El Pipa Benedetto in azione da titolare alla Bombonera contro La Blanquirroja, nel pareggio a reti bianche della sua Argentina.

Questo preambolo ci serve per farvi entrare nella wave della mistica e per introdurvi ad un rapporto simile (ma con note agrodolci, più agre che dolci a dirla tutta) che lega la Juventus alla città di Istanbul. Inizieremmo dai freddi numeri, che mai come in questo caso tanto freddi poi non sono: una sola vittoria per la Juventus ad Istanbul in quattro precedenti (contro il Fenerbahçe nella Champions del 1996/97, rete di Alen Boksic), e, in generale, un rapporto complicato con tutte le squadre turche. Per trovare vittorie più agevoli dei bianconeri in Turchia, si dovrà infatti uscire dalle mura bizantine della Turchia occidentale e spostarsi nella zona meno europea del paese (vedi la doppia sfida con il Trabzonspor dell'Europa League 13/14).

La vera bestia nera della "Vecchia Signora" però, si chiama Galatasaray, contro cui in trasferta non ha mai vinto in tre precedenti (pur giocando, incredibilmente, in tre stadi diversi in meno di 15 anni), ognuno dei quali rappresenta un capitolo della storia che vi stiamo per raccontare e che (spoiler) finirà con lo spiegarvi perchè la Juventus a Istanbul, nell'atto finale di una Champions League che così non si era mai vista, ci andrà.

La rete di Alen Boksic contro il Fenerbahçe, nell'unica vittoria della storia bianconera ad Istanbul.

1998: tra i quarti di finale e un caso diplomatico.

Il primo appuntamento di questo nostro percorso in tre tappe ha data 25 novembre 1998. Quella sera, la Juventus guidata da Marcello Lippi si sarebbe dovuta apprestare ad affrontate i giallo-rossi guidati da Fatih Terim, nella cornice dello stadio Ali Sami Yen, primo presidente e fondatore della squadra a cui è dedicato l'impianto. Il tempo condizionale usato nella frase precedente è obbligatorio, poiché quella sera le due squadre non scenderanno mai in campo. Entrambe le compagini erano alla disperata ricerca, in questa quinta partita europea della stagione, di una vittoria per poter emergere da un girone B che era diventato un vero e proprio ingorgo, e che vedeva appaiate in pochissimi punti anche Rosenborg e Athletic Bilbao. Per la Juventus in particolare questa rappresentava una sfida decisiva, visti i quattro pareggi rimediati nelle prime quattro gare. Ad ogni modo, come già anticipato, bisognerà attendere il 2 dicembre 1998 per poter assistere a questo fondamentale crocevia del cammino europeo di entrambe le squadre.

Il motivo è presto spiegato. Il 12 novembre dello stesso anno è atterrato a Roma (anche se le modalità rimangono ad oggi ancora incerte), via Mosca, Abdullah Ocalan, leader del partito dei lavoratori curdi PKK considerato da Ankara (che da mesi gli dà la caccia) a capo di un'organizzazione terroristica che minaccia la Turchia e che avrebbe ucciso già circa 30.000 persone. La sua presenza in Italia divide politica ed opinione pubblica, spaccate su una possibile estradizione che condannerebbe Ocalan alla pena di morte nel proprio paese.

L'arrivo in Italia di Abdullah Ocalan, accolto dall'esponente di Rifondazione Comunista, Ramon Mantovani.

La prevedibile tensione anti-italiana che si andò a creare in Turchia avrà il suo culmine proprio nei giorni che precedono il match. I giornali turchi monteranno l'odio e il clima si inasprirà dichiarazione dopo dichiarazione. Nei giorni che precedono il match sospeso, e anche nella settimana del rinvio ad altra data, la UEFA cambierà diverse volte idea contraddicendosi e brancolando nel buio poiché mai prima di allora aveva fronteggiato una situazione simile.

Ai supporter bianconeri la trasferta verrà ovviamente fin da subito impedita, anche se un gruppo di 14 tifosi riuscirà comunque ad essere presente nel recupero del 2 dicembre 1998. Ma anche la Juventus stessa, nel frattempo, non era per niente tranquilla e tanto meno lo erano i suoi tesserati (Zidane e Deschamps su tutti, che avrebbero proposto per primi anche un fantomatico sciopero, poi ritirato), che si affideranno al lavoro della società  per potersi garantire la sicurezza necessaria nella trasferta. In tutta questa impasse ovviamente non si creeranno le premesse per migliorare la situazione, né diplomatica né prettamente organizzativa: in Turchia aumenteranno i boicottaggi e le manifestazione di odio verso gli italiani, e i giocatori del Galatasaray verranno trattati come futuri eroi della patria, tanto che il Besiktas sposterà la partita che si trova nel weekend tra le due date per permettere agli storici rivali di concentrarsi al massimo per battere la Juventus.

Il rinvio di una settimana servirà a poco, poiché lo scenario rimarrà praticamente invariato a livello sociale, ma sarà utile alla UEFA, che alla fine deciderà per la partita giocata a porte aperte e nello stadio dei padroni di casa per garantire la regolarità dell'intero girone. La Juventus, non si sa bene con quale spirito, partirà alla volta di Istanbul il giorno stesso del match (pagando la salata multa della UEFA che impone di presentarsi il giorno precedente), rimarrà in hotel qualche ora e si recherà all'Ali Sami Yen poco tempo prima del fischio di inizio. A farle da cornice durante tutta l'esperienza turca ci sarà un dispiegamento di 20.000 agenti di polizia che sorveglieranno ogni passo dei bianconeri, accolti in terra straniera da un numero impressionante di televisioni che seguiranno ogni spostamento bianconero. La truppa guidata da Marcello Lippi lascerà poi l'impianto per recarsi direttamente in aeroporto e ripartire alla volta di Torino.

In questo sketch di "Mai dire Gol" del 1998, Claudio Bisio (interpretando Micio, agente - procuratore ai limiti della legalità) si vanta con la Gialappa's Band di avere risolto il caso Ocalan, confondendo Ramon Mantovani con Filippo Mantovani, figlio del presidente della Sampdoria (nonché petroliere) Paolo Mantovani.

Il lato tecnico e tattico della partita passerà in secondo piano, ma non lo avrebbe meritato affatto. Il Galatasaray era all'epoca un vero e proprio squadrone, guidato da Terim in panchina e da Hagi, Hasan Sas e Hakan Sukur in campo (coadiuvati dal brasiliano Taffarel tra i pali e da Okan e Davala a centrocampo, che passeranno anche in Italia con alterne fortune nelle due squadre di Milano), che pochi anni dopo conquisterà la coppa UEFA nella battaglia di Copenaghen con l'Arsenal e che costituirà la colonna portante della Turchia che arriverà terza ai mondiali di Korea e Giappone del 2002.

La Juventus era invece alla ricerca della quarta finale di Champions consecutiva (che non troverà a causa del Manchester United che la eliminerà in semifinale, e che conquisterà incredibilmente la coppa a Barcellona) guidata da Zidane a centrocampo e Inzaghi in attacco, ma arriverà a quella sfida danneggiata dal grave infortunio occorso a Del Piero nella precedente trasferta di Udine.

La partita, con un carico di tensione inimmaginabile che sommava quello sociale a quello prettamente calcistico, terminerà 1-1, con la Juventus che si vedrà annullare il vantaggio firmato dal subentrato Amoruso da un altro subentrato, il piccoletto Suat, solo al 92' per via di un colpo di testa in mischia.  La Juventus alla fine vincerà il girone grazie all'unica vittoria in sei partite contro il Rosenborg al Delle Alpi, mentre il Galatasaray verrà eliminato, essendosi posizionato al terzo posto nella classifica delle migliori seconde, che premierà invece Real Madrid e Manchester United.

La sintesi della gara, anticipata da una piccola rassegna delle prime pagine dei quotidiani turchi che accolgono la Juventus in Turchia.

2003: la data è la stessa, la città no.

Nel 2003, sarà sempre un 25 novembre a segnare le sorti di Juventus e Galatasaray in Champions League. C'è sempre tristemente di mezzo il terrorismo, ma stavolta il coinvolgimento nella vicenda è diverso. Il precedente 20 novembre, infatti, Istanbul è colpita da una serie di attentati in rapida successione in diverse zone della città che coinvolgono centinaia di persone tra vittime e feriti. Questi ultimi fanno da prosieguo ai precedenti attentati nella città del 15 novembre, e hanno coinvolto in particolare una banca di matrice britannica HSBC e il consolato inglese, colpiti da attacchi di kamikaze che verranno poi rivendicati da Al Quaeda con l'aiuto del gruppo turco Ibda - C.

La UEFA rinvierà tutte le sue manifestazioni sportive da giocare in Turchia di una settimana (oltre a Maccabi Haifa - Valencia), impegnandosi in quel lasso di tempo a verificare che le condizioni di sicurezza tornino alla normalità. Cosa che non accadrà, poiché il massimo organo calcistico europeo opterà per recuperare il match al Signal Iduna Park di Dortmund (oppure, se preferite, Westfalenstadion), città con una fortissima comunità turca al suo interno.

Un'immagine del Signal Iduna Park di Dortmund la sera del 2 dicembre 2003. Lo stadio è più che mai giallo-rosso, ma nell'aria c'è un trionfo di bandiere turche (credits to www.stadion-live.de).

La Juventus, sempre guidata da un Marcello Lippi alla sua seconda esperienza bianconera, ha bisogno di un solo punto per ottenere la certezza matematica del primo posto del girone, nella prima edizione di Champions League della storia a prevedere gli ottavi di finale e non il doppio girone eliminatorio. Il Galatasaray, con sempre Terim al comando, cercava disperatamente punti qualificazione per raggiungere la Real Sociedad campione di Spagna in carica, potendo contare sul sempreverde Hakan Sukur, sull'esperienza di Frank de Boer a comandare la difesa e sul colombiano Mondragon tra i pali (e di un giovane Cesar Prates, terzino passato da Livorno ma ai più conosciuto per un suo tiro, sempre contro la Juventus, che diventò materiale prediletto della Gialappa's Band).

Il Westfalenstadion è un catino ribollente di passione dei tifosi giallo-rossi, che addirittura faranno ritardare di quindici minuti il fischio di inizio previsto dalla UEFA e che permetterà così a tutti di entrare nell'impianto, colorato da migliaia di bandiere turche. La Juventus, imbottita di seconde linee, soccomberà per 2-0 per via di due gol di Hakan Sukur, all'inizio e alla fine della ripresa. Ciò non impedirà ai bianconeri di intaccare il primo posto nel girone valido per il prosieguo della competizione, che si interromperà agli ottavi di finale per mano del Deportivo La Coruna, semifinalista di quell'edizione sconfitta solo dal Porto, poi campione, di Josè Mourinho. Nonostante la vittoria, gli uomini di Terim retrocederanno in Coppa UEFA, eliminati ai sedicesimi dal Villarreal.

La sintesi della gara dal canale ufficiale della squadra turca, con la doppietta di Hakan Sukur.

2013: un posto agli ottavi a palle di neve.

Non c'è due senza tre. E cosi anche la terza trasferta della Juventus in casa del Galatasaray diventa un caso, dieci anni dopo l'ultimo confronto. Lo scenario è sempre quello della fase a gironi della Champions League, ma l'ultima partita di un girone che comprende anche Real Madrid (futuro campione) e Copenaghen, suona un po' come un sedicesimo di finale mascherato. Le due compagini si giocano infatti l'accesso agli ottavi proprio nello scontro diretto: anche un pareggio manderebbe avanti la Juve, mentre al Gala serve solo vincere.

Si gioca il 10 dicembre, e su Istanbul inizia ad imbattersi una nevicata epocale mischiata poi a grandine, che imbianca completamente tutto il campo e che, complice un malfunzionamento delle serpentine riscaldanti della nuova Turk Telekom Arena, costringe prima ad una sospensione di circa venti minuti dopo mezz'ora di gioco, e poi al definitivo rinvio vista e riconosciuta l'impraticabilità momentanea del terreno già appesantito prima dell'inizio del match, sui cui il pallone fatica ormai a muoversi e sui cui ormai neanche le linee sono riconoscibili.

I giocatori di entrambe le compagini dopo la prima parziale sospensione della gara. In seguito arriverà il definitivo rinvio.

Foto Daniele Badolato / LaPresse

La UEFA si prefisserà di prendere una decisione nei minuti successivi alla sospensione, la certezza è che si debba giocare assolutamente il giorno dopo, visto che il venerdì, a Nyon, ci sono i sorteggi degli ottavi. L'orario è la vera incognita: si parte da un anticipo alle 19.30, per poi passare alle 18.30, fino ad arrivare alla scelta delle ore 13. Tutto risolto? Neanche per idea, poiché la polizia turca premerà con successo per fare iniziare il tutto con un'ora di ritardo, non potendo garantire per le 13 un adeguato servizio d'ordine.

Dopo circa tre ore dalla sospensione arriva quantomeno un'ufficiosità: si riprenderà il giorno seguente alle 14, dal 31' del primo tempo. La Juventus rientrerà quindi in albergo ad Istanbul, ma ci arriverà soltanto all'01.00, bloccata numerose volte durante il tragitto dal ghiaccio e dal traffico.

Il giorno seguente, il caos organizzativo sembra addirittura peggiorato. Il terreno di gioco della Turk Telekom Arena è stato letteralmente arato dagli addetti al campo, che hanno, se possibile, peggiorato la situazione già tragica del manto erboso. Si nota inoltre che la zona del campo peggio messa sembra proprio essere quella in cui la Juventus attaccherà nel tratto di gara più lungo, quello dell'intero secondo tempo. Si giocherà una partita praticamente sulle uova, con un terreno insidiosissimo che metterà a rischio muscoli e giocate dei protagonisti in campo (fece notizia il "This is not football" di Conte all'arbitro durante la gara).

Le condizioni del terreno di gara il giorno del recupero. La Juventus avrebbe dovuto attaccare da destra verso sinistra per la maggior parte della restante gara (tutto il secondo tempo).

Già, perchè in mezzo a tutto questo c'è da giocarsi un posto agli ottavi. La Juve, guidata da Antonio Conte al suo ultimo anno coi bianconeri, è sulla carta la favorita, con la BBC a guidare il reparto arretrato, Pirlo in regia assistito da Vidal e Pogba e con la coppia Llorente - Tevez in avanti. Il Gala, con Roberto Mancini in panchina, è un agglomerato di spauracchi bianconeri: oltre all'ex allenatore dell'Inter, infatti, in campo ci sono Felipe Melo (ceduto in prestito gratuito dalla Juve l'anno precedente) come frangiflutti, Wesley Snejider (fresco di triplete con l'Inter) sulla trequarti e Didier Drogba (inseguito per anni all'epoca dai bianconeri) a guidare l'attacco.

La partita è giocata meglio della Juventus, che però manca ancora di quella malizia europea in grado di guidarla nei momenti delicati gli anni successivi. Esperienza che hanno invece i top player del Galatasaray e che faranno valere a cinque minuti dal termine: su un lancio di alleggerimento dalle retrovie si avventa e svetta Drogba, che "spizza" il pallone perfettamente nella zona di Snejider, che controlla perfettamente su un terreno difficoltoso e con un diagonale trafigge Buffon nell'angolino basso più lontano. Finirà così, con i turchi in festa e la Juventus furiosa per la gestione della situazione e della gara. Il Galatasaray passerà quindi il turno, eliminato subito dopo agli ottavi dal Chelsea, mentre la Juventus troverà sul suo cammino in Europa League un'altra squadra turca, il Trabzonspor, che eliminerà facilmente ai sedicesimi prima di uscire in semifinale sconfitta dal Benfica che perderà poi la finale di Torino con il Siviglia.

A posteriori, potremmo dire che i Litfiba con il loro pezzo "Istanbul" ci avevano visto lunghissimo prevedendo tutto questo match, giocato "col volto nel fango" e "viaggiando nel freddo". La sintesi della gara, in cui si può notare il peggioramento catastrofico del terreno di gioco in circa dieci minuti di partita. Nel finale, la rete di Snejider su sponda di Drogba.

2020: Erdogan e il Covid.

Il rinvio c'è, è anche molto ampio e riguarda tutta la competizione. Una situazione politica difficoltosa in Turchia c'è, è innegabile (qui un nostro articolo che parla delle vicissitudini politico - sportive di Enes Kanter, giocatore turco dei New York Knicks). L'Ataturk è stato appena rimesso a nuovo per la finale. Il Galatasaray è stato estromesso dalle coppe nella fase a gironi.

Cara Juventus, se non ora, quando? Sfatare il tabù Istanbul quando il Gala non può esserci sarebbe il delitto perfetto. Magari, visto che si parla di sfatare tabù, con un calcio di punizione di Ronaldo.


  • 27 anni, laureato alla magistrale di turismo, territorio e sviluppo locale presso l'Università degli Studi di Milano Bicocca. Grande passione per calcio, musica e viaggi. Da sempre appassionato di giornalismo sportivo.

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