Grazie, Jorge
Jorge Lorenzo, il saluto ad un campione umano.
Un pilota differente dagli altri. Una macchina quasi perfetta, un talento naturale per correre in moto. Ma Jorge ha sempre avuto due punti deboli che lo hanno penalizzato ma che ci hanno anche fatto avvicinare a lui: la sua mente "umana" e la sua fragilità fisica.
Alcuni lo hanno odiato, altri lo hanno sempre ammirato, ma oggi nessun appassionato può avere un sorriso sul viso. Il saluto finale di Jorge Lorenzo alla MotoGP è una pagina triste della storia di questo sport, soprattutto considerando le brutte circostanze in cui la carriera di un tale campione si conclude.
Con il ritiro di Jorge è impossibile non sprofondare nel ricordo dei tempi d’oro della MotoGP. Quelli in cui i piloti erano veri duellanti e i duelli duravano intere stagioni. Chi può dimenticare le stagioni 2008 e 2009 in cui lui e Rossi sembravano due cowboy da film western pronti a perdere la vita pur di sconfiggere l’altro? E cosa dire degli scontri diretti con Casey Stoner, altro grande pilota che la MotoGP sta ancora rimpiangendo?
Lorenzo ha anche dato tutto per tenere testa a Marc Marquez nella stagione del suo esordio e lo stava facendo con onore, finché il suo fisico non ha mostrato la propria estrema fragilità. Molto più fragile rispetto alla forza delle sue ambizioni. Nella nostra mente collettiva di appassionati rimarrà indelebile il ricordo di Assen 2013: dopo una terribile caduta nelle libere con rottura della clavicola, Jorge si fece operare e la domenica tornò in pista per correre la corsa. Fu una prova di forza mentale incredibile, che lo allontanò dal piano di noi mortali per innalzarlo a un livello di determinazione che sfiorava il sovraumano. Fu un weekend toccante ed è ancora vivido il ricordo del suo viso contratto dal dolore al termine della corsa ma anche la sua soddisfazione nell’aver portato a casa una 5° posizione importantissima per il campionato. Forse quel campionato 2013 avrebbe dovuto finire nelle sue mani, un campionato perso a favore di Marquez per soli 4 punti.
Nel 2015 Jorge ha conquistato il sue 5° titolo mondiale, l'unico pilota in grado di sconfiggere Marquez dal suo approdo in MotoGP, non cosa da poco. Lorenzo ha poi avuto il coraggio di lasciare il posto sicuro in Yamaha per esplorare nuovi orizzonti. L'avventura in Ducati gli ha portato tanta sofferenza, ma alla fine anche qualche soddisfazione.
E poi arriva la pagina più brutta della carriera di Jorge: l'approdo in Honda. La firma del contratto con la casa giapponese aveva creato grandi aspettative e fatto sognare un appassionante tete a tete con Marquez. Ma dalla prima gara ogni speranza è andata infranta: il feeling tra Jorge e la Honda semplicemente non esiste.
E così si arriva alla decisione del ritiro. Un grande peccato.
Grazie Jorge per averci fatto appassionare e per averci mostrato che anche i piloti sono umani, sono preda di emozioni come tutti noi.
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