19 Novembre 2019
3 minuti

Pagelle del GP del Brasile


A Interlagos la spunta Max Verstappen alla guida della Red Bull, dopo una gara che ha visto un Hamilton sopra le righe e il clamoroso incidente tra Vettel e Leclerc.


Il Mondiale 2019 ha poco da dire: il campionato è andato a Hamilton e il titolo costruttori alla Mercedes. Rimangono le briciole e la voglia di divertirsi in pista. Questa volta, lo show è riuscito e, come spesso accade in Brasile, non c’è stato spazio per la noia. Alla fine la spunta Verstappen, al termine di una gara che passerà alla storia per l’autoeliminazione dei ferraristi Vettel e Leclerc. Ma come al solito vediamo come si sono comportati i protagonisti.

Verstappen, voto 10. Weekend da mattatore. Da sabato, quando i giri contano, a domenica mette in riga tutti. La gestione della gara nelle ultime battute con il sorpasso a Hamilton è da manuale: strategia, cattiveria, sangue freddo. Ci sarebbe da aggiungere che probabilmente sarà lui a raccogliere l’eredità di Hamilton, ma questo l’hanno già scritto in troppi.

Albon, voto 9. Peccato che a Interlagos Hamilton, vestito da primo Verstappen, abbia deciso di portargli via un podio che sarebbe stato storico per lui e per la nazione che rappresenta. Quella Thailandia che presto vedrà la sua bandiera sventolare sul podio della F1. Succederà, è solo questione di tempo.

Gasly, voto 8. Interlagos è stata palcoscenico di miracoli sportivi: nel 2019 tocca a lui. La gara è una lotteria e lui, correndo con efficace intelligenza, raccoglie un secondo posto strepitoso, riuscendo anche a resistere a Hamilton (poi squalificato) nel finale. Se ne va dal Brasile facendo la pernacchia a chi lo credeva bollito. Retrocesso sì, ma non finito.

Sainz, voto 8. Garona dello spagnolo che “gabba” tutti correndo su una sosta, l’harakiri delle Rosse e la penalizzazione finale di Hamilton gli regalano un terzo posto da leggenda.

Raikkonen, voto 7. Sembra uno di quegli alunni a cui il professore vorrebbe bacchettare le mani perché non è uno spreco naturale di talento. Anche in Brasile pesca dal cilindro una gara perfetta che aumenta di un'altra tacca il livello di rimpianti per quel che poteva essere la sua carriere. Vedendolo correre, un solo mondiale gli va stretto.

Giovinazzi, voto 7. Incollato al retrotreno del compagno di squadra, non merita un voto inferiore. Fresco della conferma per l’anno venturo sembra esser anche più veloce.

Perez, voto 6. Una gara che sembra l’emblema del suo 2019: tanto fumo poco arrosto. Il messicano è sempre a metà del guado: a un passo dal fare il grande passo ma sempre incapace di concretizzarlo.



Kvyat, voto 5. Sembra il Brutto Anatroccolo. Nel giorno in cui il compagno Gasly riporta sul podio la Toro Rosso, lui finisce la gara in un anonimo decimo posto. Ha la conferma per il 2020 in tasca ma conoscendo i vertici Red Bull farebbe meglio a guardarsi le spalle.

Hamilton, voto 4. Correre senza obiettivi particolari non ti dà mandato di scontro. In Brasile Lewis lascia la testa a casa e combina un mezzo disastro. Ne fa le spese il bravo Albon.

Vettel e Leclerc, voto 2. Con ordini di scuderia o senza, i due si bastonano lo stesso. Solo che stavolta la combinano grossa e si autoeliminano facendo perdere punti alla squadra ma soprattutto rendendola ridicola in mondovisione. Al muretto servirebbe un generale di ferro capace di metterli in riga, diversamente meglio ognun per sé.


 

  • Francesco Andreose, classe 1984, veronese di nascita, milanese d’adozione. Oggi si occupa di comunicazione e social media, ma la sua vera passione è il pallone, soprattutto quello che rotola in provincia. Più bravo con la penna che con i piedi, simpatizza con i perdenti e quando può non si esime dall’essere bastian contrario. All’aridità di numeri e statistiche preferisce la descrizione di un’emozione, la narrazione di un gesto che infiamma una curva. Il tifo per l’Hellas Verona gli ha insegnato a soffrire fin da piccolo.

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