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10 Luglio 2019

L'Inter è migliorata?


Non è mai semplice analizzare l’andamento stagionale di una squadra: spesso il giudizio tende a essere offuscato dal risultato finale, portando a perdere di vista il quadro generale di un percorso che si snoda per circa nove mesi. Ancora più difficile può risultare rapportare l’andamento di una squadra durante una stagione come quella precedente.

Prendendo in considerazione il caso dell’Inter, è opinione diffusa che l’ultima stagione sia stata deludente, con il raggiungimento del medesimo risultato dell’anno precedente, non meno faticosamente. Proprio su questo aspetto sono state mosse la maggior parte delle critiche all’Inter, e in particolare a Luciano Spalletti: non essere riusciti a mostrare un miglioramento sostanziale rispetto al campionato precedente, nonostante un mercato estivo corposo e una squadra presumibilmente più forte.

Viene però da chiedersi se queste valutazioni preliminari si siano poi rivelate corrette. Il mancato miglioramento nei risultati è stato associato anche all’assenza di progressi in termini di prestazioni e gioco? La rosa di giocatori era effettivamente migliore rispetto all’anno precedente?

Rispondere a queste domande, soprattutto con una breve asserzione, è complesso, ma è possibile tentare di farlo analizzando i dati a disposizione. Bisogna sempre ricordare che, soprattutto nel calcio, le semplici e fredde statistiche non possono fornire evidenze assolute, e che risulta sempre molto importante l’interpretazione che ne viene fatta, che per essere corretta necessita delle giuste chiavi di lettura. In questi casi l’analisi di dati e statistiche può però portare alla luce aspetti che potrebbero essere rimasti nascosti agli occhi dei più, a causa di fattori esterni o preconcetti che possono pesare sul giudizio, ciò che in psicologia viene definito bias cognitivo.

Riavvolgiamo il nastro

Prima di tentare di dare risposte ai quesiti sopra citati analizzando le statistiche, è necessario contestualizzare la situazione dell’Inter negli ultimi due anni. Può essere utile individuare le due formazioni tipo, o per lo meno i 13-14 giocatori maggiormente coinvolti nel corso delle due stagioni, al fine di fissare i termini di paragone per l’analisi successiva.

Per quel che riguarda la stagione 2017/18 il compito non è così facile; per una serie di vicissitudini l’Inter ha giocato con due squadre sostanzialmente diverse nell’arco del campionato, che si sono alternate a cavallo dei due gironi. Nel girone d’andata la formazione tipo è stata piuttosto definita, con la coppia centrale formata da Miranda e Skriniar, quelli di mediani composta da Vecino e Gagliardini, e Borja Valero, Candreva e Perisic a sostegno di Icardi; gli unici elementi di variabilità sono stati i terzini, nella cui batteria erano presenti alcuni giocatori adattabili ad entrambe le fasce, rendendo la situazione ancora più fluida. Quasi sempre schierato D’Ambrosio, sulla fascia opposta si sono divisi lepresenze Nagatomo (10), Santon (9), e con un minutaggio inferiore Dalbert (8). Curioso notare come il meno schierato dei cinque terzini in rosa nel girone d’andata sia stato Cancelo. Un altro dato interessante è quello relativo all’impiego di Brozovic, schierato in 14 occasioni ma con un minutaggio effettivo nettamente inferiore a quello degli altri centrocampisti centrali citati. Il croato era stato per altro provato in ogni posizione del centrocampo, anche da trequartista, con risultati deludenti, e il vistoso atteggiamento di indolenza gli era costato i frequenti fischi del pubblico di San Siro e nel mercato di gennaio si era parlato di una trattativa portata avanti per un suo trasferimento al Siviglia, poi sfumata per mancanza di un sostituto idoneo. In questo senso le statistiche relative al girone di ritorno dipingono un quadro completamente diverso per questi due giocatori: Cancelo risulta come il terzo giocatore più impiegato (1629 minuti giocati sui 1710 totali), mentre Brozovic come il centrocampista centrale più schierato (1282 totali). Un ulteriore elemento di forte discontinuità tra i due gironi è l’ingresso in squadra di Rafinha, divenuto dopo le prime partite di ambientamento iltrequartista titolare. Successivamente, nel confronto fra i giocatori cambiati tra le due stagioni, si farà riferimento per il 2017/18 a quelli che hanno giocato nella seconda parte del campionato, in particolare Cancelo, Brozovic e Rafinha, come titolari.

Passando alla stagione 2018/2019, risulta più semplice individuare una formazione tipo. La situazione terzini è stata molto meno fluida: Asamoah ha stabilmente occupato la fascia sinistra, vista anche la scarsa affidabilità della principale alternativa, mentre a destra il titolare designato Vrsaljko non ha quasi mai giocato con continuità a causa di molteplici problemi fisici, lasciando poi la squadra a gennaio; il suo posto è stato quindi preso dal redivivo D’Ambrosio, che si è nuovamente ritrovato titolare. Per motivi diversi non hanno avuto un minutaggio pieno Nainggolan e Icardi, che si possono però considerare due titolari.

Statistiche di squadra

Per tentare di rispondere al primo quesito, ovvero se l’assenza di miglioramento in termini di risultati della squadra nerazzura sia stato associato anche a un mancato sviluppo in termini di performance e resa sul campo, si possono considerare alcuni numeri complessivi. La squadra si è nuovamente qualificata al quarto posto, ma con tre punti i meno rispetto alla stagione precedente. Analizzando invece le statistiche di squadra, come è ormai noto ai più, un parametro valido ed interessante per analizzare il comportamento di una squadra, al di là dei semplici risultati, è quello degli Expected Goals: in questa analisi si fa riferimento al modello e ai dati pubblicati su undestat.com e ad ulteriori statistiche fornite da Opta.

Nella stagione 2017/2018 l’Inter ha avuto la quarta miglior difesa, con 30 reti subite a fronte di 38,46 ExG concessi. Nell’ultimo campionato è stata la seconda miglior difesa, subendo però 33 gol (con 38,40 ExG a sfavore), principalmente a causa dei maggiori gol subiti dal Napoli e del crollo difensivo della Roma. Si può comunque osservare che globalmente l’Inter ha avuto una resa difensiva simile nelle ultime due stagioni, per lo meno a livello statistico. Nella stagione successiva, scludendo i calci di rigore, per l’Inter vengono calcolati 59,58 ExG (a fronte di 60 gol realizzati senza penalty), mentre per il 2018/2019 il valore è di 60,36 (con 49 gol effettivamente realizzati).

In generale questi numeri, per quanto piuttosto statici poco esplicativi, evidenziano una certa costanza nel rendimento difensivo della squadra, non evidenziando sostanziali sviluppi. Dal punto di vista della produzione offensiva, anche il dato degli ExG creati, escludendo quelli da calcio di rigore, è rimasto stabile tra le due stagioni: anche in questo caso, una considerazione piuttosto ardita che potrebbe essere fatta è che nonostante il cambio di alcuni interpreti la squadra non ha avuto lo sviluppo in termini di proposta offensiva che in molti si aspettavano. I dati degli ExG relativi alle due stagioni rispetto ai gol effettivamente realizzati, evidenziano anche un’altra cosa: se nel 2017/18 l’Inter ha sostanzialmente raccolto quanto seminato in termini realizzativi, nell’ultima stagione ha segnato ben undici gol in meno a fronte di una previsione statisticamente simile. Trovare una risposta univoca a questa anomalia è complesso, ma non è azzardato pensare a una stagione di under- performance in termini realizzativi di qualche interprete, e il pensiero non può che andare a Mauro Icardi.

Parametri di confronto

Dati come termini di paragone le due squadre che l’Inter ha potuto schierare negli ultimi campionati, è possibile individuare quali giocatori si sono confermati nell’undici titolare e quali sono stati integrati, portando il confronto a livello di singoli giocatori, e non più di squadra nel suo complesso.
La seconda delle domande iniziali, ovvero se la rosa dell’Inter della stagione 2018/19 fosse effettivamente migliore di quella dell’anno precedente può essere, banalizzandola un po’, riformulata in questo modo: si è rivelata davvero migliore l’Inter schierando, nella formazione tipo, De Vrij, Asamoah, Politano e Nainggolan al posto di Miranda, Cancelo, Candreva e Rafinha?

Di per sé la domanda è indubbiamente generica, e risulta piuttosto complesso dare una risposta diretta e univoca. Per tentare di valutare il più oggettivamente possibile la questione, senza farsi influenzare da giudizi e opinioni sui singoli giocatori, è possibile confrontare tra loro le statistiche degli interpreti che si sono succeduti tra le due stagioni.

Prima può essere utile riportare una legenda degli indicatori considerati nelle tabelle di seguito:

Min = Minuti giocati,
ExG = Expected Goals prodotti,
ExA = Expected Assit prodotti,

ExG90 = Expected Goals prodotti per 90 minuti,
ExA90 = Expected Assit prodotti per 90 minuti,
ExG + ExA = Somma di ExG e ExA prodotti per 90 minuti, KP90 = Passaggi chiave per 90 minuti,
%Pass = Percentuale di successo nei passaggi,
Con = Numero di contrasti,
%Con = Percentuale di successo nei contrasti,
Res = Numero di respinte,
%Duel = Percentuale di duelli vinti,
%DuelA = Percentuale di duelli aerei vinti,
Int = Numero di intercetti,
Occ = Numero di occasioni create,
Pass90 = Numero medio di passaggi per 90 minuti, Sh90 = Numero medio di tiri per 90 minuti

I nuovi interpreti difensivi

Il primo confronto individuale è quello tra Miranda e De Vrij. Uno dei maggiori meriti che sono stati riconosciuti a Spalletti è quello di aver costruito una fase difensiva efficace, e sotto la sua gestione la squadra ha raramente subito sconfitte molto pesanti nel punteggio. Analizzando i dati dei due centrali, che hanno avuto un impiego simile e ricoperto il ruolo di spalla di Skriniar, si evidenzia una migliore performance nei numeri prettamente difensivi, come contrasti e intercetti, per Miranda. Come le caratteristiche dei due giocatori possono suggerire, De Vrij si è invece comportato meglio per quel che riguarda le statistiche legate al possesso e alla circolazione di palla, con un maggior numero di passaggi per partita in media e una migliore precisione. Anche i valori aggregati di Expected Goals concessi e reti effettivamente subite hanno mostrato come il cambio di interprete non abbia portato a sostanziali modificazioni in termini di prestazione difensiva della squadra, suggerendo che forse,come spesso sostenuto dagli osservatori, i problemi dell’Inter siano stati maggiormente legati alla fase offensiva.

Un altro confronto interessante è quello tra Cancelo e Asamoah, che hanno giocato su corsie opposte (con il versatile D’Ambrosio a spostarsi di conseguenza), e che sono due terzini molto diversi sia per quanto riguarda le caratteristiche fisiche che quelle tecniche.

I numeri difensivi aggregati pendono in generale a favore del ghanese, anche le Cancelo ha mostrato una maggiore efficacia nei contrasti. A livello distributivo, forse un po’ a sorpresa, Asamoah ha effettuato in media più passaggi per partita e con maggiore precisione, ma questi numeri sono probabilmente legati a un possesso palla sterile: i numeri relativi a assist, Expected Assist e passaggi chiave per 90 minuti sono nettamente a favore di Cancelo, ed evidenziano come il terzino portoghese sia un giocatore che prende un numero maggiore di rischi in termini di passaggi e giocate, risultando meno preciso, ma producendo più pericoli.

L’evoluzione del centrocampo

Un ruolo chiave nel sistema di Spalletti è quello del trequartista. Nel 2017/18 Rafinha arrivò più come occasione di mercato che per scelta, per colmare il vuoto sulla trequarti che nemmeno Borja Valero era riuscito a riempire in maniera soddisfacente. Nell’ultima stagione il tecnico toscano ha avuto a disposizione quello che forse è il suo prototipo per l’interpretazione del ruolo di trequartista, ovvero Radja Nainggolan. Indubbiamente le caratteristiche dei due giocatori sono diverse così comel’interpretazione data al ruolo di trequartista. Rafinha ama portare la palla, eludere la pressione avversaria sfruttando tecnica e dribbling, con la testa alta alla ricerca del movimento del compagno da servire. Nainggolan rappresenta invece una tipologia più moderna di trequartista, che sfrutta maggiormente dinamismo e atletismo: il belga tenta con la sua abilità nei contrasti e nel pressing di recuperare palla nella metà campo avversaria, per poi caricare a testa bassa lo spazio di fronte a lui, sfruttando il baricentro basso e la forza delle gambe per difendersi dal ritorno avversario, tentando di attaccare la porta o di attrarre su di sé l’uscita di un difensore per liberare un compagno da poter poi servire. Nainggolan è poi sicuramente superiore a Rafinha in termini realizzativi, potendo contare su ottime doti di inserimento e una buona capacità nel tiro da fuori, aspetti nei quali il brasiliano non eccelle, essendo più portato all’assistenza. I dati confermano quanto detto ed evidenziano come il brasiliano effettui molti più passaggi del belga, e con maggiore precisione, rivelandosi però più debole nelle

Come era lecito aspettarsi, Rafinha produce mediamente più ExA e passaggi chiave per 90 minuti, mentre Nainggolan è più incisivo in termini di ExG; risulta inoltre curioso come le somme dei due valori statistici nei 90 minuti per i due giocatori siano quasi identiche (0,34 contro 0,35). Anche in questo confronto non emerge quindi un sostanziale miglioramento, per lo meno a livello individuale,dato dell’inserimento del centrocampista belga al posto del brasiliano, se non in termini di gol realizzati.

Un altro nuovo titolare dell’ultima stagione è stato Matteo Politano, che ha guadagnato il posto ai danni di Candreva. Anche in questo caso si tratta di due giocatori che occupano zone di campo simili ma che interpretano il ruolo in modo molto diverso. Politano è solito cercare con grande frequenza il rientro sul piede forte, il sinistro, per cercare di liberarsi per la conclusione. Sulla quasi patologica ricerca del fondo di Candreva per poi tentare il cross si è fatta fin troppa ironia (con tanto di pagine Facebook derivate).

I dati sui 90 minuti sembrano confermare queste caratteristiche: Politano cerca maggiormente la porta e produce di più in termini di ExG, mentre l’esagerata quantità di cross prodotti dall’ex Lazio lo porta a essere efficace dal punto di vista degli ExA. I valori globali sono comunque simili e non suggerirebbero un evidente guadagno dovuto alla sostituzione di Candreva con Politano, se non fosse per la voce gol segnati: l’ex Sassuolo ha realizzato cinque reti, in linea con quanto prodotto, mentre nella stagione precedente Candreva non è mai riuscito a segnare nonostante più di quattro ExG, suggerendo una forte under-performance legata ad errori davvero clamorosi sotto porta.

La stagione di Icardi

Un altro giocatore di cui può valer la pena parlare, nonostante sia stato presente in entrambe le stagioni è Mauro Icardi, che ha mostrato due versioni molto diverse di sé stesso negli ultimi due campionati. Senza entrare in tematiche extra- campo, basta osservare la diminuzione degli ExG e soprattutto il crollo dei gol segnati. Icardi è un finalizzatore straordinario, e rientra in quella cerchia di attaccanti per i quali un numero di gol segnati anche nettamente superiore agli ExG prodotti non è sintomo di over-performance, ma di talento: da quando è all’Inter, solo nell’ultima stagione i gol realizzati sono stati meno di quelli attesi. Vederlo andare così al di sotto delle attese statistiche non può che essere sentore di qualcosa di fortemente anomalo.

La stagione così negativa del centravanti argentino non può quindi non essere considerata come una delle cause della peggiore resa dell’Inter in termini realizzativi a fronte di un valore pressoché costante di Exg, a cui va unita anche l’annata piuttosto deludente dell’altro giocatore offensivo più importante della squadra, Perisic.

Se la squadra nerazzurra è riuscita a contenere i danni in una stagione come questa lo deve ad alcuni fattori in parte già individuati:

  • il buon impatto di Politano, che almeno del punto realizzativo ha portato qualcosa in più rispetto al disastroso Candreva;
  • le prestazioni di Nainggolan, che anche in una stagione travagliata ha dimostrato l’importanzadi avere un centrocampista che vede bene la porta;
  • le discrete prestazioni di Lautaro Martinez quando chiamato al difficile compito di sostituire il compagno di nazionale;
  • il contributo non trascurabile di Keita, i cui dati sono riportati per completezza, che pur raccogliendo un minutaggio modesto, tra lo scarso impiego iniziale e i problemi fisici, ha saputo essere un fattore, soprattutto come arma a partita in corsa.

Conclusioni

Volendo concludere questa analisi, per rispondere alla domanda iniziale, le statistiche globali e quelle individuali non evidenziano un sostanziale ed effettivo sviluppo della squadra tra l’ultima stagione equella precedente. Anche il confronto delle prestazioni dei giocatori che si sono alternati nelle due stagioni non ha evidenziato evidenti miglioramenti in termini di produzione offensiva, ma solo delle differenze, dovute principalmente alle diverse caratteristiche dei giocatori. Si potrebbe essere quindi portati a pensare che, a conti fatti, la rosa messa a disposizione di Spalletti nell’ultima stagione non fosse, almeno per quel che riguarda i titolari, nettamente migliore della precedente, come molti sostenevano. Si può però considerare che, a fronte di un numero di gol segnati sensibilmente più basso, la produzione in termini di ExG è rimasta stabile, nonostante la stagione incredibilmente negativa del principale terminale e riferimento offensivo. Questo è stato possibile grazie alla somma dei contributi di diversi uomini, non tutti titolari, il che suggerisce che forse la rosa nel complesso si sia rivelata più profonda e con alcune alternative di qualità che nella stagione 2017/18 non erano emerse, forse anche per mancanza di necessità.

Resta però difficile non chiedersi se l’Inter avrebbe potuto crescere ed ottenere di più se non avesse dovuto affrontare la serie di questioni spinose che hanno costellato la stagione.

  • Nato a Forlì nel 1994. Laureato in Ingegneria Informatica e ora ricercatore presso l'Università di Bologna. Amante del calcio, malato di Inter e fantacalcio, tenta ostinatamente di razionalizzare il gioco attraverso numeri e statistiche, ma rimane piacevolmente incantato dalla sua irrazionale imprevedibilità.

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