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20 Maggio 2019

Serie A 2018/19, la squadra della stagione


Un altro campionato di Serie A si è concluso ed è tempo di bilanci: nonostante le sorprese non siano mancate in senso assoluto (quanto ci hanno entusiasmato le cavalcate di Torino e soprattutto Atalanta? Quanto al contrario è stato deprimente il cammino della Fiorentina?) questo è stato di certo il campionato più scontato degli ultimi anni.


Un campionato che, per molti appassionati, è finito prima ancora di iniziare in data 10 luglio 2018, quando è diventato ufficiale il colpo di mercato più altisonante della storia del calcio italiano: Cristiano Ronaldo si trasferisce dal Real Madrid alla Juventus, ovvero la squadra più forte del campionato che si rinforza ulteriormente accogliendo uno dei due calciatori più forti del mondo. Se è vero però che il calcio non è una scienza esatta e che il campo può smentire tutti i pronostici della vigilia, un cammino del tutto privo di sconfitte fino alla 28ª giornata (e che nel frattempo aveva visto solo tre pareggi) piegano molto presto qualsiasi velleità di lotta al titolo.

Il verdetto più scontato degli ultimi anni è arrivato, come prevedibile, in larghissimo anticipo già il 20 aprile

L'edizione 2018-2019 della Serie A, nonostante non sia stata in grado di produrre una vera antagonista allo strapotere bianconero che perdura da otto anni, ha comunque dato luce e lustro ad altre storie ed altri calciatori anche allontanandoci dalle fila della Vecchia Signora: proprio perché non si vive di sola Juventus ecco che nasce l'idea di una Top 11 della Serie A scelta fra tutti i calciatori delle altre 19 squadre partecipanti all'ultima edizione del massimo campionato di calcio. Una squadra scelta sulla base delle qualità tecniche individuali sicuramente, ma dando ovviamente un peso a ciò che ci ha detto l'ultimo campionato (per fare un esempio ecco un piccolo spoiler: nonostante a giudizio di chi scrive Icardi sia il miglior centravanti del campionato egli non troverà posto in questa squadra per ovvie ragioni) e pensata come una squadra che, quantomeno sulla carta, potrebbe realmente scendere in campo in un'ipotetica partita fra Juventus e Resto della Serie A.

Una squadra che vediamo disposta con un ordinato 4-4-2 in cui però gli interpreti hanno libertà di movimento e possono creare così degli schieramenti fluidi in grado di dare pochi riferimenti agli avversari.

Portiere: 

Ogni Top 11 che si rispetti non può che cominciare dal ruolo più fondamentale del gioco del calcio, ovvero dal portiere: molti estremi difensori sono stati in grado di mettersi in mostra quest'anno, rendendo particolarmente numeroso il campione dal quale pescare il numero 1 della nostra squadra. Si va infatti dall'usato sicuro Handanovic e Sirigu, al nuovo che avanza come Cragno, Gollini e Meret, fino a chi a dispetto dell'età è già un veterano come Donnarumma.
Difficile insomma sceglierne solo uno, pur sapendo che ovunque si caschi alla fine si cascherà bene: tutti infatti hanno vissuto una grandissima stagione, chi facendo importanti passi in avanti dopo una periodo difficile come Donnarumma o Meret, frenato inizialmente da una serie di infortuni a raffica che ne hanno pregiudicato la prima parte di campionato; chi invece ha vissuto la piena epifania calcistica come Cragno, che è passato velocemente dal rossoblu del Cagliari al giro azzurro sotto la guida di Mancini. Alla fine premiamo il neo capitano dell'Inter, portiere dotato del giusto mix fra esperienza, discreta precisione coi piedi (con un buon 80.9% di precisione di passaggio per partita) e, cosa più importante quando si valuta un portiere, efficacia: lo sloveno dell'Inter infatti quest'anno è riuscito a parare 2,6 tiri a partita, dando un'enorme mano alla tenuta difensiva dei nerazzurri, seconda miglior difesa del campionato con 32 gol subiti (dato sul quale pesa tantissimo la batosta subita al San Paolo alla penultima giornata) a dispetto dei 36.63 gol pronosticati secondo il modello degli xG.

Da anni uno dei migliori portieri del nostro campionato, anche quest'anno l'ex Udinese ha mantenuto il suo elevatissimo standard di prestazioni

Difensori:

Il problema della "numerosità campionaria" visto per i portieri si ripercuote anche - se non in maniera ancora più evidente - spostandoci un paio di metri più avanti, quando bisogna "convocare" gli uomini per la linea difensiva della nostra Top 11: il calcio italiano, da sempre in grado di partorire grandi difensori, conferma la sua vocazione e ha messo in mostra numerosi interpreti nel ruolo di difensore centrale, fra i quali ci sono grandi nomi non solo a livello locale ma anche giocatori di livello internazionale, calciatori dal pedigree inattaccabile che ovviamente non possono mancare in questa formazione.

Per cui, nonostante siano stati davvero tanti i difensori capaci di mettersi in mostra, sia fra le vecchie conoscenze (Manolas e Romagnoli) che fra le nuove rivelazioni (ad esempio Izzo e Mancini), non riusciamo nemmeno a immaginare di rinunciare a Kalidou Koulibaly e Milan Skriniar: i due formerebbero una coppia perfetta che avrebbe davvero pochi eguali nel panorama calcistico mondiale, visto che le loro caratteristiche fisiche (elastico ed esplosivo il senegalese, più rigido lo slovacco) e tecniche (col difensore partenopeo che, forte della sua superiorità fisica, punta molto sull'anticipo ben sapendo di essere in grado di recuperare il terreno perduto grazie alla sue doti di velocità, intelligenza e tempismo nel tackle; mentre il centrale nerazzurro punta tutto sul senso della posizione che lo mette solo di rado in situazione di svantaggio in occasione di sfide uno contro uno con gli attaccanti avversari)unite all'abilità innata nel garantire una prima impostazione molto pulita, permetterebbero ai due di integrarsi a meraviglia, formando una barriera invalicabile da fare invidia a quella dei sette regni di Westeros.

Sfida fra titani quando si parla dello scontro tra Koulibaly e Skriniar: nella nostra Top 11 però li vediamo a braccetto a bullizzare gli attaccanti.

Risulta invece più limitata la scelta per quanto riguarda i terzini, ruolo in cui c'è penuria di fuoriclasse, specialmente se consideriamo che quelli che probabilmente sono i migliori del nostro campionato sono alla Juventus e quindi esclusi a prescindere da questa selezione. Fortunatamente però possiamo contare sul "premiato terzinificio Gasperini"che tanto ha contribuito alla riuscita del bellissimo campionato dell'Atalanta. Il Gasp propone quest'anno tre calciatori tutti molto affidabili, quasi intercambiabili fra loro, che hanno risposto sempre presente quando chiamati di volta in volta in causa: Hans Hateboer, Robin Gosens e Timothy Castagne. Per la difficile scelta fra i tre ci affidiamo allo stesso Gasperini, e schieriamo quello che lo stesso tecnico di Grugliasco ha più frequentemente messo in campo: la fascia destra quindi va all'olandese classe '94, che garantisce tantissimi chilometri macinati, attenzione in fase di non possesso ma soprattutto tanti cross e la bellezza di 5 gol in campionato.
Se ci siamo affidati alla gioventù sulla fascia destra, mettendo in secondo piano l'esperienza, sull'altra fascia privilegiamo per la nostra Top 11 un profilo più esperto, dotato di quel pizzico di esperienza internazionale che, per vincere, fa sempre comodo: ecco che quindi la fascia sinistra ha come padrone quasi scontato Aleksandr Kolarov. Il serbo anche quest'anno - nonostante la stagione difficile della sua Roma - ha saputo mettersi in mostra, rivelandosi ancora una volta uno dei migliori difensori esterni del nostro campionato e un leader tecnico e carismatico, capace di influenzare la manovra più di chiunque nella squadra giallorossa. Oltre ad avere ancora un piede decisamente caldo da calcio piazzato.

Il serbo è un tiratore scelto

Centrocampisti:

Veniamo dunque alla zona nevralgica del campo, là dove si vincono le partite: per la cerniera mediana occorrono calciatori in grado di disimpegnarsi nelle due fasi di gioco, quindi giocatori in grado di dare un sostanzioso contributo sia quando c'è da "far legna" e proteggere la difesa dagli attacchi avversari ma che, una volta recuperato il pallone, sappiano giocarlo in maniera intelligente. Due calciatori in grado di dare dinamismo, intensità, esplosività e capacità di giocare il pallone sotto pressione. Insomma l'identikit dei due centrocampisti della nostra Top 11 - a dispetto delle scelte della Lega Calcio - porta ai nomi di Allan, probabilmente il miglior recupera-palloni dell'intero campionato e artefice delle fortune del Napoli (squadra che non a caso ha vissuto il suo momento peggiore proprio durante il periodo di appannamento del brasiliano) nelle ultime due stagioni, e del cagliaritano Nicolò Barella. Il fatto di giocare in una squadra di bassa classifica in lotta per la salvezza fino a fine stagione non gli ha certo impedito di brillare, al contrario lo ha giocoforza costretto a diventare il faro di una squadra che altrimenti farebbe una fatica incredibile a costruire gioco e creare occasioni da gol. I numeri di Barella infatti ci raccontano di un calciatore sempre più influente (è passato dai 45,2 tocchi per 90 minuti della passata stagione ai 51,3 fatti registrare quest'anno) e polivalente: non solo un calciatore istintivo che ama sfruttare la propria esplosività negli spazi stretti per partire in progressione, ma anche - quando il contesto lo richiede - più essenziale nelle giocate, concentrato a consolidare il possesso palla.

Un destino che accomuna Barella a un altro azzurro presente nella nostra Top 11, stavolta addirittura pescato fra le fila della squadra delusione della Serie A: ovvero Federico Chiesa.

Il meglio della stagione della consacrazione di Federico Chiesa, finito inevitabilmente sui taccuini delle grandi.

Un talento tanto divisivo quanto innegabile quello del numero 25 viola, che nonostante la giovane età può già vantare un numero enorme di presenze da professionista e punto fermo della Nazionale di oggi e dei prossimi anni. Chiesa quest'anno ha fatto un ulteriore passo in avanti nella sua crescita, abbinando all'ormai note ipercineticità e intensità una maggiore varietà di soluzioni con la palla fra i piedi, figlie di una continua sfida che Chiesa pone a sé stesso e ai propri limiti nella ricerca di giocate di volta in volta più azzardate.

Sulla fascia opposta invece forzeremo un po' le scelte, inserendo più che un esterno offensivo un vero e proprio trequartista: in questo modo però possiamo ritagliare un posto nella Top 11 per uno dei migliori calciatori del campionato: Josip Ilicic. La stagione dello sloveno è stata a dir poco pazzesca: non solo per i numeri (comunque eccellenti, visti gli 12 gol e i 7 assist messi a referto) ma per l'infinita mole di giocate che hanno messo definitivamente in luce il suo talento.
Un giocatore capace di grandi progressioni in campo aperto eppure dotato di eccellente qualità in spazi stretti che in certi momenti è stato così dominante da risultare assolutamente fuori scala per rispetto a tutti gli altri, e soprattutto decisivo ai limiti dell'indispensabile per l'Atalanta, capace di influenzare anche da solo il contesto della partita.

Contro il Napoli ad esempio il suo ingresso ha cambiato volto alla gara che, se prima era perfettamente sotto il controllo dei partenopei, le giocate dello sloveno hanno pian piano portato in mano ai nerazzurri. Come se non bastasse, c'è lo zampino geniale di Ilicic nei due gol della dea, uscita infine vittoriosa dal San Paolo.

Attaccanti:

Veniamo dunque a chi, in questa Top 11, deve garantire i gol: nella stagione in cui molti grandi vecchi protagonisti hanno vissuto una stagione interlocutoria (Icardi, Dzeko, Immobile, per non dire della triste discesa agli inferi di Higuain), il palcoscenico se lo sono presi rapidamente altri calciatori, nuovi e già noti, che hanno approfittato di questo "vuoto di potere" per avere il loro meritatissimo posto al sole.

È il caso di Fabio Quagliarella, che a 36 anni suonati non vuole smettere di stupire e scrive una storia calcistica incredibile. Non più ciliegina per torte povere come è stato per la maggior parte della sua carriera, passata a far magie in piazze lontane dall'aristocrazia del grande calcio italiano, ma adesso portata principale del menu della Serie A, capace non solo di gemme preziose ma sporadiche, bensì emblema della continuità sottoporta, come dimostrano le 11 gare consecutive in cui è riuscito ad andare a segno (record condiviso con Batistuta) da novembre 2018 a gennaio 2019.
Reti che, sommate a tutte le altre realizzate lungo l'intero arco del torneo, fanno la cifra assurda di 26 gol che lo insigniscono del titolo di capocannoniere della Serie A e di autentico MVP stagionale.

Quagliarella però è il classico lupo che perde il pelo ma non di certo il vizio, specie se il vizio è quello di segnare gol incredibili.

Ma chi mettere al fianco dell'intramontabile Quagliarella? Sfogliando la margherita restano soltanto due nomi per quest'unico posto, quelli - lo avrete capito - di Krysztof Piatek e di Duvan Zapata. Due attaccanti dal rendimento formidabile: fuori da ogni logica statistica quello di Piatek, che a inizio stagione con la maglia del Genoa viaggiva su medie insostenibili - e infatti prontamente regolarizzatesi su un range più vicino alla normalità col passare delle partite - che lasciavano intendere di aver a che fare con un supereroe arrivato dal nulla (il Genoa lo ha pescato dal KS Cracovia pagandolo poco e niente) che si era nascosto chissà dove fino a inizio stagione per poi deflagrare in maniera prorompente non appena messo piede sui campi di Serie A.
Più lungo e tortuoso il cammino del colombiano, in Serie A dal lontano 2013 ma che ha dovuto girovagare parecchio (Napoli, Udinese e Sampdoria) prima di giungere a un'isola felice di nome Atalanta. In nerazzurro Duvan ha trovato le condizioni perfette per esplodere, in particolare un sistema di gioco che sembrava appositamente cucito per lui e per le sue caratteristiche dominanti sotto il profilo atletico, che gli hanno permesso di fare la differenza: sono 22 i gol realizzati dal colombiano (meglio di lui solo Quagliarella) e con essi la sensazione di essere stato per lunghi tratti della stagione letteralmente ingiocabile per le difese del massimo campionato.

Uno score ancor più senza senso se consideriamo le difficoltà iniziali di Zapata nel calarsi all'interno del sistema Atalanta: nei primi tre mesi di campionato (la definitiva esplosione del colombiano è infatti arrivata solo a dicembre) il colombiano aveva messo a referto un solo gol.

Quello che però spesso sfugge è che, se è vero che l'Atalanta ha esaltato a dismisura le qualità di Zapata (che ricordiamolo fino alla passata stagione non aveva mai realizzato più di 11 gol in campionato), è altrettanto vero che Zapata ha esaltato la già magnifica Atalanta delle passate stagioni. Ovvero una squadra che sì ha continuamente superato sé stessa, lanciando numerosi giovani come Caldara, Conti, Gagliardini, Spinazzola, Cristante e riabilitando giocatori in discesa come Gomez e Ilicic, ma che ha faticato a trovare un centravanti adatto: ovvero un calciatore in grado di fare a sportellate con gli avversari e garantire tanto lavoro sporco (come faceva egregiamente Petagna) senza però perdere lucidità nel momento principe della vita dell'attaccante, ovvero la finalizzazione (lo stesso Petagna in due anni in nerazzurro ha realizzato la miseria di 9 gol, mentre quest'anno alla SPAL, una volta sgravato dai massacranti compiti richiesti da Gasperini, addirittura 15). Zapata insomma ha rappresentato l'update di un sistema già di suo ben costruito e che funzionava alla grande, ma senza il quale non sarebbe riuscito ad avanzare di un ulteriore step: senza Zapata e i suoi gol difficilmente avremmo visto questa squadra battagliare strenuamente non semplicemente per l'Europa ma per la Champions League. Un compito, quello conseguito da Zapata, che al contrario Piatek non è riuscito a svolgere, anche se (è bene specificarlo) per colpe non totalmente sue: chiamato a sostituire il deludente Higuain, il polacco ha sì garantito un maggior numero di reti rispetto al Pipita, ma non è riuscito (e sarebbe folle chiederglielo, conoscendo le caratteristiche del calciatore) a far fare al Milan quel salto di qualità che ci si aspettava dalla squadra rossonera, che in fin dei conti non viaggia su posizioni poi diverse da quelle occupate nella prima metà stagione, quando le reti di Piatek servivano per mettere punti in cascina per la salvezza del Grifone.

Per questo motivo quindi la spalla di Quagliarella, nella nostra Top 11, sarà Duvan Zapata.


  • Nato per puro caso a Caserta nel novembre 1992, si sente napoletano verace e convinto tifoso azzurro. Studia Medicina e Chirurgia presso l'Università degli studi di Napoli "Federico II", inizialmente per trovare una "cura" alla "malattia" che lo affligge sin da bambino: il calcio. Non trovandola però, se ne fa una ragione e opta per una "terapia conservativa", decidendo di iniziare a scrivere di calcio e raccontarne le numerose storie. Crede fortemente nel divino, specie se ha il codino.

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