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, 3 Aprile 2019

Frenkie De Jong, centrocampista universale


L'olandese è passato da sconosciuto a cessione più remunerativa nella storia dell'Ajax nel giro di qualche mese.

Il 5 marzo 2019 è una data che ad Amsterdam faranno fatica a dimenticare. Vedere una squadra essenzialmente composta da ragazzini demolire i campioni d’Europa in carica a domicilio non è cosa da tutti i giorni. Non lo è specialmente per una squadra e per un movimento calcistico in generale, che, a livello internazionale, è in crisi da almeno un decennio (l’ultimo exploit di una squadra olandese in Champions risale al 2005, con le semifinali raggiunte dal PSV di Guus Hiddink). Cosa ancora più impressionante è il realizzare come a guidare il centrocampo del miglior Ajax visto almeno dai tempi di Van Gaal, al Bernabeu, fosse un ragazzino di 21 anni, con i capelli biondi e la classica faccia da primo della classe.

Nel caos del Real Madrid di Solari, questo ragazzino, Frenkie de Jong, in appena 90 minuti, non solo si rivela essere un giocatore di livello superiore, ma riesce a convincerci della bontà dell’enorme investimento fatto dal Barcellona su di lui. In un calcio che da sempre punta alla ricerca del giocatore universale (vedi l’Olanda del Toetalvoetbal di Johan Crujiff), De Jong è quanto più si avvicini al Sacro Graal di questa visione dello sport. A poco più di 20 anni è un calciatore per cui il ruolo che ricopre non è più il semplice indicatore di una posizione sul rettangolo da gioco, ma identifica innanzitutto una funzione da svolgere. De Jong riesce, con una facilità a tratti disarmante, a ricoprire più funzioni di gioco, all’interno dello stesso sistema, senza nemmeno bisogno di variare la posizione di partenza. La vera domanda che dobbiamo porci adesso è se siamo veramente davanti ad uno dei giocatori più moderni della sua epoca. Ma soprattutto: riuscirà un giocatore del genere ad inserirsi, senza finire subito bruciato, all’interno del “Sistema-Barca”?

Un'esplosione improvvisa

Frenkie de Jong non è un prodotto del vivaio dell’Ajax. Bisogna subito evidenziare questo fatto se vogliamo capire la peculiarità della crescita del ragazzo di Arkel all’interno del sistema Ajax.
A 7 anni infatti, dopo una serie di provini in giro per l’Olanda, il ragazzo accetta l’offerta del Willem II, modesta squadra di Tilburg, la capitale del Brabante. L’ambiente di Tilburg non è sicuramente quello selettivo e competitivo di altri vivai olandesi e per un giocatore come De Jong, con il Willem la strada verso la prima squadra è tutt’altro che difficile. Nel 2015, ad appena 17 anni, esordisce in Eredivisie con la maglia dei De Tricolores, venendo acquistato dai lancieri appena un mese dopo.

Il fatto che De Jong non sia cresciuto nell’academy dell’Ajax ci aiuta in particolare a capire le iniziali difficoltà avute da tecnici come Peter Bosz e Marcel Keizer nell’inserirlo dal primo minuto in Eredivisie. In Olanda, e ciò è valido in particolare per le 3 grandi dell’Eredivisie, Ajax, PSV e Feyenoord (ma ormai anche per realtà in crescita come Az Alkmaar o Vitesse Arnhem), la crescita dei ragazzi delle giovanili è una vera e propria ragione di vita. Gli incassi dei diritti tv del calcio olandese sono minimi se confrontati con quelli dei campionati europei di vertice ed ormai il player trading è la più importante fonte di sostentamento (finanziariamente parlando) per questi club. Il percorso dei ragazzi dei vivai delle squadre olandesi è curato così in maniera maniacale. L’idea è quella di formare giocatori già tatticamente pronti alla prima squadra (lo Jong Ajax ad esempio gioca con gli stessi principi di gioco della squadra titolare), consentendogli poi di sfruttare il contesto non eccessivamente competitivo dell’Eredivisie per mettersi in mostra. In ogni caso, quando un ragazzo passa dall’academy alla prima squadra, sia lui che l’allenatore sanno già qual’è la posizione ed il ruolo migliore per esaltare le caratteristiche di ogni prospetto. Per Frankie de Jong non è stato ovviamente così.

Godetevi lo stupendo video di presentazione per un articolo di ESPN UK sull'academy dell'Ajax, di appena un paio di mesi fa. Un sistema, quello del "De Toekomst", che dovrebbe diventare paradigmatico anche in Italia

Il 26 settembre 2017 De Jong, esordisce con l’Ajax, entrando nel secondo tempo in un match fermo sull’1-1 contro il Roda Kerkrade. Keizer lo inserisce al fianco di De Ligt, come play basso al centro della difesa. Nel giro di 45 minuti De Jong fornirà 2 assist, assieme a 5 passaggi chiave, risultando l’MVP di una partita che i Lancieri finiranno per vincere 5-1. Sono numeri letteralmente irreali per chiunque, figuriamoci per un difensore. Peccato che De Jong sia tutto fuorchè un difensore comune.
Ancora oggi capire in che ruolo sia meglio schierare De Jong è un’enigma. Non è né un difensore centrale completo né si può catalogare pienamente come centrocampista, pur riuscendo a giocare in entrambi i ruoli. Con Keizer, dopo l’exploit col Roda, finisce ad esempio per prendersi con la forza il posto da centrale affianco a De Ligt. Ma se la posizione è quella al centro della difesa, il ruolo da interpretare è molto più complesso. Per Keizer è infatti proprio De Jong il vero play della squadra: il principale compito del ragazzo è quello di iniziare l’azione, avendo poi la libertà di affiancarsi all’altro play della squadra, Lasse Schone, muovendosi in verticale in completa libertà.

Nemmeno Erik Ten Hag, il sostituto del dimissionario Keizer a inizio 2018, stravolge questa impostazione. Sempre coperto da un centrale fisico e bravo nella difesa della profondità come De Ligt, De Jong finisce quasi per ricoprire il ruolo del centrocampista davanti alla difesa, il classico “numero 6”, come lo vedeva anche Bosz, il tecnico che lo volle a tutti i costi dal Willem: “Quando analizzo Frenkie de Jong, vedo un numero 6 in lui. Ha delle qualità incredibili e chiunque può vederlo”. Finirà la stagione d’esordio con qualcosa come 7 assist in appena 16 presenze da titolare, con la media di 1,5 passaggi chiave a partita. Numeri essenzialmente da trequartista, non da difensore. Ma come già detto, quando parliamo di De Jong, non parliamo di un difensore come gli altri.

Qualcosa di unico

Nello straordinario elogio della fluidità che è l’Ajax della stagione 2018-2019, De Jong è l’esempio più fulgido dell’incredibile lavoro di Ten Hag. E’ bastata infatti appena mezza stagione al tecnico ex-Utrecht per realizzare come il ruolo da libero invertito non consentisse a De Jong di esprimersi al meglio.

Come saltare senza (apparente) sforzo una prima linea di pressing non troppo convinta

In primis perché, se le statistiche prettamente offensive del giovane centrocampista dei lancieri sono di primo livello, quelle difensive lo sono decisamente meno, soprattutto in fase di difesa posizionale. Il suo gioco difensivo si basa essenzialmente sull’anticipo e in generale per una difesa fatta “in avanti”, non di sicuro sulla superiorità a livello fisico. Ma sopratutto perché la collocazione come centrale non consente di sfruttare appieno il gioco non solo tecnico, ma anche mentale di De Jong. Quello che colpisce non è solo l’eleganza, che contribuisce a nascondere un passo alle volte un po’ compassato, ma è soprattutto il calcio cerebrale di De Jong a renderlo un giocatore fuori dal comune. Dalla freddezza al senso di posizione, passando per una capacità di lettura del gioco da mediano duro e puro, fino ad arrivare ad una qualità tecnica sopraffina, non c’è nulla in De Jong che ci ostacoli dal pensare di aver trovato un giocatore già formato ad appena 21 anni. Sono proprio queste qualità “mentali” che costruiranno le basi dei futuri centrocampisti di vertice, ma perché è in queste caratteristiche che risiede il più grande potenziale di sviluppo di un giocatore, come detto anche da un visionario come Julian Nagelsmann. Secondo il tecnico dell’Hoffenheim “dal punto di vista fisico non c’è molto da migliorare, secondo la maggior parte degli studi scientifici sullo sforzo dei giocatori in campo. Dove c’è spazio di manovra è invece lì dove risiede la velocità nella presa di decisioni e la rapidità nel processare informazioni. Dobbiamo lavorare sulla testa dei giocatori”. E’ proprio qui che troviamo la vera eccezionalità di De Jong, in un talento non solo puramente tecnico, ma anche, e soprattutto mentale.

Un talento cerebrale

Nella grande notte del Bernabeu, come già detto, De Jong è salito in cattedra mostrando al mondo perché il Barcellona abbia speso qualcosa come 75 milioni per accaparrarselo. Complice anche un Real davvero troppo rigido e con le idee poco chiare anche in fase di non possesso, De Jong ha avuto vita fin troppo facile nel creare superiorità numerica per i suoi nella zona centrale del campo saltando il primo pressing dei Blancos con una facilità disarmante per tutti i 90 minuti. La sua capacità di resistere alla pressione e di far guadagnare campo alla propria squadra gli ha fatto stravincere il duello anche con uno come Modric: 54 passaggi eseguiti col 91% di precisione, 2 dribbling riusciti e 4 tackle vinti sono i numeri di un giocatore che al momento è il vero e proprio cuore pulsante della propria squadra.

In una squadra che fa di una fluidità che a tratti si trasforma in vero e proprio “caos creativo” De Jong ha il ruolo di equilibratore in fase difensiva (facendo da schermo ai centrali e scalando all’occorrenza sull’esterno) e di ispiratore in fase di primo possesso: una completezza in entrambe le fasi che lo avvicina a mostri sacri del calcio, a giocatori che quando scendevano sul prato verde semplicemente praticavano un altro sport. L’ex stella degli Oranje anni ‘70 Arie Haan ha ad esempio scomodato Franz Beckenbauer, mentre Valentijn Driessen (direttore del quotidiano sportivo De Telegraaf) lo ha definito letteralmente come “l’essenza di Johan Cruijff”, non solamente una replica di uno dei più grandi giocatori della storia.

Un futuro in blaugrana

75 milioni di euro. Più bonus vari legati a presenze e risultati. E’ ciò che Bartomeu ha deciso di spendere per strappare De Jong all’Ajax (ed alla concorrenza). Non parliamo proprio di spiccioli. In un mercato però da un paio d’anni enormemente inflazionato, sono in pochi ad aver storto il naso per la cifra sborsata per un giocatore con poco più di 60 presenze tra i professionisti. In un colpo solo De Jong è diventato la cessione più redditizia non solo della storia dell’Ajax, ma anche di quella del Willem II (che come contributo di solidarietà riceverà ben 7.5 milioni di euro).

Nella prossima stagione intanto De Jong tornerà a doversi guadagnare il posto da titolare. Non il massimo per un 21enne che al contrario dovrebbe continuare a giocare con regolarità. Al momento però nel centrocampo del Barca di Valverde non ci sono posti vacanti. Parliamo non a caso di centrocampo, visto che è lì che verrà senza dubbio schierato De Jong. Troppo poco strutturato per gli attacchi della Liga e semplicemente sprecato in una squadra che applica costantemente la salida lavolpiana per liberare il regista. Se in quel del Camp Nou sperano però di aver trovato così dal nulla il nuovo Busquets sono fuori strada. Come già detto per Arthur (il sostituto di Iniesta), trovare il sosia perfetto di giocatori così unici è pura utopia. Valverde si troverà in rosa un giocatore senza dubbio con capacità decisionali e una visione di gioco di prima categoria, ma allo stesso tempo dovrà riuscire a formarlo nella maniera giusta soprattutto per migliorare le sue ancora elementari letture difensive.

Inserire una new entry in un sistema rodato come quello del Barcellona, da 10 anni a questa parte almeno, è diventato quasi un’impresa. In molti sono stati rigettati subito, come se l’organismo-barca rifiutasse il trapianto di qualcosa ad esso estraneo. Altri invece sono riusciti ad adattarsi ad una scuola di pensiero calcistico che va oltre una semplice idea di gioco. Tutti quanti però ne sono usciti trasformati. Il De Jong che a giugno approderà al Camp Nou è più di tutti un giocatore da modellare e trasformare, come un pezzo d’argilla sul tornio di un vasaio. Il barca ha preso un vero e proprio talento con il pallone tra i piedi, con qualità enormi e difetti da livellare. Starà ad un pragmatico come Valverde riuscire a plasmare nel migliore dei modi il giovane centrocampista olandese. Con un Busquets ormai sul viale del tramonto, il futuro è nelle mani di giocatori come Frenkie de Jong. Starà al Sistema-Barca riuscire a farlo definitivamente maturare, modellando in maniera definitiva l’archetipo del centrocampista universale.


  • Studente di economia, classe '93, nato e cresciuto a Rimini. Si avvicina al calcio sin da piccolo, grazie ad un certo Roberto Baggio e ai Mondiali del 2002. Tifoso rossoblù per adozione, dopo aver vissuto per qualche anno a Bologna. Si limita a giocare a calcetto la domenica, data la poca qualità con il pallone tra i piedi, e a seguire qualsiasi campionato visibile in TV. Altre passioni: MLB, sci alpino e la settima arte.

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