ciro
28 Marzo 2019
11 minuti

Ciro il tedesco


La storia di un amore mai sbocciato tra un giovane attaccante campano e una piovosa città dell'Ovest della Germania.


“Purtroppo il calcio non è più per mecenati”. È sconsolato Urbano Cairo nel comunicare l’inevitabile cessione del suo bomber. L’offerta del Borussia Dortmund è oggettivamente insostenibile per le casse del Torino, che pure ha provato a millantare una certa virile resistenza. “Se si andrà alle buste con la Juve, abbiamo la forza economica necessaria per vincerle”, tuona il presidente granata. Niente da fare, non ci sarà nessuna busta. La Juve comproprietaria del cartellino va a prendere Morata dal Real Madrid valutando Immobile più una pedina utile per ricavare denaro liquido piuttosto che un attaccante su cui puntare in campo. Ciro, nel 2014 ancora a metà tra Toro e Juve (un arzigogolo del calciomercato italiano per fortuna estirpato), passa a giugno definitivamente al Borussia Dortmund per 18.5 milioni. Il contratto è uno di quelli pesanti. 2 milioni più bonus per 5 anni.

La stagione 2013-14 di Immobile era stata sorprendente oltre ogni aspettativa lecita. Il Torino lo ha scelto nell’estate precedente per riempire il vuoto lasciato dal totem Rolando Bianchi, andato a Bergamo senza trovare fortuna. Ciro dopo i sfracelli con Zeman in Serie B ha cannato la prima stagione in Serie A faticando da morire a Genova e le sue quotazioni sono un po’ in ribasso, nonostante abbia solo 23 anni. Il Torino decide di scommettere su di lui per provare il salto di qualità e uscire dal grigiume. Non sbaglia: nello scientifico 3-5-2 di Ventura (che ha fatto anche cose buone) Immobile dopo qualche mese di rodaggio trova un feeling eccezionale con il partner di attacco Alessio Cerci e inizia a segnare a raffica, trascinando il Toro verso vette inesplorate da decenni. 22 gol, titolo da capocannoniere, settimo posto e ritorno granata in Europa grazie anche alle magagne del Parma. In estate Immobile gioca la sua prima vera competizione internazionale, il Mondiale in Brasile. Parte una sola volta da titolare, senza però riuscire a lasciare il segno. Per sua fortuna le freccette della stampa lo lasciano integro per andare tutte a colpire il disgraziato Balotelli. È Immobile l’attaccante titolare della prima Italia di Conte, a Bari in agosto ed è proprio lui che realizza il primo gol della nuova gestione azzurra. Immobile a 24 anni è indiscutibilmente il nuovo attaccante del futuro italiano, un talento pronto a spiccare il volo verso i ricchi campionati esteri.

Anche Cerci andrà all'estero al termine di quel campionato magico, direzione Atletico Madrid.

ciro

In un solo anno Immobile passa dal raccogliere l’eredità di Rolando Bianchi al raccogliere quella di Robert Lewandoski. Il Borussia che accoglie l'attaccante di Torre Annunziata è una squadra seducente, tatticamente all’avanguardia, con uno degli allenatori più in voga d’Europa ed è una delle espressioni più felici del dominio calcistico tedesco, appena certificato dal trionfo in Brasile. Immobile arriva dritto al centro del calcio mondiale. Nel 2014 i gialloneri si sentono ancora nel cuore del ciclo dorato di Klopp ma devono fare i conti con i soliti addii estivi, e stavolta ce ne è stato uno particolarmente doloroso. La cessione di Lewandoski costringe il BVB a ridisegnare l’attacco, privo del suo panzer designato. Immobile è l’uomo su cui si puntano più fiches ma per sicurezza meglio pescare anche dalle terre autoctone. Oltre all’italiano, viene preso infatti anche Adrian Ramos, ventottenne colombiano cannoniere senza tregua dell’Hertha Berlino. L’eredità del polacco se la dovranno spartire loro due. A centrocampo arriva poi dal Salisburgo la mezzala slovena Kampl e inoltre si rivede in zona trequarti un cavallo di ritorno. Kagawa non ha trovato fortuna a Manchester e torna in prestito gratuito alla corte di Klopp, alimentando il mito del piccolo paradiso Borussia, dove ogni giocatore riesce a rendere oltre il proprio valore, stuzzicato dal genio pazzo in panchina. C'è anche Marco Reus, pronto a rilanciarsi dopo aver perso il Mondiale e c'è Henrikh Mkitharyan voglioso di riconfermarsi dopo la sorprendente stagione passata. La rosa sembra nel complesso superiore a quella eliminata nei quarti di finale dal Real nell’ultima Champions e giunta in Bundesliga dietro solo alla corazzata bavarese di Pep Guardiola. I presupposti sono gustosi e Immobile si presenta di fronte ai giornalisti con un sorriso luminoso proiettato sul futuro. Prende la maglia numero 9.

“Lewandoski qui è stato un grande. Ha fatto tantissimi gol, non so se ne faró tanti quanto lui, ma cercherò sempre di dare il massimo” Immobile dimostra da subito di appartenere a quella categoria di atleti che davanti ai microfoni inserisce il pilota automatico e si lascia andare a dichiarazioni che sembrano provenire da un bot informatico incapace di provare emozioni. Parole misurate, rispetto per il passato, impegno come dogma e imperativo assoluto. Arrivano i primi gol in amichevole, la forma fisica sembra eccellente, tanti sorrisi in ritiro. “Andiamo a mangiare una pizza insieme presto!” scherza con lui un giornalista tedesco delle reti ufficiali del Borussia, gettando benzina sul fuoco di uno degli stereotipi più vecchi della storia dell'umanità. Immobile per il momento si esprime ovviamente solo in italiano, lasciando presupporre che ci sarà tempo per il tedesco. Intanto promette di iniziarlo a studiare da subito insieme alla moglie Jessica, ragazza abruzzese conosciuta ai tempi della Zemanlandia pescarese e sposata pochi mesi prima del trasferimento al Dortmund. Jessica molla gli studi universitari in Scienze dell'Investigazione e le velleità da modella per seguire il marito nella sua avventura da calciatore di alto livello.

Senza pensarci un attimo si trasferisce con lui in Germania, accompagnata dalla piccola Michela, nata un anno prima. Immobile inizia a dialogare con Klopp grazie ad un interprete che lo segue come un’ombra in ritiro. “Mi ricorda Zeman, ma più agitato” dice. Nello spogliatoio invece gli danno una mano essenziale nelle prime settimane Sokratis Papasthatopulos, ex Genoa e Milan, senatore della difesa giallonera e Pierre Aubemayang, cresciuto calcisticamente a Milanello. Con entrambi Immobile può parlare italiano e stringere amicizia. Sokratis peró lo avvisa saggiamente “Ciro è un bravissimo ragazzo ed è il futuro di questa squadra. Però deve imparare presto la lingua. Il tedesco è importantissimo”. Siamo al 3 agosto e l’avvio della Bundesliga è alle porte.

ciro

La stagione parte alla grande. Il Borussia schianta in pieno agosto 2-0 il Bayern di Guardiola e porta subito a casa il DFL-Supercup, la Supercoppa tedesca. Immobile gioca 90 minuti promettenti, sfiora il gol con un bel rasoterra da fuori area, cerca continuamente il dialogo con i compagni. L’approccio sembra positivo, ma purtroppo per lui è solo un’illusione.

Arrivano infatti le prime panchine già ad inizio settembre. “Non è ancora pronto per il Borussia” afferma Klopp dopo la vittoria alla terza giornata sul Friburgo, dove Immobile è entrato dalla panchina senza incidere. Il mister lo lancia però a sorpresa titolare nella prima partita dei gironi di Champions contro l’Arsenal e Ciro si sblocca con un gol fantastico, probabilmente uno dei più belli della sua carriera, un coast to coast inarrestabile da una parte all’altra del campo portandosi dietro 5 giocatori avversari. Il Borussia vince 2-0 e alla fine è legittimo pensare che tutto possa andare solo meglio. Alla quinta in Bundesliga arriva anche il primo gol tedesco, nel 2-2 in rimonta contro lo Stoccarda, dove Immobile sigla il gol del pareggio al minuto 86 con una mezza girata al volo su calcio di punizione. Il Signal-Iduna Park è tutto per lui.

Poi improvvisamente la trama della stagione del BVB cambia e per Ciro inizia una lenta ma inarrestabile discesa negli inferi. Il Borussia entra in una spirale infinita di infortuni che decimano la rosa; Sahin non vede mai il campo, Reus entra ed esce dall’infermieria, Mkitharyan non incide come l’anno precedente, i vecchi Blasczykosky e Grosskreutz sono ai margini e mezzi rotti, l’altro attaccante neoarrivato Ramos si rivela una mezza disgrazia. La squadra si ritrova indebolita, piena di incertezze e con la sensazione di trovarsi a fine ciclo, colma di giocatori che vogliono cambiare aria. Emergono le prime notizie che vogliono il capitano Mats Hummels ormai già accordato con il Bayern Monaco per la prossima stagione, pronto a seguire gli ex compagni Gotze e Lewandoski. Arrivano cinque sconfitte consecutive tra settembre e novembre con conseguente precipizio totale in classifica. I gialloneri si ritrovano in zona retrocessione con 7 punti in 10 giornate. La Bild pubblica una foto di Klopp mentre strattona Kagawa in allenamento. Nel complesso il Borussia tra la quarta e la diciannovesima giornata vince la miseria di due partite. Immobile in tutto questo è diventato gradualmente più un subentrante che un titolare, scavalcato dal prorompente Aubameyang, unica nota lieta della stagione.  Un lampo arriva poco prima di Natale: il 18 dicembre Ciro gioca contro il Wolfsburg probabilmente la sua migliore partita in Germania, piazzando un grande assist per Aubameyang e realizzando con una mina di destro dal limite dell’area il suo terzo gol in campionato andando ad esultare con le mani dietro le orecchie sotto il muro giallo. Klopp parla di “partita della svolta”. In realtà quello sarà l’ultimo gol dell’italiano con la maglia del Borussia in Bundesliga.

Solo in Champions i gialloneri riescono a girare a pieno regime. Dopo la vittoria sull’Arsenal, battono a domicilio l’Anderlecht, poi affrontano due volte il Galatasaray e gliene fanno 8, chiudendo in largo anticipo il discorso qualificazione. Immobile balbetta in Bundesliga mentre snocciola prestazioni importanti in Europa. Segna altri tre gol in quattro partite e diventa il capocannoniere europeo della squadra, con 4 gol in 5 presenze. Un feeling internazionale eccezionale per un giocatore che prima di arrivare in Germania non aveva totalizzato una sola presenza nelle coppe europee.

Immobile però continua a non parlare praticamente una sola parola in tedesco. Nello spogliatoio si sente isolato e di fatto l’unico con cui dialoga è sempre il solo Papastathopolus. Nelle riunioni tattiche deve ancora portarsi dietro l’interprete. Non ha dialogo diretto con Klopp. Dice di iniziare a capire qualcosa, anche se non è ancora in grado di esprimersi. “Klopp parla troppo velocemente per me”. Immobile prende sempre più le sembianze di Bill Murray nel film "Lost in Translation", quando si ritrova a lavorare circondato da gente che parla una lingua che non conosce, con l'impressione di perdersi pezzi del discorso riportati dall'interprete. Il Borussia ha messo a disposizione sua e della moglie Jessica un maestro di lingua a domicilio 7 giorni su 7, ma di progressi non se ne vedono. Arrivano le prime accuse di pigrizia e indolenza nello studio del tedesco. A gennaio la parola flop inizia a girare in Renania e si parla di ritorno in Italia, nel Milan di Pippo Inzaghi, che però (per sua fortuna) alla fine andrà a prendere il suo vecchio compare Cerci.

Se sono qui è perchè sono all’altezza. Lo dimostrerò. Lewandoski nella prima stagione a Dortmund ha segnato 7 gol e poi ha fatto la storia. Spero venga dato tempo anche a me”. Immobile non vuole mollare anche se i conti non stanno tornando, né per lui né tanto meno per il club. Dortmund si rivela una città molto meno sexy di quanto non lo sia la sua squadra di calcio. “Non uscivamo molto spesso. Lì se non sai il tedesco nemmeno ti guardano in faccia” ha ricordato la moglie Jessica qualche anno dopo. Ciro poi fa fatica ad abituarsi alla rigidità teutonica. Già in agosto appena arrivato, aveva sobbalzato nel vedere la polizia bussare al suo cancello: stava tagliando il prato in pieno pomeriggio e i vicini hanno chiamato una volante, infastiditi dal rumore del tagliaerba. “In 8 mesi che sono qua, nessun compagno mi ha mai invitato a cena” confida sconsolato a Sportweek a febbraio, mentre vede sempre meno il campo e la squadra si prepara alla sfida di ottavi di Champions contro la Juve.

In particolare la solitudine della moglie lo turba non poco. I coniugi Immobile hanno preso casa ad Unna, una tranquilla cittadina di provincia con circa 60.000 abitanti, gemellata con Pisa, immersa nel verde e ad una ventina di chilometri di macchina da Dortmund. È lì che Jessica passa tutte le sue giornate, in attesa del ritorno del marito dal campo di allenamento, con la sola compagnia della piccola Michela. “A Torino arrivò Farnerud, solo con la moglie, senza parlare una parola d’italiano. Jessica e le altre ragazze si sono da subito impegnate per aiutarli ad integrarsi, organizzando cene e feste di compleanno. Qui nessuno lo ha fatto con noi.” La freddezza tedesca immalinconisce Immobile che si isola sempre più. Compra una play station e passa le ore a giocare a Fifa da solo o insieme al cognato che ogni tanto viene a trovarli. Delle volte si sveglia di notte e si mette ad ammassare pasta fresca insieme a Jessica per mangiarla il giorno dopo.

Quando Ciro gioca alla playstation non vuole distrazioni.

Nel frattempo il Borussia viene spazzato via dalla Juve negli ottavi di Champions con un complessivo 5-1. Immobile gioca titolare l’andata a Torino ma offre una brutta prestazione, mortificando ogni prospettiva di vendetta nei confronti del club che poteva averlo, ma che non lo ha voluto. Il ritorno lo guarda tutto dalla panchina. In Bundesliga le cose per lui non migliorano, il posto da titolare è ormai sempre più sporadico. Il Borussia invece si riprende e tra febbraio e aprile mette in fila cinque vittorie e due pareggi che lo allontanano dalla zona retrocessione. Per Immobile arriveranno gol solo in Coppa di Germania con una doppietta alla Dinamo Dresda, club di terza serie, negli ottavi di finale a inizio marzo. Ad aprile arriva poi l’annuncio ufficiale dell’addio di Klopp a fine stagione, già nell’aria da tempo. L’anno prossimo la squadra verrà affidata al promettente Thomas Tuchel, allenatore del Mainz come lo era un tempo Klopp, proseguendo così idealmente la tradizione. Il Borussia alla fine grazie ad un girone di ritorno più che buono chiude al settimo posto la Bundesliga e perde solo in finale contro il Wolfsburg la Coppa nazionale. A febbraio i gialloneri erano ultimi, senza se e senza ma. Poteva andare peggio insomma.

In una squadra allo sbando totale per almeno due terzi di stagione, in un campionato nuovo e senza capire quasi mezza parola, Ciro Immobile chiude la stagione con 10 gol in 34 presenze complessive tra tutte le competizioni. Un gol ogni 167 minuti, nemmeno troppo male. In Bundesliga peró il dato è più severo. 24 presenze e 3 gol. Se il Borussia cercava un erede di Lewandoski non lo ha trovato in lui, ma semmai in Aubameyang che chiude l’annata con 25 centri complessivi.

Arriva la nuova stagione ma Immobile si sente da subito con le valige in mano. Vuole tornare in Italia. Tuchel si presenta in ritiro e gli dà il colpo di grazia definitivo. Nessun interprete più in giro. Ciro deve ascoltare e parlare in tedesco, come tutti. Immobile non ci capisce più niente e spinge ancora di più per andare via. Mette la casa di Unna in vendita e continua ad isolarsi sempre più dal gruppo, rifiutando ogni forma di comunicazione. Tuchel lo prende da parte per un colloquio, gli parla in tedesco e Immobile deve bloccarlo, facendogli intuire a gesti che non sta capendo una sola parola. Nella tournee estiva asiatica non si presenta ad un appuntamento programmato per firmare autografi adducendo come spiegazione il mancato suono della sveglia. In aereo si siede da solo in coda per non parlare con nessuno, con le cuffie e la visiera del cappellino a coprire il viso. “Puó capitare che qualcuno voglia andare via. Ce ne occuperemo” taglia corto Tuchel che non sembra minimamente intenzionato a stargli dietro. Ciro spinge per andare al Napoli, ma De Laurentiis ha altri progetti. Nel frattempo il Siviglia bussa alla porta del Borussia per un prestito con obbligo di riscatto fissato a 11 milioni. La formula piace ai gialloneri. Ciro accetta, pronto per un anno di purgatorio dopo uno di inferno.

Il primo disastro di Monchi ai danni della Roma, quando ancora non era a busta paga di Pallotta. Vendere Immobile alla Lazio per soli 9 milioni. Adesso ne vale circa il quintuplo per Transfermarkt. (P.S quello in mezzo non è Bettino Craxi a quanto pare).

ciro

Finito il matrimonio, iniziano le scaramucce. Da Siviglia Immobile non vede l’ora di dire a tutti quanto si viva male in Germania e quanto nessuno abbia fatto nulla per facilitare il suo ambientamento. Non parlavo con nessuno, non sono stato aiutato. Quando l’allenatore spiegava aspetti tattici diventava complicato, non capivo nullaMicheal Zorc, ds del Borussia definisce in tutta risposta “vomitevoli” le sue parole. La Bild, giornale di Monaco sempre a suo agio nello sparare a zero sul Borussia, definisce Ciro Immobile uno dei peggiori acquisti di sempre del Borussia. Aggiunge poi altri particolari pruriginosi, tra cui i presunti continui rifiuti di Immobile di imparare la lingua (sempre negati dall’interessato) e le lamentele continue degli abitanti di Unna, tediati dal rumore dei cavalli della macchina di Immobile che a quanto pare “aveva scambiato Unna per Maranello”.

Come da ogni altro passo falso della sua carriera, Immobile ha saputo rialzarsi, tenendo per sè al massimo solo qualche cicatrice. Il fallimento tedesco unito alla misteriosa bulimia che lo colpisce da circa due anni in Nazionale, rende ad oggi Immobile un attaccante per buona parte dell’opinione pubblica non troppo adatto ai palcoscenici internazionali. È un pregiudizio che l’attaccante campano, alle soglie dei 30 anni, si porterà probabilmente dietro per tutto il resto della carriera, nonostante con la Lazio abbia medie gol eccellenti anche in Europa League. La maglia biancoceleste ha dato nuova vita ad Immobile, rendendolo ormai da tre stagioni il più prolifico attaccante italiano in circolazione. A distanza di qualche anno Ciro è tornato sull’esperienza in Germania, usando parole più affettuose e meno rancorose. “Mi dispiace non essere stato all’altezza. Probabilmente non sarei diventato Lewandoski,  ma avrei potuto fare di meglio.” Intervistato da Rivista Undici nel febbraio 2017 prova anche a liquidare la questione lingua “E’ una cattiveria della Bild. Nello spogliatoio nemmeno Aubemayang e Kagawa parlavano tedesco”. Ci tiene poi a ribadire in più occasioni che non è vero che non si impegnasse nello studio della lingua, usando le stesse parole che si dicono per giustificare un esame andato male.  “La verità è che il tedesco è una lingua molto difficile.”


Autore

  • È nato pochi giorni dopo l’ultima Champions League vinta dalla Juventus. Ama gli sportivi fragili, gli 1-0 e i trequartisti con i calzettini abbassati. Sembra sia laureato in Giurisprudenza.

Ti potrebbe interessare

Dallo stesso autore

Associati

Banner campagna associazioni sportellate.

Newsletter

sportellate intervista
Campagna Associazioni a Sportellate.it
Sportellate è ufficialmente un’associazione culturale.

Associati per supportarci e ottenere contenuti extra!
Associati ora!
pencilcrossmenu