calcio femminile
26 Marzo 2019
3 minuti

Dicevano e dicono ancora


Domenica si è giocata una gara importante della Serie A di calcio femminile, in uno stadio pieno e con buoni ascolti in tv.


A piccoli passi verso il riconoscimento di atlete il cui status di “calciatrice” sia accettato da tutti,  poi magari con un sforzo in più si arriverà prima o poi anche a quello di “calciatrice professionista” a livello di legge però.

Ci vorrà tempo.

La strada è ancora lunga ma il traguardo verrà raggiunto, statene certi. Con fatica e pazienza, facendo a cazzotti con il pregiudizio che da anni – anzi da sempre – gira intorno al mondo del calcio al femminile.

L'Italia Domenica 24 Marzo pare abbia finalmente capito che il calcio femminile esiste realmente e, soprattutto, che il movimento fa sul serio. Poco importa l'esatto numero dei tagliandi staccati, lo Stadium era sold-out (o quasi, diciamolo) ed è questa la notizia. L'altra, che piaccia o meno ai campanilisti pallonari, è che la Juventus anche in questo frangente è sempre qualche passo (forse chilometro) avanti rispetto a tutti. Un big match di Serie A femminile in una giornata di sosta del campionato maschile allo Stadium senza far pagare il biglietto è un'azione di marketing strepitosa non solo per la società bianconera ma per l'intero movimento.

Risultato finale 1 a 0 per la Juventus, ma è la cosa che ci interessa meno.

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Sì, ma è gratis, dicono. E allora? Se prendiamo metà gare di Serie A e buona parte di quelle di Serie B (la Serie C non la consideriamo perché, lo sappiamo, non esiste) e rendiamo l'ingresso gratuito, state certi che lo stadio non si riempie. E poi é davvero questa l'obiezione che si tira fuori adesso per svilire il calcio femminile?  Prima c'era più fantasia nel non voler accettare il fatto che le donne avessero voglia di giocare a pallone – addirittura fin da bambine – e che la faccenda del calcio femminile si stava facendo seria.

Sì, ma la tecnica? Non potranno mai essere come gli uomini, dicevano e dicono ancora. E prova a spiegare che il gap tecnico è dovuto al fatto che fino a oggi, delle calciatrici adulte, non c'è n'è una che ha potuto godere dello stesso percorso di formazione di un collega maschio. Riparliamone tra qualche anno quando le scuole calcio al femminile cresceranno le piccole atlete esattamente come fanno con i maschietti.

Sì, ma la potenza non è come quella dei maschi, prova a metterli uno contro l'altro, dicevano e dicono ancora. Vero, la potenza è diversa. Da sempre, ma a cosa ci serve questo paragone? Voi che tipo di campionato misto guardate? Quello di pallavolo, basket o pallanuoto? Io devo essermeli persi tutti e non mi interessa vedere alcuno sport "fisico" dove i maschi e le femmine si scontrano tra loro.

Sì, ma guarda che cosce, dicevano e dicono ancora. Perché, anche nel calcio, quando non hai argomenti e non sai come attaccare ci metti di mezzo l'aspetto fisico.

Sì, ma son tutte lesbiche, dicevano e dicono ancora. Perchè, se oltre a non avere argomenti, ti piacciono i cliché questo è il migliore per discutere del nulla (e dimostrare la tua stupidità).

Vabbè ma non si possono guardare giocare, dicevano e dicono ancora. Vero, a certi livelli il calcio femminile è quasi improponibile. Esattamente come quello maschile, ricordatelo.

Domenica si è giocata una gara importante di Seria A femminile, in uno stadio pieno e pure con buoni ascolti in tv ma i problemi restano e ci vorrà ancora molto tempo per ridurre le distanze tra il calcio maschile e femminile. Sia dentro che fuori dal campo. Servirà organizzazione, considerazione, impegno, serietà e anche molta attenzione perchè le realtà calcistiche femminili non collegate alle squadre professionistiche non sono pronte ad alcun cambiamento e senza un piano di sviluppo che tenga in considerazione le numerose piccole realtà si rischia di perdere la base del movimento.


 

Autore

  • Luca Vargiu nato a Genova nel 1971 con due mesi di anticipo e nel giorno di Pasqua, ha iniziato fin da subito a disturbare i piani delle persone che la domenica pensano di stare tranquilli. Agente di calciatori non per passione ma per sfida, non campa grazie al pallone. Cresciuto in Gradinata Nord ama il calcio così tanto da odiarlo spesso, ha scritto di calcio in alcuni libri (Procuratore? No, grazie! - Oltre la linea – Contrasti, storie di calcio sospeso, Vincolo 108 e dintorni, Ancora oltre la linea) e minaccia di continuare a farlo.

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