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, 9 Ottobre 2018

GP del Giappone: fotografia di una stagione fallimentare


Se siete stati troppo impegnati per seguire la Formula 1 quest’anno vi basterà guardare il Gran Premio di Giappone per avere un’idea di cosa è successo: tre giorni che fotografano l’andamento del mondiale, sineddoche perfetta dell’ennesima disastrosa annata della Ferrari e di Vettel. Un weekend che consegna definitivamente, e quasi matematicamente, la vittoria iridata ad uno straordinario Hamilton.


Si è concluso il Gran Premio di Suzuka, ha vinto (neanche a dirlo) Hamilton, c’è stata la doppietta in casa Mercedes, solo quinto e sesto posto invece per le Ferrari. Con Hamilton a soli 8 punti dalla matematica vittoria del mondiale, le speranze dei tifosi del cavallino si fermano definitivamente nella terra del Sol Levante. Si perché il weekend giapponese è stato disastroso per la rossa: un susseguirsi di strategie sbagliate ed errori individuali.

Già dalle prove libere del venerdì i segnali non erano stati sicuramente positivi, con una macchina lenta e dei tempi non all’altezza della coppia Mercedes. Tuttavia, il venerdì sono solo prove, contano poco si sa, le speranze di un’impresa erano ancora vive almeno fino al Q3 del sabato. Perché è nel Q3 del sabato che il box Ferrari ha deciso di rovinare la mattinata, e la giornata, ai propri tifosi, montando a sorpresa un set di gomme intermedie nella speranza di una pioggia che però non è arrivata (o almeno non quando si aspettavano dal muretto). Raikkonen quarto, Vettel nono (ottavo dopo la penalizzazione a Ocon) e la coppia Hamilton-Bottas invece in prima fila.

Se siete degli ottimisti, e domenica ci speravate ancora e magari, come me, avete anche deciso di svegliarvi presto per seguire la gara, beh avreste fatto meglio a rimanere a letto, perché se durante le qualifiche a rovinarvi la giornata era stato il box, durante la gara ci ha pensato Sebastian Vettel. Il pilota tedesco ha dimostrato ancora una volta di non conoscere il significato della parola “pazienza” e dopo un’ottima partenza grazie alla quale aveva conquistato la quarta posizione, si è fatto ingolosire troppo e ha azzardato un sorpasso su Verstappen (che si sa non è uno che ti lascia passare), il risultato: contatto, la rossa si gira e Vettel costretto a ricominciare dall’ultima posizione, finendo poi sesto.

Déjà vu vero? Eh si, Monza 2018, la gara che doveva essere della rivalsa, ma che si è trasformata in tragedia, quando ancora una volta il pilota ex-RedBull non era riuscito a frenare i suoi istinti finendo in testacoda dopo il contatto con Hamilton.

Ecco, i tre giorni di Suzuka sono stati lo specchio della stagione (almeno della seconda parte) della Ferrari, perché se è vero che la Mercedes ha sbagliato poco, e Hamilton è stato quasi perfetto, è altrettanto vero che troppo spesso hanno avuto vita facile.

Eppure quest’anno sembrava che sarebbe andata diversamente, all’inizio della stagione anche i più scettici almeno per un attimo ci avevano creduto. Vettel sembrava avere un altro piglio, la macchina aveva uno sprint ed una intensità superiore alla scuderia tedesca. Poi però il buio, gli errori di troppo, le strategie sbagliate, il rammarico per un’altra occasione persa e la frustrazione per l’ennesima stagione buttata.
Bisognerà sperare nell'anno prossimo, di nuovo.

Sperando che la prossima stagione non sia nel segno della Mercedes, sperando che la prossima stagione non sia nel segno di Hamilton, sperando nel cavallino, magari nella novità LeClerc, magari – e sarebbe anche ora – nel ritorno alla vittoria di Vettel.

Perchè quando Raikkonen ha vinto l’ultimo mondiale per la Ferrari era il 2007, l’ iPhone 3G non era stato ancora lanciato, non era mai stato prodotto un film in 3D, Obama, il primo presidente di colore degli Stati Uniti, doveva ancora essere eletto per la prima volta.

Era stata chiesta pazienza di credere in un progetto a lungo termine, ma sono passati 11 anni e la pazienza è finita.

Ora è tempo di vincere, senza scuse.


  • Andrea De Amicis, nasce a febbraio del '96. Laureato in Economia Aziendale frequenta un corso di laurea magistrale in "Management e sostenibilità d'impresa". Studente per professione (per ora), portiere per diletto, cresce in Puglia con una grande passione per il calcio, la F1, il basket. Tifoso del Lecce e dell'Inter, il cuore appartiene a Zanetti, Milito e Toldo così come a Chevanton, Giacomazzi e Rosati.

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