Luka Doncic, il predestinato
Che ora è pronto al salto in NBA.
La storia di Luka Doncic comincia a Lubiana il 28 febbraio del 1999. Sua madre, Mirjam Poterbin, è una modella e ballerina professionista, ancora oggi particolarmente in forma tanto da poterla addirittura scambiare per la fidanzata di Luka, un po’ come succede per Sonya Curry con Steph. Il padre invece è Sasa Doncic, giocatore di livello internazionale tra il 1993 e il 2010 con ben due titoli di campione di Slovenia e diverse presenze in nazionale e dal 2015 è coach del Ilirija Lubiana. Sasa nasce nel 1974 a Šempeter pri Gorici, un piccolo paesino distante solo 600 metri dalla frontiera italiana, dove tra l’altro lavorava il nonno Doncic. Questo paesino in italiano si chiama San Pietro in Gorizia e fu storicamente un territorio italiano fino al 1945 prima in provincia di Udine e poi di Gorizia. Avete già capito dove si vuole arrivare. Con il senno di poi con questi 600 metri in più di confine italiano, Sasa poteva prendere la cittadinanza italiana, trasmetterla al futuro Luka e la nazionale italiana avrebbe potuto schierare un quintetto composto da Gallinari, Belinelli, Datome e Doncic.
L’immaginazione vola. Il giovane Luka cresce nella capitale Lubiana e a sei anni pratica calcio, judo e basket ma con il passare del tempo si concentrerà esclusivamente solo su quest’ultimo, sarà forse per le doti naturali subito intraviste in tenera età o per l’influenza del padre, di cui non si perdeva una partita. In quel periodo Sasa infatti giocava per l’Olimpjia e Luka fu uno dei primi ad alzare la coppa del titolo nazionale nel 2008. Il talento di Doncic cresce ogni giorno che passa e sono molti gli scout che appuntano il suo nome nel loro taccuino, ma nel 2013 i primi ad accaparrarselo sono quelli del Real Madrid. In verità Luka nel 2012 aveva già giocato per i blancos la Minicopa ACB realizzando anche 20 punti in finale contro il Barcellona, ma era solamente in prestito dall’Olimpjia.
Doncic a 14 anni: imbarazzante.
In quel periodo aveva solamente 13 anni ma si poteva già capire che aveva ereditato la stessa corporatura del padre, che è alto 2.02, e misurava all’epoca 1.81 e a 17 anni si arrestato agli attuali 2.02. Oltre alle doti fisiche aveva dimostrato di possedere anche doti tecniche eccezionali per l’età, visione di gioco e capacità di fare un po’ tutto sui 28 metri ma soprattutto tante piccole cose che non si possono insegnare ma che devi semplicemente possedere. Dopo tutta la trafila nelle varie giovanili del Real, a 16 anni 2 mesi e 2 giorni debutta in ACB contro il Malaga. È il più giovane giocatore del Real Madrid a esordire in campionato anche se è “solamente” il terzo più giovane in assoluto nella lega; questo primato lo detiene Ricky Rubio che esordì a 14 anni e 11 mesi, primato difficilmente battibile. Ma non è neanche il secondo in questa speciale classifica perché nel 1990 esordì a 15 anni Angel Rebolo, cometa che bruciò troppo rapidamente e che adesso gestisce il negozio di mobili di famiglia. Luka non corse di certo questo pericolo, anzi, i primi anni in prima squadra sono stati oltre le aspettative. Il suo gioco migliorava anno dopo anno con una certa continuità e questo si rifletteva anche sui successi della squadra e sui traguardi individuali. In questo periodo infatti batte qualsiasi record della ACB come più giovane giocatore: a 16 anni e 9 mesi è il più giovane di sempre a realizzare 15 punti e +22 di valutazione e due mesi più tardi è il più giovane a vincere una Copa del Rey.
Anche a livello internazionale dimostra tutto il suo valore: nell’Eurolega 2016/2017 vince il premio come miglior giovane del torneo. In questi anni Luka è potuto crescere tantissimo anche grazie all’ambiente che ha attorno. A Madrid infatti si gioca sempre per vincere in qualsiasi competizione che questo crea una certa mentalità, Pablo Laso è l’allenatore dal 2011 ed è stato un grandissimo playmaker che ha sicuramente avuto modo di insegnare tanto a Doncic in tutti questi anni. In più da quando aveva 12 anni ha potuto incontrare e vedere da vicino tutti i fenomeni della generazione spagnola precedente alla sua, che giocano nel Real e che hanno vinto tutto a livello di nazionale. È scontato che quando giochi con Sergio Llull, Sergio Rodriguez e Rudy Fernandez impari tanto. La scorsa stagione ha toccato l’apice dei risultati che un giocatore in Europa può ottenere. Nel 2017 partecipa all’europeo con la Slovenia e la squadra ha due grandi stelle: lui e il playmaker NBA Goran Dragic. Insieme trascinano la squadra, e l’intera nazione, a uno storico oro anche se a causa di un infortunio non ha potuto giocare tutta la finale del torneo. Conclude la competizione con una media di 14.3 punti, 8.1 rimbalzi e 3.1 assist a partita e viene inserito nel miglior quintetto dell’Europeo. Vince chiaramente il campionato con il Real (terzo in carriera) ma soprattutto viene eletto MVP. La campagna europea dei blancos di quell’anno lo porta a vincere l’Eurolega, a soli otto mesi dal successo con la nazionale, e a vincere tutto quello che è possibile vincere a livello individuale: Eurolega MVP, Eurolega Final Four MVP (il più giovane nella storia a riuscirci) e chiaramente è anche votato come il miglior giovane del torneo.
Le sue giocate nella scorsa finale di Eurolega. Giusto per rinfrescarvi un po'
È il percorso di un predestinato. Ha vinto tutto quello che si poteva vincere al massimo livello europeo a soli 19 anni e ha deciso quindi di rendersi eleggibile al Draft NBA 2019.
Per molto tempo, soprattutto in questo lato dell’oceano, si pensava che Doncic potesse essere la prima chiamata assoluta in questo draft. Con l’avvicinarsi dell’evento però la probabilità che lo sloveno venisse chiamato da Phoenix scemavano sempre di più preferendogli il centro bahamense DeAndre Ayton proveniente dagli Arizona Wildcats. Tutti gli addetti ai lavori pronosticavano la chiamata di Luka tra la seconda e la quinta pick, e così è successo. Doncic viene selezionato alla terza scelta assoluta dagli Atlanta Hawks che poi ne cedono i diritti ai Dallas Mavericks in cambio della loro quinta scelta assoluta, Trae Young, e di una futura prima scelta protetta in top 5. È a tutti gli effetti un paradosso. Come è possibile che il giocatore più vincente dello scorso Draft e quello che è probabilmente il più pronto all’NBA non venga scelto per primo? Nessuno degli altri prospetti ha un curriculum come il suo, quello che gli altri non sono riusciti a fare contro dei loro coetanei lui l’ha fatto contro atleti più navigati e professionisti. Non poteva presentarsi meglio insomma. In America però hanno dei dubbi riguardante il suo atletismo, specialmente se rapportato al livello NBA e per quanto riguarda la sua affidabilità nel gioco oltre la linea dei tre punti.
Gli scout NBA vedono in lui un giocatore tecnico e un tiratore da mid-range, tipologia di tiro che nella Lega di oggi sta andando lentamente a perdersi a favore del tiro da tre punti. Di solito gli europei sono considerati dei buoni tiratori dalla lunga distanza, ma non è il caso di Luka forse a causa delle sue medie: negli ultimi due mesi di Eurolega ha tirato con il 22% mentre nelle ultime due stagioni in ACB il dato era intorno a un costante 30%. Viene criticata anche la sua parabola di tiro che non è mai la stessa ma anche Curry, per scomodare un grande tiratore, non ha sempre la stessa parabola perché varia a seconda dell’equilibrio e dell’avversario che affronta in quel momento. Si potrebbe correre un rischio molto grosso a stravolgere la meccanica di tiro di Luka che, anche se è molto giovane, potrebbe perdersi e generare molta confusione in questa parte del suo gioco. Per quanto riguardano i dubbi legati alla sue doti atletiche anche su Kevin Durant ce ne erano, infatti per questo motivo è stato chiamato come seconda scelta assoluta, ma questo non gli ha impedito di dominare la Lega come ha fatto e come farà per ancora tanti anni. Dallas ci punta tanto e fin da subito. Coach Carlisle sa di avere per le mani un grosso talento e un tipo di giocatore alla LeBron James o alla Ben Simmons, forse più simile al secondo. Un atleta che per doti fisiche potrebbe giocare da ala piccola o ala grande ma che per come intende il basket potrebbe essere anche il playmaker della squadra. Interessante sarà vederlo insieme a Dirk Nowitzki, ormai al tramonto della sua carriera: questo potrebbe essere un bel passaggio di testimone come star della squadra in una città come Dallas che è stata abituata ad avere “giocatori franchigia” provenienti dall’Europa. In prospettiva futura, forma con la guardia Dennis Smith Jr un backcourt di livello che potrebbe portare i Mavs a tanti successi.
Doncic e Smith Jr insieme in uno dei primi allenamenti in questa preseason.
Nessuno sa quale sarà l’impatto di Doncic in NBA. Se continuerà a vincere, uno dopo l’altro, tutti i premi individuali o se semplicemente diventerà un giocatore medio buono come tanti europei prima di lui. Quello che si sa per certo è che in Europa ha vinto tutto perché ha dimostrato di essere un fenomeno assoluto e, anche se per molti aspetti è un altro tipo di gioco quello NBA, non è certo trasferendosi dall’altra parte dell’oceano che si smette di saper fare tutte quelle cose eccezionali che sa fare questo ragazzo in un campo da basket. Il futuro è suo.
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