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28 Settembre 2018

Ripartono tutti i campionati dilettantistici. Riparte la passione.


Negli ultimi anni non si fa che parlare di quanto il mondo del calcio sia stato avvelenato dal troppo denaro. I presidenti di una volta hanno lasciato spazio ai fondi di investimento esteri, i calciatori pare non sentano più alcun sentimento o attaccamento alla maglia, la smania di avere stipendi sempre più alti sembra aver sostituito la passione per lo sport. Tuttavia a questo fanno eccezione (per il momento) i campionati dilettantistici, oasi incontaminate dove ad avere la meglio sono ancora la passione e l’amore verso il calcio.


Si riparte quindi e no, non stiamo parlando della Serie A , iniziata già da un po’, e non stiamo parlando neanche della Champions League, anche quella ha già emesso i primi verdetti. A ripartire sono ufficialmente tutti i campionati dilettantistici.

A ripartire sono le squadre di paese, quelle dalle ambizioni modeste, ma dal tifo vero. Si riparte nei campi di periferia di brecciolino, di fango, di erba non curata. Si riparte dalla passione, finalmente.

Perché chi ha giocato o gioca tutt’ora in queste categorie non lo fa per i soldi, non lo fa per la fama, lo fa per passione. Quella passione che ti fa andare al lavoro con il borsone in macchina già pronto, perché c’è l’allenamento e non ci sarà il tempo per passare da casa, che ti fa smettere di studiare prima, che la domenica a pranzo ti porta via, in qualche trasferta più o meno lontana facendoti perdere i pranzi in famiglia. Sacrifici fatti con piacere, per respirare lo spogliatoio, per sentirsi parte di una squadra, con la voglia di scendere in campo per i colori che ti appartengono.

Categorie piene di giocatori dal potenziale tecnico elevato, di giovani promesse, di qualche “se non fosse stato per quel brutto infortunio…”, di chi qualche anno tra i professionisti l’ha fatto e allora può dare una marcia in più alla squadra e di chi, invece, di fare carriera non ne ha mai avuto voglia e ambizione e gioca solo per il gusto di farlo e divertirsi. Squadre che sicuramente non hanno grossi utili (anzi spesso hanno perdite), vanno avanti grazie a persone che cercano di tenerle a galla. C’è chi impiega tempo e denaro, cercando disperatamente sponsor, provando a riempire gli stadi comunali, mettendo su con le poche risorse a disposizione una squadra competitiva. Sono i primi tifosi, non hanno poltrone sugli spalti, non c’è un buffet solo per loro a fine primo tempo, gioiscono e soffrono per e con la squadra.

Le esperienze fatte su quei campi te le porti dietro sempre, sono parte di te, i compagni, gli avversarsi, gli stadi, anche qualche arbitro, non puoi dimenticarli. Provate a parlare con chi ha vissuto queste categorie, provate a chiedergli con quanta nostalgia ricorda quegli anni e se pensa che ne sia valsa la pena fare quei sacrifici. Provate, perché noi la risposta la sappiamo già.

Perché anche io, che un grande giocatore non sono mai stato, il mio esordio lo ricordo con un misto di allegria e nostalgia. Rimembro perfettamente ogni momento: lo spogliatoio, le gambe che tremano, indossare la maglia con i colori che sono gli stessi che hai nel sangue da sempre, perché è la tua squadra, la tua città, e poi fuori nel campo in cui hai giocato già mille volte e che sicuramente non è San Siro, ma che questa volta sembra diverso, e infine, la sensazione di non voler stare in un posto diverso da dove stai.

Magia, follia, forse esagerazione, Georg Wilhelm Friedrich Hegel però diceva “Nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione”, e finalmente ciò che alimenta questa passione è tornato, l’attesa è finita. Si ricomincia, con gli stadi pieni in cui conosci tutti, con gli allenamenti del lunedì in cui si corre e basta, i palloni che spariscono all’80’ sull’1-0, con il fattore campo che vale più di ogni altra cosa: si ricomincia con il vero calcio.

Onestamente non vedevo l’ora.
Buon campionato a tutti.


 

  • Andrea De Amicis, nasce a febbraio del '96. Laureato in Economia Aziendale frequenta un corso di laurea magistrale in "Management e sostenibilità d'impresa". Studente per professione (per ora), portiere per diletto, cresce in Puglia con una grande passione per il calcio, la F1, il basket. Tifoso del Lecce e dell'Inter, il cuore appartiene a Zanetti, Milito e Toldo così come a Chevanton, Giacomazzi e Rosati.

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