Prospettive Italia
Con 22 punti conquistati su 24, miglior punteggio assieme agli Stati Uniti, l’Italia è approdata in grande stile alla terza fase del Mondiale di pallavolo, dove se la vedrà con Polonia e Serbia.
Con solo sei nazionali rimaste in gioco, si è ricreato un hype simile a quello delle Olimpiadi di Rio -terminate con una splendida medaglia d’argento- intorno agli azzurri, che hanno cancellato in poche gare il travagliato percorso post-Olimpico. L’estate scorsa, in particolare, era stata piuttosto complessa e avara di soddisfazioni. L’affaire Zaytsev, ovvero la sua esclusione dalla Nazionale per motivi di scarpe (con annessa diatriba tra FIPAV e giocatore), assieme alla decisione di Juantorena di prendersi un’estate di riposo a causa degli acciacchi fisici con i quale convive da anni, ci avevano privato delle due principali bocche da fuoco: il risultato è stata un’eliminazione ai quarti dal campionato Europeo e un ultimo posto nella World League.
Il Mondiale da padrona di casa (assieme alla Bulgaria), fortunatamente, ha ricondotto la Federazione a più miti consigli. Zaytsev è tornato in nazionale e Blengini, in un atto dal valore più che simbolico, lo ha nominato capitano. Si è ricomposto così lo stesso sestetto che ha disputato le Olimpiadi, eccezion fatta per i due centrali (Birarelli e l’infortunato Piano) sostituiti da Anzani e Mazzone, e dopo una Nations League piuttosto interlocutoria -che non è mai sembrata essere un vero obiettivo- l’Italia è stata accreditata da subito tra le favorite per il Mondiale: quasi tutti i bookmakers la davano immediatamente a ridosso di Russia, Brasile e Francia.
Che Italia abbiamo visto fin qui
Occorre innanzitutto chiarire come è strutturato il Mondiale, dato che le formule delle competizioni internazionali di volley sono sempre parecchio complesse, quasi a voler intimorire i neofiti di questo sport. Nella prima fase, le 24 nazionali qualificate sono state divise in 4 gironi da 6; le prime 4 di ciascun girone hanno preso parte alla seconda fase (strutturata in 4 gironi da 4), portandosi dietro tutti i punti acquisiti nella prima. Si sono poi qualificate alla terza fase le vincitrici dei quattro gironi (Italia, Brasile, Stati Uniti e Polonia) più le due migliori seconde (Russia e Serbia): di queste sei, quattro approderanno in semifinale.
Inserita in un girone oggettivamente non proibitivo con Belgio, Slovenia, Argentina, Giappone e Repubblica Dominicana, l’Italia ha letteralmente dominato la prima fase, conquistando 15 punti su 15, lasciando per strada solamente 2 set (con Argentina e Slovenia) e certificando una crescita evidente rispetto alla Nations League disputata a Giugno.
La novità più importante della prima fase è stata senza dubbio il sempre maggiore coinvolgimento di Anzani e Mazzone nel gioco d’attacco. Giannelli ha mostrato infatti una distribuzione più omogenea dei palloni, fondamentale non solo per evitare un’eccessiva dipendenza da Zaytsev e Juantorena, ma anche per averli più lucidi e meno marcati ad opzione dal muro avversario nelle fasi più delicate dei set. I due centrali, nelle prime cinque sfide, hanno attaccato quasi il 23% dei palloni, un dato in notevole crescita rispetto alla Nations League e ancor di più rispetto al Mondiale di 4 anni fa, quando con Travica in regia si raggiungeva a stento il 15%.
Assieme all’influenza dei centrali nel gioco, è aumentata anche quella delle pipe di Filippo Lanza. Sulla P1, in particolare, Giannelli ha diminuito notevolmente i palloni verso la sua uscita preferita -Juantorena in 2- smarcando spesso e volentieri il neo schiacciatore di Perugia.
Zaytsev e Juantorena sono rimasti comunque i due principali punti di riferimento, in particolare quest’ultimo, che è stato l’attaccante più servito ed ha chiuso i primi 5 match con il 53% in attacco, in barba ai problemi fisici con i quali è costretto a convivere. Ivan Zaytsev, palesemente rinvigorito dal non dover più sprecare la sua potenza di fuoco come schiacciatore-ricevitore, è risultato il miglior attaccante di tutto il Mondiale nella prima fase con un impressionante 62,7%.
La partita migliore degli azzurri fin qui è stata quella contro il Belgio, una vera e propria rivincita per l’eliminazione dagli ultimi europei, terminata 3-0 con parziali (25-20, 25-17, 25-16) a dir poco perentori. La squadra allenata da Anastasi, che si era presentata all’esordio stampando 12 muri all’Argentina, non è riuscita a realizzare nemmeno un muro-punto contro i nostri attaccanti perfettamente orchestrati da Giannelli. Tanto per dare un’idea, Zaytsev ha terminato la gara con l’88% in attacco, la migliore performance sin qui vista al mondiale, al quale ha abbinato 5 ace diretti al servizio. Contro l’Argentina, invece, l’Italia ha incontrato più di qualche difficoltà, complice una ricezione quasi mai pulita, ma è riuscita a gestire un paio di black out e soprattuto le fasi più delicate dei set, mostrando una maturità e una concretezza che in altri casi era mancata.
Approdata alla seconda fase con un rassicurante +4 sulla seconda (i sorpendenti Paesi Bassi) e +5 sulla terza (la corazzata Russia), l’Italia ha ipotecato il pass alla prima gara battendo 3-0 la modesta Finlandia. Lo scontro successivo, quello con la Russia, si è trasformato in un test match (perso 3-2) contro l’unica avversaria di primissima fascia sin qui incontrata, dal quale sono emerse indicazioni piuttosto chiare sull’Italia che vedremo nelle prossime due sfide che valgono l’accesso in semifinale. I russi si sono imposti per 3-2, ma è stato sicuramente incoraggiante per gli azzurri giocarsela contro quella che per molti era la favorita numero 1 alla vittoria finale (adesso i bookmakers propendono per l’Italia). I ragazzi di Blengini sono stati bravi a colmare la differenza in termini di valore assoluto con l’avversario giocando -almeno nel primo e nel quarto set- la miglior pallavolo che è nelle loro corde, fatta di intensità, grande pressione al servizio e reattività in difesa. Il vero mismatch c’è stato sul piano fisico e quindi in modo particolare a muro, con 2 soli muri-punto contro gli 11 dei Russi, che nel fondamentale sono devastanti. Oltre alla difficoltà nella lettura dei centrali, si sono palesati nuovamente i limiti a muro dei nostri posto 4, Lanza su tutti.
In una gara equilibratissima, l’Italia ha attaccato meglio ma ha sofferto a muro.
Zaytsev e Juantorena sono tornati a cannibalizzare la produzione offensiva, attaccando il 62% dei palloni totali (37% Zaytsev e 25% Juantorena), mentre i due centrali hanno attaccato solo il 16% dei palloni. Nell’analizzare questo dato, però, si deve tener conto dell’aggressività della Russia in battuta -una delle (tanti) armi a disposizione del sestetto di Shlyapnikov- che ha messo in difficoltà la nostra ricezione, abbassando notevolmente le percentuali delle ricezioni positive (+) e perfette (++) e costringendo un Giannelli (comunque sempre lucido) a ricorrere con più frequenza agli attaccanti di palla alta. Più che una regressione nel gioco, infatti, si è trattato di un adattamento dovuto alla forza dell’avversario. Zaytsev ha chiuso su percentuali più “umane” in attacco, con un 49% tutto sommato positivo considerando le difficoltà create dal muro russo, in linea con il 50% di Juantorena, mentre Pippo Lanza dopo un ottimo primo set ha faticato molto sia in seconda linea che nel trovare colpi fuori dal muro in attacco, venendo sostituito in corso d’opera da un Maruotti altrettanto in difficoltà nei colpi offensivi (ma positivo in battuta).
Le avversarie e come affrontarle
Per quanto con sole 6 squadre rimaste in gioco il livello di qualunque avversaria sia altissimo, si può comunque tirare un sospiro di sollievo per aver evitato il girone di ferro con Russia, Stati Uniti e Brasile. I Russi, per quanto evidenziato prima, non solo probabilmente per caratteristiche risultano l’avversario peggiore per la nostra nazionale, ma quando sono in giornata possono essere la squadra da battere. Gli USA si sono ripromessi di portare a casa l’oro e fin qui non hanno sbagliato un colpo, vincendo 8 gare su 8. Per peculiarità della rosa il loro gioco -tra tutte le contendenti- è il più simile a quello dell’Italia, con una battuta fin qui meno efficace della nostra ma con la consueta maniacale cura della difesa, eredità di Karch Kiraly. Se a muro -insieme alla nostra Nazionale- sono la squadra (tra le 6 finaliste) con le statistiche peggiori, dal punto di vista offensivo possono vantare 3 dei primi 5 migliori attaccanti della competizione: l’opposto Matt Anderson primo assoluto con un 59,21%, seguito dai due posto 4, Sander (quarto con 56,8%) e Russel (quinto con 56,6%). Christenson, che la prossima stagione sarà a Modena con Zaytsev, nelle gare più difficili ha sapientemente alternato primi tempi e pipe, per poi aprire il gioco mandando in crisi le traslocazioni laterali del muro avversario.
I 10 migliori attaccanti del Mondiale. Tre dei primi 5 sono Statunitensi.
Il Brasile, trascinato dal solito Bruninho, sembra aver perso un po’ di smalto, complice il clamoroso passo falso con i Paesi Bassi, ma sulle gare da dentro o fuori resta squadra di grande esperienza (e ne sappiamo qualcosa). Un nostro approdo in semifinale ci porterebbe a sfidare una di queste 3 Nazionali: dovendomi sbilanciare, dire che contrariamente al solito Russia e USA sembrano uno spauracchio più grande del Brasile.
Sulla nostra strada ci saranno invece la Polonia e la Serbia. La Nazionale biancorossa è Campione del Mondo in carica, ma non sembra ai livelli del mondiale casalingo di 4 anni fa. Hanno superato la prima fase con 5 vittorie, mentre la seconda -con 2 sconfitte su 3 incontri- ha messo in luce la discontinuità del sestetto di coach Heynen. E’ una squadra capace di perdere contro l’Argentina di Velasco già eliminata (con il Maestro che a fine partita ha esultato pacatamente) e di prendere a pallonate due giorni dopo la Serbia vincendo per 3-0 in un’ora scarsa di gioco.
Il Maestro esulta con compostezza dopo la vittoria sulla Polonia.