
- di Riccardo Camela
Kevin Durant, il bad boy
Come mai Kevin Durant è il giocatore con più espulsioni della Lega? In questa metà di stagione, sono stati diversi gli episodi di nervosismo in campo che lo hanno visto protagonista. Cerchiamo di capire quali possono essere i motivi di questo comportamento.
Nessuno a inizio stagione poteva immaginarsi che, dopo cinquantasette partite, Kevin Durant sarebbe stato in testa alla classifica dei giocatori con più espulsioni. Non è strano vedere KD in testa a classifiche riguardanti statistiche individuali ma sorprende vederlo tra i più “cattivi”. Non è il classico giocatore che, per intimidire l’avversario, punta sul trash talking o uno di quelli fisici che non risparmia qualche botta per far sentire la propria presenza. Non è mai stato tutto ciò. Perchè se hai la tecnica di Durant ti basta giocare come sai fare per zittire tutti quelli contro, che sia il pubblico sia gli avversari. Questo atteggiamento che se fatto oltre i limiti regolamentari porta a tecnici ed espulsioni, lo si può aspettare da personaggi come DeMarcus Cousins, Draymond Green o Blake Griffin, noti per essere spesso sopra le righe. In questa stagione, sono state quattro le occasioni in cui l’ala di Golden State ha finito la partita prima del previsto. In undici anni di militanza nella NBA, Kevin Durant era stato espulso solo un’altra volta, nella stagione 2012/2013 per proteste. Quest’anno oltre alle espulsioni, ha collezionato anche undici tecnici, secondo solo al compagno di squadra Green.
Ma perché Durant è così nervoso?
Questo nervosismo, che diventa oggettivo guardando questi numeri stagionali, lo si può intravedere anche nel suo gioco. Nella partita di Natale in cui andava in scena il rematch delle Finals contro i Cleveland Cavaliers, Durant ha preso un tecnico per proteste dopo poco più di cinque minuti dall’inizio e ha rischiato di farsene fischiare un altro dopo un minuto per una reazione sull’astuto Calderon, che a termini di regolamento significava aggiungere un altro numero nella sopracitata colonna delle ejections ma venne fischiato un fallo tecnico precedente a Draymond Green, quando si dice il caso. Conseguenza: KD rimane in campo, partita punto a punto, fallo di Durant su James non fischiato, vittoria Golden State, polemiche.
Tre delle ormai note quattro espulsioni stagionali di KD sono state causate da qualche parolina di troppo verso l’operato degli arbitri. Il ragazzo di Washington non è il solo che in questa stagione si lamenta delle decisioni arbitrali. Capita sempre più spesso che, dopo le partite, i giocatori davanti ai microfoni critichino la classe arbitrale anche con dichiarazioni molto pesanti. Questo atteggiamento ha aiutato a creare un clima quasi di sfida tra le due categorie, che probabilmente si confronteranno a breve per chiarirsi. L’NBA ha fatto notare che i tecnici quest’anno siano diminuiti e che solo il 5% delle decisioni arbitrali siano oggettivamente sbagliate. Per tornare al nostro argomento, rimane da dire che se è vero che tutti si lamentano con gli arbitri (vi rimandiamo alle dure parole di Carmelo Anthony) ma è altrettanto corretto dire che uno di quelli che protestano in maniera più decisa è sicuramente Durant.
In un’altra occasione invece l’espulsione è avvenuta per aver preso il secondo tecnico dopo un diverbio con DeMarcus Cousins, proprio lui. Un faccia a faccia con qualche spintina, prima di essere divisi dai rispettivi compagni, che li ha fatti espellere entrambi. Cousins ha cercato di confrontarsi anche negli spogliatoi senza però riuscire a intercettare KD. Scampato pericolo.
Nel dopo partita Durant, cercando di minimizzare l’accaduto, si è espresso così sulla vicenda: “Nessuno farà a pugni su un campo NBA. Stavamo solo parlando, solo che è diventato un confronto acceso. Ma ci siamo detti quello che dovevamo dirci e siamo andati avanti. Se si trasforma in qualcosa di più serio, abbiamo i nostri compagni e molte altre persone che possono mettersi tra di noi e impedirci di fare qualcosa di stupido perché siamo uomini adulti e non vogliamo che le cose peggiorino. È andata come è andata, siamo entrambe persone orgogliose che non si tirano indietro”. La prossima volta comunque è consigliabile litigare con uno un po’ più piccolo.
DeMarcus Cousins, dopo l'espulsione cerca di farsi giustizia.
Come mai tutto questo nervosismo? Questa stagione per Kevin dovrebbe essere una stagione molto più serena di quella precedente, nella quale era stato fortemente criticato per la sua decisione di lasciare lo stato dell’Oklahoma per cercare di vincere l’anello con gli Warriors. Questo atteggiamento nervoso che ha quest’anno sarebbe stato molto più facile da comprendere la precedente stagione, in cui aveva molta più pressione perché ora che ha già vinto nessuno lo costringe a vincere ancora, soprattutto consecutivamente. In più quest’anno è riuscito ad arrivare a quota 20 mila punti segnati in carriera, diventando anche il secondo più giovane di sempre a raggiungere questo traguardo dopo LeBron. Mica pizza e fichi. Potrebbe essere che Durant, dopo una carriera passata a essere il numero due, seconda scelta al draft e secondo miglior giocatore al mondo dopo l’androide proveniente da Akron, oggi pensa ufficialmente di essere, e ne ha tutto il diritto, il numero uno. Vorrebbe essere un po’ più tutelato per il ruolo che ricopre dagli arbitri, forse da questo potrebbe scaturire questo comportamento sopra le righe che vediamo quest’anno. È come se fosse uno sfogo dopo l’anno scorso in cui, per citarlo testualmente, si sentiva “bullizzato” da tutti i tifosi o appassionati che non hanno compreso o accettato la sua scelta.
Potrebbe essere che sia definitivamente entrato nei meccanismi di Golden State. Spesso i detrattori della squadra californiana la denigrano considerandola una squadra arrogante e presuntuosa, che per certi versi è anche normale dopo aver fatto il miglior record di sempre ed essere campioni carica. In alcuni momenti della partita peccano un po’ di supponenza e potrebbe essere che Durant, essendo un giocatore di riferimento per i più giovani, si sia involontariamente allineato al contesto. Certo c’è da tener presente che Kevin stia frequentando delle brutte compagnie che potrebbero averlo influenzato. Tra gli Warriors spiccano per un comportamento sopra le righe il già più volte citato Green e Zaza Pachulia. Il centro georgiano è quello più al limite, da ricordare a questo riguardo l’episodio del blocco su Russell Westbrook oppure la gamba portata sotto la zona di atterraggio di Kawhi Leonard che ha deciso la serie di playoff l’anno scorso. È come se per farsi accettare dai compagni più tecnici debba fare per loro il lavoro sporco. Se Green e Pachulia influenzano veramente KD, rischiamo presto di vederlo prendere a calci qualcuno…
Ultima possibilità. Dopo essere stato per ben quattro volte in testa alla classifica marcatori vuole battere il fumantino Rasheed Wallace, per maggior numero di espulsioni in una stagione. Noto sia per il suo smisurato talento sia per i suoi frequenti diverbi con gli arbitri. Tale comportamento l'ha portato a essere espulso 7 volte con 41 tecnici nella stagione 2000/2001, record assoluto di ogni epoca. Quando entrare nella storia dalla porta sbagliata non è mai stato così esaltante. Scherzi a parte, Durant difficilmente riuscirà a raggiungere questo traguardo in ogni caso non stupitevi se gli scapperà detto il classico "ball don't lie".
Ball don't lie baby, ball don't lie...
Dopo tutti queste considerazioni è ancora difficile pensare a Durant come a un bad boy. Sarà forse per la faccia da bravo ragazzo o per il suo fisico così magro e con poco massa muscolare, ma questo ruolo da cattivo proprio non è il suo. Non possiamo sapere cosa gli passa per la testa ma qualcosa in questa stagione lo sta rendendo molto nervoso.
Dispiace perché quando è sotto controllo è sempre il solito Kevin Durant. L’immarcabile.
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Nato per sbaglio a Cesena nel 1993, laureato in Architettura. Da bambino scarso calciatore, vengo a conoscenza dell’NBA solo in tarda età. Subito grande amore. Anche in questo caso meglio guardare che giocare in quanto pessimo rilascio. Altre passioni: birra e motori d’epoca.
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